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L’immunità di gregge: riscoprirsi interdipendenti

14 maggio 2020

L’immunità di gregge: riscoprirsi interdipendenti
In una società individualista l’immunità di gregge derivante dai vaccini ci ricorda che la nostra salute dipende anche da chi incrociamo per strada.

La convivenza in una società civile si basa sulla fiducia reciproca

Per lavoro, viaggio abbastanza in auto e, tante volte, mi sorprendo a riflettere sul fatto che la mia sopravvivenza, quando guido, dipende prima ancora che da me (rispetto delle regole, concentrazione e abilità) da chi guida le altre auto.

Inconsapevolmente, ciascuno di noi fa un grande atto di fiducia su chi accidentalmente incrocia quando guida. A ben pensarci, la nostra convivenza in una società è, prima di tutto, basata sulla fiducia.

Su chi fa le strade che percorro, su chi coltiva il cibo che mangio o su chi produce i vestiti che indosso.

Per mantenere la salute devo fare la mia parte (ad esempio, rimanere in forma) ma anche gli altri giocano un ruolo importante, soprattutto per quanto riguarda le infezioni.

I modi coi quali una società civile si difende dalle infezioni e dalle infestazioni sono diversi

Qualche secolo fa l’essere umano conviveva con la paura di essere aggredito e ucciso da qualcosa che era invisibile e misterioso, quella stessa penosa situazione in cui ci troviamo ora e che, per fortuna, nella nostra epoca è una eccezione più che la regola.

Nel 1663, Cotton Mather, un pastore protestante e medico di Boston,  scriveva: “Un bimbo morto è un segno non più sorprendente di una brocca rotta o di un fiore appassito”. Oggi, la situazione è ben diversa.

Una società più è civile, più si fa carico della salute di chi ne fa parte.

Il lungo percorso che ci ha portato, almeno nella nostra società, verso alti livelli di salute, allungamento della vita e aumento della qualità di vita comincia da lontano e deriva da tutte le conoscenze e gli sforzi che ci hanno permesso di limitare grandemente l’ingresso nell’organismo dei microorganismi patogeni e di potenziare la risposta del nostra organismo.

Deriva dalla canalizzazione degli scarichi fognari, dalla potabilizzazione delle acque, da case confortevoli, da una alimentazione adeguata alle esigenze nutrizionali e dalle prassi sempre più sofisticate per impedire la non contaminazione dei cibi da parte di agenti patogeni.

In ultima analisi deriva dalle idee e dall’impegno di tanti uomini e donne che rendono possibile questo.

Qual è il contributo della medicina alla lotta contro i microrganismi patogeni?

I giganteschi progressi della medicina hanno permesso di trovare farmaci sempre più efficaci per la terapia delle infezioni batteriche e virali e delle infestazioni.

Ma, senza alcun dubbio, il progresso più importante della scienza medica per la sopravvivenza degli esseri umani, ancora più importanti dei progressi citati sopra, è stato quello dell’invenzione dei vaccini per le malattie che si trasmettono da persona a persona.

Vaccinarsi significa sia fare del bene a se stessi che fare del bene agli altri.

Collaborare, tutti insieme, per fare in modo che una malattia grave (il morbillo, ad esempio) faccia molte meno vittime di quante non ne farebbe se non fossimo vaccinati. Si tratta di un atto di civiltà, cioè di un progresso collettivo.

Come un costruttore è costretto a costruire un edificio con un impianto fognario adeguato, noi tutti siamo tenuti a vaccinarci, perché il vaccino funziona molto meglio se siamo vaccinati tutti (o quasi tutti).

Cos’è l’immunità di gregge?

L’immunità di gregge (o immunità di comunità) è un meccanismo fondamentale per azzerare la trasmissione di malattie infettive contagiose.

Il concetto è molto semplice: se la grande maggioranza degli individui è vaccinata (o ha avuto l’infezione), questo fatto impedisce la circolazione di un microorganismo perchè le persone vaccinate rappresentano una barriera che protegge anche coloro che non sono vaccinati.

Perché l’immunità di gregge impedisce la circolazione di un microrganismo?

Quando un soggetto si vaccina o si ammala e guarisce il sistema immunitario sviluppa una risposta specifica contro l’agente infettivo.

In particolare, succedono due cose: 1) un piccolo numero di linfociti B specifici per il microrganismo si attiva, prolifera (aumentando notevolmente in numero), e produce anticorpi capaci di segnalare il microrganismo come estraneo, favorendone la sua distruzione con grande efficienza e precisione; 2) alcuni linfociti T, anch’essi specifici per il microrganismo, aumentano notevolmente in numero, si attivano e uccidono l’agente infettante e le cellule che lo ospitano.

Dopo il vaccino o l’infezione (seguita da guarigione), sia i linfociti B che i linfociti T specifici dell’immunità adattativa non muoiono ma si rintanano nei linfonodi diventando linfociti della memoria, pronti a riattivarsi in presenza dello stesso microrganismo.

Se il soggetto viene a contatto con il virus o il batterio contro il quale ha sviluppato la risposta immunitaria e il microorganismo entra nell’organismo, i linfociti della memoria si ri-attivano velocemente e i microorganismi vengono uccisi prima che si riproducano in gran quantità.

La ri-attivazione dei linfociti in presenza di una nuova aggressione spiega perché il soggetto non si ammala. Ma come spieghiamo l’effetto barriera del soggetto vaccinato o malato/guarito?

Molte delle infezioni dipendono da microrganismi che si trasmettono da persona a persona. Questo è vero sempre per i virus (una eccezione rarissima è rappresentata dal famigerato salto di specie, avvenuto con Covid-19) ed è vero molte volte per i batteri.

In tutti questi casi, il microorganismo si diffonde solo passando da una persona ad un’altra persona.

Perché una persona sia in grado di contagiare un'altra persona è necessario che il microrganismo sia presente in grande quantità in almeno un distretto (ad esempio, gola-bocca-naso-bronchi, intestino, organi genitali o la stessa cute) dal quale un buon numero di microrganismi riesce ad arrivare all’altra persona attraverso goccioline, feci o contatto diretto.

I linfociti della memoria presenti nel soggetto vaccinato o ammalato/guarito non permettono la proliferazione del microorganismo e, quindi, impediscono alla persona che è venuta in contatto con il microrganismo non solo di ammalare ma anche di diventare un veicolo di contagio.

Questa rottura del meccanismo del contagio è, appunto, determinata dalla immunità di gregge.

Se tutti i microrganismi disseminati dalla persona che ospita il microrganismo (sia essa malata o portatrice sana) non riescono a far ammalare altre persone suscettibili (non protette), R0 diviene uguale a 0 e nessuno si ammala più.

Quante persone devono essere vaccinate o devono essersi ammalate perché si stabilisca l’immunità di gregge?

Se il 95% della popolazione è vaccinata, possiamo asserire che si è stabilità una immunità di gregge nella popolazione. Quindi se vengono vaccinate 19 persone su 20, tutti i soggetti appartenenti alla popolazione sono protetti, ammesso che non vadano a vivere fuori dalla popolazione.

Certo, una copertura vaccinale del 95% è abbastanza difficile da raggiungere. Per fortuna, per molte infezioni la copertura vaccinale necessaria è inferiore.

Questo dipende, innazitutto, dalla contagiosità della malattia (R0). Si stima che per il morbillo (con R0 uguale a 20 circa) la copertura vaccinale debba essere uguale almeno al 95%, per la poliomielite (con R0 uguale a 6 circa) debba essere uguale almeno all’80% e con infezioni con R0 molto più basso (2-3, ad esempio) si stima debba essere uguale al 60%.

Ma R0 dipende anche dalla densità abitativa, dall’igiene in cui si vive, dalle abitudini della popolazione, dal clima e così via.

È chiaro, ad esempio, che la contagiosità di tante malattie è superiore nei bambini, per la loro scarsa attitudine all’igene e a causa dei numerosi contatti ravvicianti. Insomma, tutto contribuisce a modificare R0 e le percentuali di copertura sono diverse se qualcuno di questi parametri muta.

Inoltre, un valore di copertura uguale al 60% non garantisce una protezione di tutta la popolazione durante la pandemia ma permette una discesa del valore di R0 che porta, nel tempo, alla scomparsa della malattia nella popolazione.

Perché, in una società civile, esistono soggetti non protetti, nonostante l’esistenza di un vaccino?

I soggetti non protetti sono, innanzitutto, quelli che non possono vaccinarsi o non vengono vaccinati per vari motivi.

La prima categoria è rappresentata da alcuni pazienti che non possono fare il vaccino perché sono immunodepressi a causa di una specifica malattie o perché trattati con farmaci immunosoppressivi (per curare una malattia di cui soffrono).

In alcuni casi, questi stessi pazienti, anche se fanno il vaccino, non rispondono al vaccino e, quindi, non sono protetti. Raramente questa cosa succede anche a soggetti normali, per i motivi più disparati.

Un’altra categoria non protetta è rappresentata da soggetti emarginati (pensiamo, ad esempio, agli homeless) o residenti abusivamente in un Paese e che, quindi, non sono raggiunti dalla campagna vaccinale.

Esiste anche un’altra categoria di persone, più numerosa, rappresentata dagli anziani e, soprattutto, dai cosidetti anziani molto anziani che, da bambini, hanno contratto la malattia (ad esempio, morbillo) o che, sempre da bambini, sono stati vaccinati per questa infezione (ad esempio, pertosse) e, con il passare degli anni, hanno perso l’immunità conferita dalla malattia o dal vaccino.

Questo perché i linfociti della memoria che sopravvivono per decenni all’interno del nostro organismo, con il lungo trascorrere degli anni tendono a morire. Dunque, un anziano è più esposto alla (re)infezione perché i linfociti della memoria sono di meno.

E anche perché le cellule del sistema immunitario con meccanismo aspecifico che giocano un ruolo significativo nella difesa contro i microrganismi  sono meno attive.

Possiamo dunque concludere che le vaccinazioni obbligatorie dell’infanzia, quali meningite (meningococco B), pneumococco, epatite B, pertosse, morbillo non solo salvano alcuni dei nostri figli, ma soprattutto salvano molti dei nostri anziani.

Questo avviene in una società civile che, necessariamente, è interdipendente. Come da cittadino pretendo che le strade siano fatte bene, così pretendo che, chi è vicino a me, ai miei figli, ai miei anziani, sia vaccinato, perché così siamo tutti protetti.

Per lo stesso motivo, tutti devono essere curati da una Sanità che deve essere pubblica e sostanzialmente gratuita come la nostra, perché, in definitiva, una società sana facilita il mantenimento della salute di ciascuno di noi.

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