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Scompenso cardiaco e ipertensione: ecco una nuova soluzione farmacologica

12 ottobre 2023

Scompenso cardiaco e ipertensione: ecco una nuova soluzione farmacologica
Sono gli inibitori della neprilisina. Una nuova classe di farmaci che riducono la pressione e migliorano la funzionalità cardiaca. Possono prolungare la sopravvivenza e il loro utilizzo ha aperto una nuova frontiera nella terapia della cardiopatia ipertensiva.

Che cos’è la neprilisina e a cosa servono i suoi inibitori?

Si tratta di un enzima capace di degradare i peptidi vasodilatatori, quali la bradichinina, i peptidi natriuretici atriali e la adrenomedullina, sostanze che hanno effetti protettivi a livello cardiovascolare e vengono rilasciati dal cuore in risposta a stress o lesioni cardiache. Bloccando l’attività della neprilisina, gli inibitori permettono una maggiore disponibilità di questi peptidi incrementando quindi i loro effetti benefici, tra cui vasodilatazione, natriuresi, e diuresi.

 

Perché gli inibitori della neprilisina sono consigliati per chi soffre di scompenso cardiaco ed ipertensione?

L’ipertensione e lo scompenso cardiaco possono essere collegati fra loro. Si parla infatti di cardiopatia ipertensiva: una malattia a carico del cuore che deriva da una persistente ipertensione arteriosa e può portare allo scompenso se non viene trattata adeguatamente. Anche se i farmaci oggi disponibili hanno migliorato la prognosi, la cardiopatia ipertensiva rimane pericolosa e riduce la qualità di vita del paziente. Con la scoperta della neprilisina e dei suoi inibitori sono stati ottenuti risultati incoraggianti e benefici clinici1.

 

Tuttavia, gli inibitori della neprilisina da soli non bastano.

Se usati da soli, gli inibitori della neprilisina aumentano la concentrazione dei peptidi natriuretici ma anche la concentrazione di angiotensina II, una molecola che causa aumento della pressione. L’angiotensina II è collegata con il sistema renina-angiotensina-aldosterone (RAAS), responsabile del controllo pressorio. E’ nata così l’idea di unire l’inibizione della neprilisina con l’inibizione del RAAS, portando allo sviluppo di una nuova classe di farmaci detta ARNI (angiotensin receptor neprilysin inhibitor) ovvero farmaci derivanti dalla combinazione di un bloccante del recettore dell’angiotensina (o sartano) e un inibitore della neprilisina.

 

Quali sono i farmaci ARNI?

Il prototipo di questa nuova classe di farmaci è LCZ696-Entresto, un medicinale costituito dalla combinazione di due farmaci, il valsartan, un sartano già da anni utilizzato nella terapia dello scompenso cardiaco ed ipertensione e il sacubitril, un inibitore della neprilisina, efficaci nella terapia di uno specifico scompenso cardiaco detto a frazione d’eiezione ridotta. Studi clinici sono in corso per valutare i benefici dell’utilizzo degli ARNI anche in pazienti con scompenso cardiaco a frazione d’eiezione preservata.

 

Chi può assumere un farmaco ARNI?

Può assumere un farmaco ARNI chi riceve una diagnosi certa di insufficienza cardiaca con una frazione di eiezione ridotta del 40% o meno. Inoltre, si può decidere di assumere un farmaco ARNI in sostituzione di un ACE inibitore. In questo caso bisognerà attendere almeno 36 ore tra l’interruzione di uno e l’avvio dell’altro farmaco per prevenire una complicazione chiamata angioedema.

 

Esistono altre patologie in cui possono essere utilizzati questi farmaci?

Recenti studi dimostrano che gli inibitori della neprilisina possono dare potenziali benefici anche ai pazienti affetti da malattia renale cronica2. Questi pazienti hanno un rischio maggiore di malattie cardiovascolari e questo spesso si manifesta clinicamente come un’insufficienza cardiaca. L’inibizione della neprilisina potrebbe ridurre il rischio cardiovascolare e rallentare la progressione della malattia. Sono però necessari ulteriori studi per valutare la comparsa di eventuali effetti indesiderati e per confermare i benefici dell’inibizione della neprilisina nel rallentamento della progressione del danno renale.

 

Quali sono le controindicazioni all’utilizzo degli ARNI?

Gli effetti collaterali più comuni associati all’assunzione di ARNI sono ipotensione, iperkaliemia e compromissione renale3. Un effetto collaterale potenzialmente grave, ma non comune, è rappresentato dall’angioedema. Inoltre, considerando che il valsartan ha effetti teratogeni, l’utilizzo dell’ARNI è controindicato in gravidanza.

 

Bibliografia:

  1. L’EMA raccomanda sacubitril/valsartan per il trattamento dell'insufficienza cardiaca (aifa.gov.it)
  2. Richard Haynes, Doreen Zhu, Parminder K Judge, William G Herrington, Philip A Kalra, Colin Baigent. Chronic kidney disease, heart failure and neprilysin inhibition. Nephrol Dial Transplant. 2020 Apr 1;35(4):558-564. doi: 10.1093/ndt/gfz058
  3. Entresto. http://www.ema.europa.eu/docs/it_IT/document_library/EPAR_-_Product_Information/human/004062/WC500197536.pdf
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