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La SIF ricorda

Antonio Imbesi

Anna De Pasquale

Il 21 febbraio 2000, dopo lunga malattia, è deceduto in Messina il Prof. Antonio Imbesi, emerito di Farmacologia, del quale non è semplice riassumere in brevi righe la lunga ed operosa esistenza e la molteplicità di interessi scientifici e culturali.

Nato a Scilla (RC) il 1° Aprile 1912, avendo perduto, all’età di tre anni, il padre farmacista, si era reso indispensabile per la sua famiglia che Egli conseguisse al più presto la laurea in Farmacia, ed, infatti, a soli vent’anni aveva già superato all’Università di Pisa l’abilitazione all’esercizio della professione di Farmacista; l’anno successivo si laureava in Chimica e successivamente in Medicina e Chirurgia.

Assistente e poi Aiuto presso l’Istituto di Farmacologia dell’Università di Messina, libero docente in Farmacologia (1949) ed in Farmacognosia (1959); Professore ordinario di Farmacognosia e poi di Farmacologia e Farmacognosia nella Facoltà di Farmacia. Per lunghi anni tenne l’insegnamento di Farmacologia e la direzione del relativo Istituto presso la Facoltà di Medicina dell’Università di Messina. Preside della Facoltà di Farmacia dell’Università di Messina dal 1968 al 1987. Medaglia d’oro dei benemeriti della Scuola, della Cultura e dell’Arte.

Si deve alla lungimiranza ed all’impegno del Prof. Imbesi la costruzione dell’attuale sede della Facoltà di Farmacia, iniziata nel 1972 ed inaugurata nel 1980; sede della quale, per meglio rispondere alle esigenze didattiche ed ai nuovi orientamenti della ricerca scientifica, Egli volle strutturare l’organizzazione su base dipartimentale secondo i due indirizzi di studio che caratterizzano le discipline e gli insegnamenti della Facoltà, quello farmaco-biologico e quello farmaco-chimico; e la Facoltà di Farmacia di Messina nei documenti che accompagnarono il riordinamento della docenza universitaria (1980) venne portata ad esempio di organizzazione dipartimentale.

L’inaugurazione nel 1986 del Centro Interdipartimentale di Informazioni Farmaco-tossicologiche dell’Università di Messina è una delle realizzazioni di notevole importanza socio-sanitaria a Lui dovute.

Egli scelse di restare nella Facoltà di Farmacia per portare a compimento queste opere in una concezione avveniristica della funzione della Facoltà a proposito della quale scriveva: “come tutte le moderne Facoltà scientifiche, la Facoltà di Farmacia dovrà istituire rapporti con il mondo della produzione, relazioni con il progresso tecnologico, nuovi indirizzi di insegnamento, interrelazioni con altre Facoltà e con esperienze fatte in altri paesi... Non dovrà mai restare rinchiusa nel suo mondo di studio e di ricerca, ma stabilire una reale osmosi di esperienze con le diverse componenti sociali delle città e delle province...”.

Ed in quest’ottica, su Sua proposta, la Facoltà di Farmacia di Messina fin dal 1967 aveva chiesto l’introduzione in Statuto di un corso di laurea in “Scienza del Farmaco”, il cui piano di studi rispondeva pienamente alle attuali specifiche direttive CEE.

Egli è stato uno dei fondatori del Gruppo 13 di esperti  – Farmacognosia ed oli grassi – della Farmacopea Europea, collaborando con competenza ed efficacia alla redazione delle edizioni della Farmacopea, dalla prima riunione del 15 ottobre 1965 fino al 1998. Egli ha, inoltre, collaborato alla preparazione di diverse edizioni della Farmacopea Italiana. Ed a questa attività è legata la pubblicazione dell’Index plantarum quae in omnium populorum Pharmacopoeis sunt adhuc receptae, ben noto agli esperti e che è servito di base all’OMS per la preparazione dell’Inventario delle Piante Medicinali impiegate nei diversi Paesi.

Socio fondatore della SIF, fin quando le sue condizioni di salute glielo permisero partecipò a tutti i Congressi della Società fin dal primo Convegno che ebbe luogo a Firenze nel dicembre del 1940; Egli conservava ancora le tessere, di Socio della Società, sua e di sua moglie Maria Giuliano – allora assistente volontaria nell’Istituto di Farmacologia – datate 1940. Socio fondatore della Società di Farmacognosia di cui fu primo Presidente; Presidente generale della Società Farmaceutica del Mediterraneo Latino; membro di numerose Società Scientifiche nazionali ed internazionali; Socio dal 1972 dell’Accademia Nazionale delle Scienze, detta dei Quaranta.

Risalgono agli anni della II guerra mondiale le sue ricerche sugli effetti farmacologici, in diverse specie animali, della resina di canapa indiana e le riprese su pellicola 8 mm delle diverse fasi dell’azione nel cane, l’estrazione degli scillarenosidi dai bulbi freschi di Scilla e la documentatissima pubblicazione sull’attività cardiaca di questi. Le ricerche sulla biodisponibilità, sull’interazione di farmaci o sull’assorbimento comparativo - per via sanguigna e linfatica - di vitamina A ed E, del PAS, dell’isoniazide e di altri chemioterapici risalgono a quel periodo.

Egli, preveggentemente, paventava gli effetti indesiderati di un ritorno alla terapia con sostanze naturali, quando non controllato dai responsabili della ricerca, della prescrizione e della dispensazione dei medicamenti; ed Egli si dedicò a diffondere ed a ribadire, continuamente e con insistenza, il suo pensiero su ciò che doveva essere una moderna Farmacognosia e sui rapporti di questa con la Fitoterapia.

Anche se si può fare riferimento solo ad alcuni dei suoi tanti lavori scientifici, non si può non ricordare la sua profonda cultura umanistica che traspare in sue pubblicazioni od in lezioni magistrali quali la prolusione ai corsi in occasione dell’inaugurazione dell’AA 1986-87 su “Medicamenti e salute nella società che evolve” o sulle “Riflessioni sulle nuove responsabilità della scienza”, testamento spirituale che, in una indimenticabile giornata del maggio 1988, dedicò ai giovani studiosi che si avviavano alla ricerca scientifica.

Di quelli che nella sua lunga carriera svolsero la loro attività scientifica sotto la sua guida, prima nell’Istituto di Farmacologia e poi nel Dipartimento Farmaco-Biologico, fu Maestro affettuoso, ma attento ed esigente, meritando la loro gratitudine.

Egli oggi riposa nella sua amata Scilla, ma il suo valore come studioso e didatta, il suo profondo rigore morale, la sua spinta verso la perfezione, la sua signorilità, la sua devozione verso i suoi Maestri, la sua prontezza e la sua disponibilità verso tutte le battaglie degne di essere combattute perché guidate dall’ideale e dal dovere, rimarranno sempre presenti in tutti i suoi allievi e collaboratori.

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