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Antibiotici: come e quando usarli

1 ottobre 2020

Antibiotici: come e quando usarli
Gli antibiotici sono farmaci da utilizzare per combattere le infezioni batteriche, ma troppo spesso vengono assunti senza che vi sia una reale necessità, ottenendo più danni che benefici.

Cosa sono gli antibiotici?

Gli antibiotici sono sostanze naturali o di sintesi chimica che hanno la capacità di bloccare le funzioni vitali o replicative dei microrganismi di natura batterica.

Nel 1928, in maniera del tutto casuale, Alexander Fleming scopre la penicillina, quando notò che la sua coltura di batteri era stata contaminata da muffe che ne avevano bloccato del tutto la crescita.

Identificò quindi la muffa che apparteneva al genere Penicillium notatum e alla molecola, ritenuta responsabile della morte dei batteri, fu dato il nome Penicillina.

Successivamente, negli anni ’40 iniziò la produzione e l’uso di penicillina su larga scala per la cura delle infezioni, con enormi successi per la medicina e la terapia delle malattie infettive.

Grazie a questa scoperta, nel 1944 Fleming fu insignito del premio Nobel. Da quella scoperta sono passati quasi 100 anni e oggi abbiamo tante classi di antibiotici a disposizione, ma dobbiamo stare attenti a come usarli per non generare delle popolazioni di batteri resistenti.

Le classi di antibiotici ed il loro utilizzo

Va chiarito subito che gli antibiotici sono utili solo se abbiamo una infezione batterica in corso. Nel caso di infezioni causate unicamente da virus il loro uso è inutile se non addirittura dannoso.

Utilizzare antibiotici in corso di influenza, ad esempio, non ha alcun senso, mentre è la via da preferire se abbiamo una cistite o una tonsillite (presenza di placche in gola).

Le varie classi di antibiotici si differenziano sia per il meccanismo di azione che può essere battericida o batteriostatico, per lo spettro di azione che può essere ampio o ristretto, ma soprattutto per il bersaglio molecolare che riconoscono sulla cellula batterica.

La prima classe di antibiotici e anche la più prescritta in Italia è quella delle penicilline (ad esempio amoxicillina, e la associazione amoxicillina+acido clavulanico). Questi farmaci inibiscono la sintesi della parete cellulare dei batteri e vengono impiegati nelle infezioni più frequenti, in particolare di quelle delle vie aeree (otiti, faringiti).

Purtroppo, dato il loro largo uso e spesso abuso, la maggior parte dei batteri è diventata resistente a questi antibiotici, generando nei cittadini l’idea che “non funzionino” e che sia inutile seguire quanto prescritto dal proprio medico.

Sulla formazione della parete batterica agiscono anche le cefalosporine (come il ceftriaxone, la cefixima e il ceftibuten) che vengono utilizzate per curare infezioni più gravi come la meningite o la setticemia.

Tra gli antibiotici più utilizzati rientrano i macrolidi (come claritromicina e azitromicina) che inibiscono la produzione di nuove proteine nei batteri e quindi hanno un effetto di tipo batteriostatico, questi sono particolarmente utili nella cura di infezioni respiratorie come alternativa alle penicilline.

I macrolidi sono spesso utilizzati anche per infezioni della cute in preparati topici a base prevalentemente di gentamicina.

Una classe di antibiotici con un meccanismo d’azione particolare è quella dei fluorochinoloni (come ciprofloxacina e levofloxacina). Questi inibiscono la replicazione del DNA dei batteri e sono utilizzati per curare infezioni del tratto urinario (esempio la cistite), respiratorio (esempio la tonsillite) e gastrointestinale.

In Italia, negli ultimi anni, è stato riscontrato un uso eccessivo di questa classe di farmaci, largamente utilizzati per sopperire alle resistenze batteriche sviluppatesi nei confronti delle penicilline e delle cefalosporine, tanto che l’Agenzia Italiana del Farmaco ha pubblicato, lo scorso anno, una nota informativa, dedicata a operatori sanitari e ai cittadini, sul rischio che l’abuso di questi farmaci possa portare a effetti indesiderati gravi, seppure rari (per esempio la rottura dei tendini).

Infine tra gli altri antibiotici largamente utilizzati in Italia, si trovano le tetracicline (tetraciclina e doxiciclina), farmaci che agiscono bloccando la sintesi proteica e indicate, ad esempio, per curare l’acne grave.

Come assumere gli antibiotici?

A causa delle loro caratteristiche chimiche gli antibiotici devono essere assunti a stomaco vuoto (quindi 1 ora prima o 2 ore dopo un qualsiasi pasto) per garantire il maggior assorbimento da parte della mucosa dell’intestino.

Se non vengono assorbiti, gli antibiotici non possono effettuare la loro azione nel sito dove è presente l’infezione batterica e, al contrario, possono causare una azione battericida sulla flora intestinale, con conseguenti effetti indesiderati.

Gli antibiotici possono anche avere interazioni con altre sostanze o cibi (come ad esempio il latte e i suoi derivati), che ne possono modificare l’assorbimento o l’eliminazione e, di conseguenza, l’efficacia.

È sempre bene, per evitare interazioni pericolose, informare il medico o il farmacista, di quali farmaci, integratori o altri prodotti si sta facendo uso, prima di iniziare un nuovo trattamento antibiotico (leggi anche"Farmaci e interazioni cosa sono e come evitarle").

Effetti indesiderati degli antibiotici

Nonostante gli antibiotici abbiano una azione diretta sui batteri, possono interagire anche con il nostro organismo e causare delle reazioni avverse più o meno gravi.

La maggior parte degli effetti indesiderati sono riconducibili a problemi gastrointestinali come diarrea, nausea, vomito, crampi e gonfiore addominale. Questi potrebbero essere ridotti dalla assunzione di fermenti lattici durante la terapia antibiotica.

L’uso di fermenti lattici, anche sotto forma di yogurt ricchi in fermenti lattici che vadano a supportare la flora batterica, durante una terapia antibiotica, può ridurre l’incidenza e la gravità degli effetti indesiderati.

Purtroppo ogni tanto si possono manifestare anche effetti collaterali più gravi come le allergie, specie nel caso delle penicilline, che spesso si manifestano con orticaria o altre forme di eruzioni cutanee per le quali sono necessari gli antistaminici per ridurne l’effetto.

In alcuni casi queste reazioni possono essere più gravi e causare uno shock anafilattico. Nel caso in cui si verifichino reazioni di tipo allergico alle penicilline, le stesse si potrebbero manifestare, per cross-reattività, anche verso altri antibiotici di struttura beta-lattamica, come ad esempio le cefalosporine.

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