Prof.ssa Capuano, pensa che la pandemia di CoViD-19 sia una invenzione di certa stampa e di certa politica?
A livello mondiale il numero delle vittime da Covid-19 ha superato quota 2 milioni. Il numero dei morti, stando ai dati della Johns Hopkins University, è pari alla popolazione di Bruxelles, La Mecca, Minsk o Vienna.
Allarmanti i dati; se pensiamo che lo scorso ottobre la soglia di un milione di decessi era stata già superata, significa che in poco più di tre mesi sono morte tante persone quante nei sei mesi precedenti. E nello stesso periodo sono stati rilevati circa 60 milioni di nuovi casi.
Cosa fa la comunità scientifica per contrastare la pandemia?
La scienza si è impegnata e si sta impegnando su due fronti con uno sforzo che non ha precedenti nella storia dell’umanità: messa a punto dei vaccini anti-SARS-CoV-2 per la prevenzione del CoViD-19 e trattamento di CoViD-19 per salvare vite, diminuire le complicazioni e le sofferenze
Qual è la novità terapeutica più rilevante?
Sono gli anticorpi monoclonali, storicamente impiegati in ambito oncologico e che hanno trovato una nuova identità nella cura di CoViD-19. Vista la diffusione rapida ed estesa della pandemia causata dal SARS-CoV-2, quest’anno il congresso tratterà ampiamente di tutti i progressi terapeutici per il trattamento del CoViD-19 e, in particolare, delle strategie utilizzabili per la loro messa a punto e dei loro effetti.
Come agiscono gli anticorpi monoclonali?
Gli anticorpi monoclonali agiscono contro il CoViD-19 come gli anticorpi naturali (sono cioè del tutto simili alle molecole che il nostro sistema immunitario predispone per aggredire i virus invasori, nota dell’intervistatore). Questi si legano al nuovo coronavirus facendo in modo che non riesca ad entrare nelle cellule umane, quindi ad infettarle e a replicarsi. Con questo meccanismo si può pensare che tali anticorpi potrebbero avere anche una funzione preventiva contro il nuovo Coronavirus. Infatti, se vengono somministrati a soggetti che successivamente contraggono l’infezione, possono bloccare l’ingresso e la duplicazione del virus nelle cellule prevenendo lo sviluppo della malattia o, in ogni caso, determinando una malattia meno grave.
Ci può dare qualche dettaglio sugli anticorpi più vicini all’approvazione?
Si tratta di terapie innovative come meplazumab, REGN-COV2 (cocktail di due potenti anticorpi monoclonali, casirivimab e imdevimab) e bamlanivimab, sviluppate poiché in grado di prevenire l’ingresso di SARS-CoV-2 nella cellula ospite, tramite meccanismi di azione multipli, quali ad esempio l’inibizione del CD147 (nel caso del meplazumab; CD147 è una proteina che si suppone venga usata dal virus per agganciarsi e entrare nelle cellule, nota dell’intervistatore) o il legame diretto con la proteina spike del virus.
Ma sono sicuri e soprattutto sono disponibili questi anticorpi monoclonali?
I dati clinici preliminari indicano, per alcuni di tali farmaci, un profilo di sicurezza ed efficacia accettabile tanto che bamlanivimab e REGN-COV2 hanno recentemente ottenuto l’autorizzazione all'uso in emergenza dall’agenzia regolatoria statunitense (FDA) per il trattamento di pazienti adulti e pediatrici affetti da CoViD-19 con stadio della malattia di grado lieve-moderato, ma non ancora dall’agenzia regolatoria europea che, in accordo a quanto riportato dall’AIFA, “ha espresso un giudizio assai cauto sulle possibilità di approvare il bamlanivimab sulla base dello studio di fase 2 che evidenziava benefici moderati e che l’autorizzazione emergenziale concessa dalla FDA prevede un livello di evidenze scientifiche inferiore rispetto all’approvazione effettuata da EMA”.
Di cosa parlerete al Congresso della Società Italiana di Farmacologia?
Nella edizione digitale del 40° Congresso Nazionale della SIF saranno presentate le evidenze disponibili in relazione agli anticorpi monoclonali più interessanti, incluso quello frutto di una collaborazione tra la Fondazione Toscana Life Sciences e lo Spallanzani, ancora in fase iniziale di sviluppo in Italia. Anche questa terapia sperimentale, che basa la sua scoperta sullo studio del cosiddetto plasma convalescente (il plasma ottenuto e purificato dai pazienti che sono guariti dalla CoViD-19, nota dell’intervistatore), è in grado di legare la proteina spike impedendo l’infezione.
Giuseppe Nocentini, Membro di Redazione di SIF Magazine