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Le allergie stagionali: un fastidio da trattare al bisogno o da cui si può guarire?

29 aprile 2021

Le allergie stagionali: un fastidio da trattare al bisogno o da cui si può guarire?
È primavera, una stagione bellissima, e purtroppo molte persone sono alle prese con un fastidioso disturbo: le allergie stagionali. Cos’è esattamente un’allergia, e cosa si può fare per limitare o eliminare questo problema che ha un impatto negativo sulla qualità della vita dei soggetti che ne soffrono? Ad oggi diverse sono le opzioni terapeutiche che permettono di controllare la sintomatologia e prevenire le reazioni gravi, in qualche caso anche mediante vaccinazioni.

Cos’è l’allergia?

L’allergia è una reazione anomala scatenata dal nostro sistema immunitario verso sostanze di vario tipo (detti allergeni) che vengono considerate dall'organismo come “nemiche”.

Questo “contatto” scatena un processo infiammatorio a carico di organi e tessuti, che si manifesta con vari sintomi quali rinite, lacrimazione e arrossamento oculare, respiro sibilante, difficoltà respiratorie e tosse. Ad oggi diverse sono le opzioni terapeutiche che permettono di controllare la sintomatologia e prevenire le reazioni gravi.

Cosa accade nei soggetti allergici?

Succede che il sistema immunitario considera estranea una sostanza di per sé innocua e “ingigantisce” il livello di pericolosità della sostanza stessa. Pertanto, l’errore da parte del sistema immunitario è doppio: memorizza un agente innocuo come pericoloso e, allo stesso tempo, si prepara a reagire in maniera massiccia qualora si ripresentasse l’allergene. Questo meccanismo, definito processo di sensibilizzazione, si può manifestare nei pazienti con differenti sintomi e può impiegare tempi molto diversi per instaurarsi (da qualche giorno fino ad anni).

Ad oggi purtroppo non sono state chiarite con precisione assoluta le cause di questi “errori” del sistema immunitario. È stata però messa in evidenza l’ereditarietà di questa patologia. Infatti, circa il 30% dei bambini con un genitore che soffre di allergia può sviluppare la stessa patologia, durante l’infanzia ma anche in età adulta.

Quali sono le allergie stagionali più comuni?

Le allergie stagionali, dette anche “febbre da fieno” sono abbastanza diffuse. Hanno la caratteristica di manifestarsi solo in determinati periodi dell’anno, in particolare in primavera, estate o autunno, a seconda del fattore scatenante.

I sintomi sono soprattutto rinite e congiuntivite. La gravità dei sintomi può variare in base alla stagione.

In primavera, gli allergeni principali riguardano i pollini derivanti da alberi quali quercia, olmo, acero, ontano, betulla, ginepro e ulivo; in estate gli allergeni principali sono le graminacee, mentre in autunno uno dei principali allergeni è l’ambrosia.

Come si fa una diagnosi di allergia?

Come per le altre patologie è necessaria una valutazione medica, che si basa sull’esame della sintomatologia e che può richiedere l’esecuzione di un test cutaneo o un test allergene-specifico. Si tratta di test che permettono l’identificazione dell’allergene e un dosaggio delle immunoglobuline (IgE), cioè gli anticorpi prodotti dall’organismo in risposta all’allergene e responsabili dell’instaurarsi della patologia.

Come si combatte l’allergia?

Ci sono diversi punti di attacco sui quali è possibile agire nella lotta alle allergie. Innanzitutto è importante, qualora sia possibile, l’eliminazione dell’esposizione del soggetto allergico all’allergene responsabile della sintomatologia; questo approccio viene definito profilassi ambientale.

Se questo non è praticabile e/o non è sufficiente, si può ricorrere a un trattamento farmacologico in grado di ridurre e controllare la sintomatologia. Infine, c’è l’immunoterapia specifica, detta anche “vaccino”, in grado non solo di prevenire la comparsa di sintomi ma di agire sulle cause della patologia. Il trattamento di un'allergia dipende soprattutto dalla tipologia e dall'entità della sintomatologia. Vediamo nello specifico di cosa si tratta.

I trattamenti farmacologici, cioè i farmaci assunti al bisogno.

I farmaci maggiormente impiegati sono gli antistaminici e i corticosteroidi, disponibili come compresse, colliri e spray nasali. Questi farmaci hanno in comune la capacità di alleviare i sintomi contrastando il rilascio dei mediatori della reazione allergica da parte dell’organismo, indipendentemente dall’allergene che ha scatenato la reazione allergica. Gli antistaminici sono utili per ridurre sintomi come arrossamento, eritema e pomfo. In caso di sintomi allergici più gravi si possono impiegare i corticosteroidi che riducono vari mediatori dell’infiammazione allergica.

Sono farmaci sicuri o bisogna fare attenzione agli effetti collaterali?

La maggior parte di questi farmaci può avere effetti collaterali. Gli antistaminici possono dare sonnolenza, bocca secca, visione annebbiata, stipsi, difficoltà a urinare, confusione e stordimento.

I corticosteroidi possono causare numerosi effetti indesiderati, i quali possono essere minimizzati ricorrendo a preparazioni per uso topico (cioè locale) e attenendosi scrupolosamente alle modalità di assunzione e ai dosaggi indicati dal medico. In ogni caso, tutti questi medicinali aiutano solo nella gestione dei disturbi associati alla malattia, ma non modificano in alcun modo la storia naturale della patologia allergica.

Cosa posso fare quando i farmaci non funzionano?

Qualora i vari trattamenti si rivelino inefficaci, si può ricorrere alla cosiddetta immunoterapia specifica. Si tratta di una terapia in grado di “regolare” il funzionamento del sistema immunitario, spegnendo la reazione responsabile del processo infiammatorio.

Il suo impiego è necessario soprattutto quando la sintomatologia è grave, ma anche quando non sia possibile evitare il contatto con l’allergene, oppure quando i trattamenti standard non sono più efficaci. È stata riconosciuta dall'Organizzazione Mondiale della Sanità come l’unico trattamento che può “portare alla guarigione dell'allergia e cambiare la qualità di vita del paziente”.

In che cosa consiste l’immunoterapia?

L’immunoterapia, chiamata anche terapia desensibilizzante, prevede la somministrazione della sostanza che determina l’allergia, analogamente a come avviene con un vaccino per le malattie causate da virus o batteri. Si comincia con dosaggi estremamente bassi, che sono aumentati, in maniera graduale, con le somministrazioni successive. In questo modo, l’organismo entra in contatto con l’allergene in maniera graduale e con quantità estremamente piccole, senza sviluppare una reazione allergica.

Come si somministra la terapia desensibilizzante, cioè “il vaccino”?

Le forme di somministrazione della terapia desensibilizzante sono due: sublinguale o sottocutanea.

La somministrazione sublinguale prevede l’assunzione dell'allergene sotto forma di compressa, posta sotto la lingua e trattenuta per qualche minuto per essere poi ingoiata. È una forma molto ben tollerata e consigliata per i pazienti che non possono sottoporsi a iniezioni con la necessaria regolarità. Il vaccino va assunto regolarmente, all'inizio tutti i giorni e successivamente 3 volte/settimana per almeno 3 anni. Per la buona riuscita della terapia, é necessario che il paziente si attenga scrupolosamente e con costanza a questo schema di somministrazione.

La somministrazione sottocutanea invece prevede l’iniezione dell’allergene da parte del medico, inizialmente a cadenza settimanale (fase di induzione della durata di 6-8 settimane) e in seguito a cadenza mensile (fase di mantenimento) per almeno 3 anni.
Per questi tipo di terapia, sono stati segnalati rari effetti collaterali, quali lievi reazioni locali (prurito o ponfo) nel sito di iniezione o occasionali formicolii in bocca in caso di assunzione sublinguale.

Quanto è efficace la terapia desensibilizzante?

Un recente studio ha messo in evidenza una moderata efficacia del vaccino sublinguale, con un miglioramento di poco superiore al 40% nel ridurre i sintomi di rinite, rino-congiuntivite, e asma1 .

In generale, la risposta a questo trattamento è molto variabile da paziente a paziente. La variabilità può dipendere dalla durata del percorso di desensibilizzazione e dalla scrupolosità con la quale il paziente si è attenuto alla terapia. Il vaccino migliora la sintomatologia già durante il primo anno di terapia e, in misura più rilevante, durante il secondo anno, a condizione che il trattamento sia stato eseguito correttamente. In alcuni pazienti può essere richiesta la prosecuzione della fase di mantenimento per un tempo maggiore, per tenere i sintomi sotto controllo.

Il trattamento risulta pertanto efficace, a patto che il dosaggio sia adeguato e mantenuto nel tempo, e che eventuali allergeni scatenanti la patologia non siano presenti in eccesso nell’ambiente o non siano emersi durante la valutazione iniziale, impedendo di fatto di “costruire” il vaccino su tutte le componenti allergizzanti. Inoltre, si deve sottolineare che la risposta alla terapia è mantenuta nel tempo se il paziente non si espone a fattori scatenanti, come per esempio il tabagismo2.

In tutti i casi, un monitoraggio tramite test cutanei o esami ematochimici può essere utile per valutare la risposta alla terapia e l’eventuale necessità di correggerla.

 

Riferimenti bibliografici e sitografici:


1 Lin SY, Erekosima N, Kim JM, et al. Sublingual Immunotherapy for the Treatment of Allergic Rhinoconjunctivitis and Asthma: A Systematic Review. JAMA. 2013;309(12):1278–1288. doi:10.1001/jama.2013.2049
2 https://www.aaaai.org/conditions-and-treatments/library/allergy-library/allergy-shots-(immunotherapy)

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