Piante allucinogene con componenti dotati di importanti attività farmacologiche
Le piante allucinogene sono largamente rappresentate nelle regioni temperate dell’Europa, tra queste lo Stramonio, la Belladonna, il Giusquiamo e la Mandragora.
Lo Stramonio (Datura stramonium L.) è una pianta stupefacente che, se fumata, genera allucinazioni, e dalla quale si ottengono composti capaci di effetti analgesici, antivirali, antidiarroici e antinfiammatori1.
La Belladonna (Atropa belladonna L.) invece è ricca di atropina e scopolamina, due composti usati in medicina in diversi contesti.
Gli estratti di Giusquiamo (Hyoscyamus niger L.) in studi preliminari hanno dimostrato proprietà ipotensive e broncodilatanti. Infine, le piante appartenenti al genere Mandragora, note per la presenza di composti allucinogeni, possiedono anche importanti attività antiossidanti e immunomodulatorie2.
Impieghi in medicina di estratti di piante ad attività ipnotico sedativa.
Nell’area del Mediterraneo è molto diffuso il Mirto (Myrtus communis L.), le cui foglie erano un tempo usate per la produzione di preparati analgesici. Oggi sappiamo che contiene sostanze come l’α-terpineolo, un composto che, analogamente alla morfina ottenuta dal papavero da oppio, riduce la sensibilità al dolore (Leggi anche "Come si cura il dolore? Alla scoperta di morfina, Cannabis e monoclonali").
Più recentemente, sono state individuate altre proprietà degli estratti di Mirto, utili in patologie cardiovascolari, ma anche gastrointestinali e cutanee3. Oltre al Mirto anche la Lattuga selvatica (Lactuca virosa L.) ha degli effetti simili all’oppio grazie a due suoi costituenti chiamati lactucina e lactucopicrina, che bloccano la degradazione degli oppioidi endogeni (endorfine) prolungandone l’efficacia.
Composti ad attività stimolante derivati dalle piante ed impiegati in terapia.
L’esempio migliore in questo campo è rappresentato dalle piante del genere Efedra, in Italia la specie più diffusa è l’Ephedra distachya L. (o Ephedra vulgaris Rich.) detta anche uva marina. L’assunzione di foglie induce una maggiore resistenza alla fatica a causa del contenuto di efedrina, potrebbe essere definita una amfetamina vegetale.
Questa molecola è in grado di agire come vasocostrittore e broncodilatatore e trova impiego nelle affezioni del tratto respiratorio insieme alla pseudoefedrina (decongestionante nasale). In passato l’efedrina trovava uso anche come anoressizzante in integratori alimentari, in seguito ritirati per i numerosi decessi a seguito di reazioni avverse sia di tipo cardiovascolare che nervose.
Ci sono anche piante del bacino del Mediterraneo con attività antidepressive?
Si certo.
Non sono certamente piante d’abuso o con effetti psichici o allucinogeni ma val la pena fare qualche esempio. Uno è la Ruta (Ruta graveolens L.), impiegata in passato per stimolare le mestruazioni e l’aborto (cosiddetto effetto emmenagogo che aumentando l’afflusso di sangue nell'area pelvica e nell'utero favorisce la mestruazione), ma anche come calmante e per alcuni disturbi gastrointestinali. Oggi è stata abbandonata per i suoi effetti tossici soprattutto a livello del fegato.
Tuttavia, uno studio recente ha identificato un suo componente, la rutamarina, come potenziale inibitore delle monoamino ossidasi (MAO) di tipo B, enzimi coinvolti nella depressione e anche nel morbo di Parkinson (Leggi anche "Parkinson e Alzheimer, due malattie croniche con gravi disabilità").
Un’altra pianta potenzialmente interessante per i suoi effetti sul sistema nervoso è il Calamo aromatico (Acorus calamus L., 1753, detto anche canna odorosa, una pianta erbacea palustre e perenne della famiglia delle Acoraceae). Il rizoma viene utilizzato per preparare un amaro aromatico ed è conosciuto come "stimolante digestivo" in quanto stimola funzioni dell'apparato digerente. La pianta contiene anche due molecole, α- e β-asarone, che posseggono potenzialità terapeutiche in ambiti psichiatrici quali la terapia della depressione e degli stati d’ansia4.
Riferimenti bibliografici:
1 Sharma, M.; Dhaliwal, I.; Rana, K.; Delta, A.K.; Kaushik, P. Phytochemistry, Pharmacology, and Toxicology of Datura Species-A Review. Antioxidants (Basel) 2021, 10.
2 Monadi, T.; Azadbakht, M.; Ahmadi, A.; Chabra, A. A Comprehensive Review on the Ethnopharmacology, Phytochemistry, Pharmacology, and Toxicology of the Mandragora Genus; from Folk Medicine to Modern Medicine. Curr Pharm Des 2021, 27, 3609-3637.
3 Alipour, G.; Dashti, S.; Hosseinzadeh, H. Review of pharmacological effects of Myrtus communis L. and its active constituents. Phytother Res 2014, 28, 1125-1136.
4 Chellian, R.; Pandy, V.; Mohamed, Z. Pharmacology and toxicology of alpha- and beta-Asarone: A review of preclinical evidence. Phytomedicine 2017, 32, 41-58.