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Press / INTESTINO-CERVELLO, LE ULTIME FRONTIERE DELLA RICERCA: DAL TRAPIANTO DI MICROBIOTA A NUOVI APPROCCI PSICOTERAPEUTICI E NUTRIZIONALI

1 giugno 2022

INTESTINO-CERVELLO, LE ULTIME FRONTIERE DELLA RICERCA: DAL TRAPIANTO DI MICROBIOTA A NUOVI APPROCCI PSICOTERAPEUTICI E NUTRIZIONALI

Se è ormai consolidato lo stretto legame tra intestino e cervello, il microbiota continua a far parlare di sé. Sono migliaia in tutto il mondo gli studi in corso che potrebbero aprire la strada a nuovi approcci terapeutici nel trattamento non solo di malattie gastrointestinali, ma anche di disturbi neurologici e psichiatrici. La Prof.ssa Carla Ghelardini dell'Università di Firenze: "Oltre a trattare l'infiammazione, la sfida più grande è quella di riuscire a intervenire sul microbiota per avere un'arma in più nell'affrontare molte patologie che colpiscono il nostro sistema nervoso". Temi al centro del 15th World Congress on Inflammation (WCI-2022), in programma a Roma dal 5 all'8 giugno.

Il microbiota è l’ecosistema che colonizza il nostro intestino sin dal momento della nascita ed è costituito non solo da batteri, ma anche da funghi e virus. La sua composizione cambia lungo il corso della vita ed è influenzata da molteplici fattori (es. dieta, stile di vita, farmaci, stress). 
I microrganismi che lo compongono partecipano alla regolazione di funzioni intestinali ed extra intestinali, interagendo non solo con la mucosa e con il sistema immunitario locale, ma anche con il sistema nervoso centrale (SNC) attraverso un insieme di vie che costituiscono l’asse intestino-cervello. 

"Questo tipo di comunicazione - spiega la dott.ssa Elena Lucarini dell'Università di Firenze - è bidirezionale, in quanto anche il cervello è in grado di inviare segnali alla periferia e di influenzare la composizione e la funzionalità del microbiota. Alterazioni a livello della composizione e del metabolismo del microbiota sono state correlate a numerose patologie sia gastrointestinali che psichiatriche, molte delle quali hanno una base infiammatoria". 

Per questo, il microbiota continua a far parlare di sé e sarà tra i focus al centro del 15th World Congress on Inflammation (WCI-2022), organizzato dalla Società Italiana di Farmacologia (SIF) e dall’International Association of Inflammation Societies (IAIS) e in programma a Roma dal 5 all'8 giugno.

Il microbiota, infatti, guida lo sviluppo e modula l’attività del sistema immunitario che, a sua volta, è il principale regolatore della risposta infiammatoria. Inoltre, è in grado di produrre un'enorme quantità di sostanze che possono attraversare la barriera intestinale sino a raggiungere distretti anche molto lontani dall’intestino stesso, tra cui il cervello. 

"Sempre più spesso - prosegue la dott.ssa Lucarini - le classiche terapie farmacologiche vengono abbinate ad approcci psicoterapeutici e nutrizionali, al fine di supportare e potenziare la loro efficacia nel trattamento delle patologie infiammatorie e dei sintomi correlati. In tale contesto, diverse strategie terapeutiche sono state sviluppate, o sono in studio, al fine di modulare l’attività del microbiota e ristabilire una corretta comunicazione fra intestino e cervello. Le più comuni prevedono l’utilizzo di prebiotici e probiotici, presenti anche in numerosi alimenti".

I prebiotici sono substrati selettivamente utilizzati da microrganismi considerati "benefici" per la salute. I probiotici sono invece microrganismi vivi che, se assunti in quantità adeguate, conferiscono un beneficio all'ospite.

"Vi sono anche - precisa la dott.ssa Lucarini - prodotti detti post-biotici che mimano l'effetto dei probiotici ma sono più sicuri soprattutto nei pazienti suscettibili alle infezioni". 

Se tutti questi approcci terapeutici si caratterizzano per agire "direttamente" sul microbiota intestinale, un discorso a sé meritano le piante e i loro estratti: la loro capacità, infatti, di modulare "indirettamente" l'attività del microbiota è al centro di molteplici ricerche in Italia e nel resto del mondo. 

Come spiega l'esperta Carla Ghelardini, Prof.ssa Ordinaria di Farmacologia all'Università di Firenze e Segretaria del Consiglio Direttivo della SIF. "Oggi sono numerosi gli studi su integratori a base di piante, di cui è ormai nota l'azione antinfiammatoria, per comprendere se i principi attivi in essi contenuti possano essere i candidati ideali per supportare l'azione del microbiota e, allo stesso tempo, per avere effetti neuroprotettivi. Tra questi, solo per citare i più noti e diffusi sulle nostre tavole, ricordo: lo zenzero (ginger), il melograno e l'olio d'oliva". 

"Si tratta di studi ancora in corso - precisa la Prof.ssa Ghelardini - e, pertanto, non abbiamo ancora risultati consolidati al riguardo, ma certamente siamo di fronte a ricerche di grande interesse e attualità che potrebbero aprire la strada a nuovi approcci terapeutici: oltre a trattare l'infiammazione, oggi la sfida più grande è quella, infatti, di riuscire a intervenire sul microbiota per avere un'arma in più nel trattamento di molte patologie che colpiscono il nostro sistema nervoso".

Infine, tra le nuove frontiere della ricerca, troviamo il trapianto di microbiota fecale (FMT), che è finalizzato a ristabilire una condizione di simbiosi fra microbiota ed ospite. "Ad oggi questo tipo di trapianto - conclude la Prof.ssa Ghelardini - è approvato solo per la terapia dell'infezione da Clostridium difficile, ma sono in atto numerosi studi per la valutazione della sua efficacia in diversi altri tipi di patologie, tra cui ad esempio la sindrome del colon irritabile, malattia molto diffusa".

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