Nel mese di marzo si è spento David De Wied, professore emerito di Farmacologia Medica nell'Università di Utrecht, fondatore del Rudolf Magnus Institute for Neuroscience e dell'European Journal of Pharmacology, già Presidente della Royal Netherlands Academy of Arts and Sciences, Laureato honoris causa da Università europee e nord-americane.
La produzione sperimentale e teorica di De Wied si colloca nell'epoca della crisi dogmatica della neurofarmacologia, avvenuta con la scoperta della molteplicità neurotrasmettitoriale, neuromodulatoria e recettoriale nel singolo neurone, nonchè delle attività neurotropiche e neurotrofiche di proteine non-strutturali e non-enzimatiche, dotate di un ruolo essenziale nella regolazione delle funzioni cerebrali, in particolare quelle sottese al comportamento. Determinante contributo di De Wied è stata l'elaborazione del concetto di neuropeptidi (1971) quali frammenti derivati della proteolisi di ormoni peptidici (vasopressina, ossitocina, e quelli generati da proopiomelanocortina: endorfine, ACTH, MSHs) sprovvisti di funzione ormonale ma dotati di alta potenza nella capacità di produrre modificazioni comportamentali di natura emozionale e cognitiva (vedi lo stretching and yawning syndrome di W. Ferrari) attraverso interazioni con specifici tipi e sottotipi di recettori peptidergici neurali.
L'opera scientifica di De Wied ha avuto un decisivo sviluppo conoscitivo nella filosofia naturale neurobiologica, consistente nella concettualizzazione di una vasta rete neuropeptidergica che, al di sopra di quella neurotrasmettitoriale, governa la necessaria integrazione delle singole funzioni psichiche - motivazionali, emozionali, apprensive e mnemoniche - nelle risposte adattative.
Ad altra integrazione David De Wied attese in grande misura, quella della scienza europea, come tra l'altro dimostrato dal ponte di studio e ricerca tra farmacologi di Utrecht - la città Cesarea dell'ultra Renum ejectum - e farmacologi di Roma, Milano, Catania, Modena e Torino.