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COVID-19: Potenziali implicazioni per le persone con disturbi da uso di sostanze

17 aprile 2020

COVID-19: Potenziali implicazioni per le persone con disturbi da uso di sostanze
Uno dei bersagli preferenziali di COVID-19 è il polmone, rappresentando così una minaccia per coloro che fumano tabacco o marijuana o che fumano sigarette elettroniche, ma anche per coloro che fanno uso di oppiacei o metamfetamina a causa degli effetti di quei farmaci sull’apparato respiratorio.

Ci sono popolazioni per le quali l’infezione da COVID-19 può essere più grave?

Nella lotta contro il coronavirus (COVID-19), la comunità dei ricercatori dovrebbe essere assai vigile circa la possibilità che tale virus possa colpire popolazioni particolari, come ad esempio i soggetti con disturbi da sostanze d’abuso.

Inoltre, questi soggetti hanno maggiori probabilità di essere incarcerati o di non avere una casa e quindi vivere per strada, alimentando ulteriormente la trasmissione del virus SARS-CoV-2 che causa COVID-19.

Sono quindi le malattie respiratorie responsabili della gravità dell’infezione da COVID-19?

È ragionevole ipotizzare che una funzionalità polmonare compromessa [come la broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO)], possano mettere le persone a rischio di gravi complicazioni.

Secondo una serie di casi pubblicati su JAMA, utilizzando i dati del Centro Cinese per il controllo e la prevenzione delle malattie (China CDC), il tasso di mortalità per caso (CFR) per COVID-19 era del 6,3% per i pazienti con malattia respiratoria cronica, rispetto a un CFR del 2,3% complessivo1.

In Cina il 52,9% degli uomini fuma, rispetto al 2,4% delle donne2, suggerendo che tale marcato divario potrebbe rappresentare un fattore di rischio utile a spiegare la differenza di mortalità osservata tra i due sessi.

Sigarette tradizionali e sigarette elettroniche hanno gli stessi effetti?

Le sigarette elettroniche danneggiano la salute dei polmoni tanto quanto il fumo di sigarette normali.

Non è ancora noto se l’utilizzo di sigarette elettroniche possa portare alla BPCO, ma esistono alcune evidenze che dimostrano che l'esposizione agli aerosol delle sigarette elettroniche danneggi le cellule del polmone e ne diminuisca la capacità di rispondere alle infezioni.

In uno studio americano (Madison et al., 2019), infatti, topi infettati con il virus dell’influenza ed esposti a questi aerosol hanno mostrato un peggioramento del danno tissutale e della risposta infiammatoria.

Ma questo vale anche per coloro che fanno uso illecito o su prescrizione di oppiacei?

Le persone con disturbo da uso di oppioidi, ma anche coloro che per ragioni patologiche li devono usare ad alte dosi su prescrizione medica (farmaci comunemente utilizzati nella terapia del dolore cronico che non risponde ad altri farmaci), rappresentano un caso a parte.

Infatti, poiché gli oppioidi agiscono nel brainstem (cioè nella parte posteriore del cervello, nella base che collega il cervello con il midollo spinale) rallentando la respirazione, il loro uso può ridurre l'ossigeno nel sangue con potenziali danni fatali.

La mancanza di ossigeno può essere particolarmente dannosa per il cervello. Infatti, mentre le cellule del cervello possono resistere a brevi periodi con bassa concentrazione di ossigeno, esse possono subire danni irreparabili quando tale stato persiste per tempi lunghi.

È già noto che le malattie respiratorie croniche aumentano il rischio di mortalità per overdose tra le persone che assumono oppioidi, e quindi una ridotta capacità polmonare da COVID-19 potrebbe allo stesso modo mettere in pericolo questa popolazione.

Inoltre, i soggetti con disturbo da uso di oppiacei potrebbero trovarsi in difficoltà nell'ottenere farmaci per tale disturbo.

Il distanziamento sociale aumenterà la probabilità che si verifichino sovradosaggi da oppioidi se non c’è personale in grado di somministrare naloxone (farmaco salvavita) in caso di overdose, con esito potenzialmente fatale.

I medici del pronto soccorso, distratti dal dover rispondere ai numerosi pazienti affetti da COVID-19, potrebbero avere meno probabilità di iniziare la terapia con i farmaci utili a mitigare gli effetti della crisi degli oppioidi, come ad esempio la buprenorfina.

Anche una storia di utilizzo di metanfetamina può mettere a rischio della vita?

Si, certamente. La metanfetamina (un potente stimolante del sistema nervoso centrale) restringe i vasi sanguigni, una delle proprietà che contribuiscono al danno polmonare e all'ipertensione polmonare nelle persone ne abusano.

Nel trattamento di pazienti affetti da COVID-19, i medici dovrebbero essere preparati a monitorare i possibili effetti avversi dell'uso della metanfetamina, la cui prevalenza d’abuso è in aumento in tutto il mondo.

Ma in cosa consistono i rischi del COVID-19 per coloro che assumono farmaci d’abuso?

Molti rischi dell'attuale pandemia, per le persone con disturbi da uso di farmaci che costituiscono sostanze d’abuso, sono indiretti. Essi comprendono la riduzione dell'accesso alle cure sanitarie, l'insicurezza abitativa e una maggiore probabilità di incarcerazione.

L'accesso limitato alle cure sanitarie mette le persone con dipendenza a maggior rischio per molte malattie.

Ne consegue che, con gli ospedali e le cliniche oberate di lavoro, le persone con dipendenza - già sottoposte a stigma sociale e che già poco utilizzano il sistema sanitario – avranno più problemi per accedere alle terapie se infetti da COVID-19.

Non sappiamo ancora molto sulle possibili interazioni del COVID-19 con i disturbi da uso di sostanze potenzialmente d’abuso.

Ma l'esperienza con altre infezioni virali ci suggerisce che le persone con disturbi da oppiacei, metanfetamina, cannabis e altre sostanze potrebbero trovarsi ad aumentato rischio di contrarre COVID-19.

Inoltre, i soggetti che abusano di queste sostanze, isolati in casa a causa del COVID-19, potrebbero vivere l’isolamento come una situazione particolarmente stressante e potrebbero ricorrere più facilmente all’utilizzo delle stesse per alleviare i propri sentimenti negativi, aumentando così i rischi che ne derivano.

Quindi che suggerimento si può dare agli operatori sanitari?

La comunità dei ricercatori dovrebbe quindi porre particolare attenzione alle associazioni tra gravità/mortalità dei casi di COVID-19 e l’uso di sostanze d’abuso, sigarette elettroniche e malattie polmonari correlate.

È inoltre importante vigilare e garantire che i pazienti con disturbi da uso di queste sostanze non siano discriminati nell’accesso alle cure se un aumento dei casi COVID-19 comportasse un ulteriore onere per il nostro sistema sanitario.

 

Riferimenti bibliografici:

1 Wu Z, McGoogan JM. Characteristics of and important lessons from the coronavirus disease 2019 (COVID-19) outbreak in China: summary of a report of 72 314 cases from the Chinese Center for Disease Control And Prevention. JAMA. 2020. [PMID: 32091533] doi:10.1001/jama.2020.2648.

2 Li and Hsia, Prevalence of Smoking in China in 2010 N Engl J Med 364;25, 2011
Madison MC, Landers CT, Gu BH, et al. Electronic cigarettes disrupt lung lipid homeostasis and innate immunity independent of nicotine. J Clin Invest. 2019;129:4290-4304. [PMID: 31483291] doi:10.1172/JCI128531. 

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