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Trattamento dell’osteoporosi: la novità del romosozumab

28 settembre 2023

Trattamento dell’osteoporosi: la novità del romosozumab
L’osteoporosi, patologia che colpisce prevalentemente le donne e in misura inferiore gli uomini, può portare a fratture ossee anche in assenza di traumi. Tra i trattamenti farmacologici emergenti, l’anticorpo monoclonale romosozumab contrasta l’osteoporosi con un nuovo meccanismo d’azione.

Cos’è l’osteoporosi?

Le nostre ossa sono delle strutture altamente plastiche in cui diverse cellule (osteoblasti e osteoclasti) agiscono in maniera opposta rimodellando costantemente il nostro scheletro. Per varie ragioni, tra cui l’invecchiamento, i cambiamenti ormonali, l’uso di particolari farmaci, questo equilibrio può rompersi portando alla comparsa di fratture anche senza traumi evidenti.

 

Quali sono i farmaci per il trattamento dell’osteoporosi?

Il trattamento dell’osteoporosi si basa su due diverse strategie. Alcuni farmaci, chiamati anti-riassorbitivi, inibiscono l’attività degli osteoclasti, le cellule che degradano la matrice ossea, considerata l’impalcatura dell’osso.  Altri invece, i farmaci anabolici, inducono la formazione di nuovo osso, stimolando le cellule che lo producono, gli osteoblasti.

 

Cos’è il romosozumab?

Il romosozumab è un anticorpo monoclonale che lega la sclerostina, la proteina che riduce l’attività degli osteoblasti e stimola l’attività degli osteoclasti. Bloccando l’attività della sclerostina, romosozumab da un lato toglie il freno alla produzione di osso e dall’altro riduce l’attività delle cellule che lo degradano. Esso migliora la struttura e la resistenza dell’osso e di conseguenza riduce il rischio di nuove fratture.

 

Come viene assunto e per quanto tempo?

Il romosozumab non può essere assunto per via orale, ma deve essere somministrato da un medico specialista una volta al mese per via sottocutanea con due iniezioni in due diversi siti, in genere l’addome, le braccia o le cosce. Il farmaco viene somministrato per un anno.

 

Perché il farmaco viene somministrato solo per un anno?

Gli studi clinici effettuati hanno dimostrato che la sua massima efficacia si manifesta nel corso del primo anno di trattamento. In questo periodo di tempo, romosozumab è in grado di ridurre il rischio di nuove fratture più di quanto facciano altri farmaci per l’osteoporosi.  Per mantenere nel tempo questi benefici, alla sospensione del farmaco dopo l’anno di trattamento, si passa a una terapia di mantenimento con altri farmaci per l’osteoporosi come i bifosfonati, o un altro anticorpo monoclonale come il denosumab.

 

Ma quali vantaggi ha rispetto agli altri farmaci?

Il romosozumab è un farmaco che aumenta la formazione della matrice ossea con una doppia azione. Questo significa che è in grado non solo di stimolare la formazione di nuovo tessuto osseo, ma anche di ridurre il suo riassorbimento. Dopo un anno di trattamento, il romosozumab rende più compatta l’impalcatura ossea rendendo più efficace l’uso degli altri farmaci contro l’osteoporosi e riducendo il rischio di nuove fratture.

 

Chi può assumere il romosozumab?

Alcuni studi clinici dimostrano la sua efficacia anche sul sesso maschile ma, al momento, il farmaco è riservato solamente ai soggetti di sesso femminile.  In Italia il romosozumab viene rimborsato completamente dal Servizio Sanitario Nazionale (Nota 79) alle donne che hanno già avuto delle fratture (vertebrali o femorali) e rischiano di svilupparne di nuove e che, a causa di intolleranza o inefficacia terapeutica, non possono usare trattamenti efficaci alternativi1.

 

Il romosozumab ha effetti avversi?

Come altri farmaci, anche il romosozumab ha vari effetti collaterali, ad esempio nasofaringite e dolori articolari (artralgie). Può anche causare reazioni allergiche e ipocalcemia. Durante la terapia è quindi utile monitorare i livelli di calcio e di vitamina D che eventualmente vanno integrati.  

 

Perché è controindicato in alcuni individui?

Il romosozumab può causare anche problemi cardiocircolatori, come l’infarto del miocardio e l’ictus. Proprio per questo è controindicato nei soggetti che hanno avuto precedenti eventi cardiovascolari o in chi soffre di ipertensione, diabete, problemi renali e nei fumatori. Prima della somministrazione del farmaco il medico deve valutare con attenzione il rapporto rischio/beneficio associato all’assunzione del farmaco e il paziente va monitorato durante il trattamento.

 

Bibliografia

  1. https://www.aifa.gov.it/documents/20142/1728074/nota-79.pdf
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