Per far scendere la febbre è meglio il paracetamolo o l'aspirina?
In caso di febbre è sempre bene informare il proprio medico curante per capire se l’origine della febbre è dovuta a una forma influenzale o ad altre patologie che richiedono altri tipi di trattamento. Il paracetamolo è un farmaco che ha un’azione mirata contro la produzione delle molecole responsabili della febbre ma anche un certo effetto sui dolori influenzali. L’aspirina e i suoi derivati, oltre ad abbassare la febbre, sono anche molto efficaci per contrastare l’infiammazione e i dolori influenzali. È importante ricordare che è necessario rispettare le dosi indicate dal proprio medico curante perché il trattamento sia efficace senza esporsi a eccessivi effetti collaterali.
Quando è necessario assumere il paracetamolo?
Il paracetamolo è indicato per contrastare la febbre, solo quando questa supera i 38°C e comunque in accordo con il proprio medico curante. È un valido farmaco anche per il trattamento del mal di testa (cefalea) e mal di schiena (lombalgia). La dose e la durata del trattamento dovrà essere concordata con il proprio medico curante.
Il paracetamolo va assunto prima o dopo i pasti?
Il paracetamolo può essere assunto in qualsiasi momento, indipendentemente dai pasti. Per evitare di causare gravi danni al fegato, va evitata l’assunzione di alcolici. Sempre per motivi di sicurezza, è importante seguire le indicazioni del proprio medico curante così da assumerlo solo in caso di necessità e alla dose più efficace, in base alle proprie condizioni di salute, e con un intervallo tra una dose e l’altra di almeno 4-6 ore.
Quali sono i farmaci antidolorifici più efficaci durante l'influenza?
Il dolore è una condizione che varia molto da paziente a paziente e non tutti rispondono allo stesso modo ai vari farmaci antidolorifici. Per le forme influenzali di solito il primo farmaco consigliato è il paracetamolo, perché è efficace sia per i dolori che per la febbre e ha un buon profilo di sicurezza. Quando questo non è sufficiente, possono essere usati gli antinfiammatori non steroidei (FANS) e l’aspirina in particolare, facendo attenzione agli effetti collaterali a livello gastrointestinale, se assunti a digiuno, e ai reni. Ogni decisione dovrà essere assunta insieme al proprio medico curante che valuterà il paziente nel suo complesso ed eventuali farmaci che già assume per evitare possibili effetti collaterali.
Durante un episodio influenzale, quali sono gli effetti del paracetamolo e dell'aspirina?
Entrambi i farmaci servono per ridurre i sintomi dell’influenza, aiutando a far passare la febbre e i dolori alle articolazioni, ai muscoli e alla testa. Tuttavia, il paracetamolo agisce soprattutto abbassando la febbre (antipiretico) e alleviando la sintomatologia dolorosa (analgesico), mentre l’aspirina presenta oltre a queste caratteristiche anche una potente attività antinfiammatoria. L’aspirina e in generale gli altri antinfiammatori non steroidei (FANS), pur essendo in grado di controllare maggiormente e in modo efficace la risposta infiammatoria nel suo complesso, solitamente sono da assumere se non si può assumere il paracetamolo (per esempio per temperature < 38°C o in caso di allergia al principio attivo) o se questo non è in grado di far passare la sintomatologia influenzale. Il motivo di questa scelta risiede nel fatto che il paracetamolo, rispetto ai FANS, presenta meno effetti collaterali, soprattutto in termini di possibili danni a carico dell’apparato digerente (ulcere e perforazioni) e dei reni. Una valutazione più precisa e appropriata spetterà ovviamente al medico che valuterà il quadro di salute generale del paziente.
L’aspirina va assunta prima o dopo i pasti?
Come ogni altro antinfiammatorio non steroideo (FANS) è necessario assumere il farmaco dopo i pasti. Questo permette di ridurre gli effetti collaterali a carico dell’apparato digerente, tipici di questa classe di farmaci e che possono manifestarsi sotto forma di bruciore o dolore puntorio allo stomaco. È sconsigliata l’assunzione di alcolici, mentre è suggerito di bere e idratarsi adeguatamente, anche per preservare la funzionalità dei reni, specialmente se si verificano sudorazioni importanti legate alla febbre che possono portare a disidratazione il malato, soprattutto se anziano.
Posso dare l'aspirina ai miei figli in tutta sicurezza quando hanno l'influenza?
Dipende. Sempre considerando che ogni condizione clinica varia da paziente a paziente e che sarà il proprio medico curante a stabilire la cura più appropriata per il proprio paziente, in generale l’aspirina è sconsigliata per i bambini al di sotto dei 16-18 anni di età. Infatti, si è visto che, in questi soggetti, l’assunzione di aspirina aumenta la probabilità di far sviluppare una rara patologia molto grave chiamata “Sindrome di Reye”. Questa colpisce soprattutto il fegato e il cervello, presentandosi sotto forma di sindrome influenzale che nell’arco di poco tempo evolve in vomito, grave confusione e sonnolenza fino a causare convulsioni che possono portare al coma e anche alla morte.
Posso assumere gli antibiotici per guarire prima da un'influenza?
No. L’influenza è causata da un virus, mentre gli antibiotici funzionano solo contro i batteri. Assumere antibiotici durante una sindrome influenzale non dà nessun beneficio, ma espone il paziente ai soli effetti collaterali degli antibiotici (diarrea, nausea, vomito, …) e al potenziale di aumentare il fenomeno della resistenza. Solo quando il medico curante riscontra nello stesso paziente un’infezione sia virale (l’influenza) che batterica (per esempio una polmonite) allora è indicato anche l’uso di antibiotici.
Perché mi sono influenzato anche se mi sono vaccinato?
Il vaccino aiuta le nostre difese immunitarie, rendendole in grado di contrastare meglio il virus dell’influenza. Questo non vuol dire che il virus non può più infettarci, ma che il nostro organismo riesce a combatterlo meglio e la maggior parte delle volte lo rende incapace di sviluppare la malattia. Quando questo non accade, chi si è vaccinato, anche se presenterà una sindrome influenzale, sarà colpito da una forma meno grave e che durerà per meno tempo.
I farmaci per la tosse sono tutti uguali?
No. I farmaci per la tosse si possono dividere in mucolitici e sedativi. I mucolitici trasformano la tosse “secca” in “grassa” perché sciolgono le secrezioni di catarro dentro le nostre vie aeree e le rendono più fluide e quindi più facilmente distaccabili con i colpi di tosse ed eliminabili con l’espettorazione. I sedativi invece bloccano direttamente la tosse agendo sui neuroni che la stimolano. In questo modo si potrà avere un sollievo, ma allo stesso tempo si impedisce l’eliminazione del catarro, il responsabile delle difficoltà respiratorie, e dei batteri che di solito sono presenti al suo interno.
È normale se, dopo che ho iniziato ad assumere i mucolitici, abbia un peggioramento della tosse?
Se non c’è un aggravamento importante dello stato di salute generale e non c’è un ulteriore aumento di febbre, sì. I mucolitici rendono più fluido il catarro che viene secreto nelle vie aeree, permettendoci di eliminarlo più facilmente. Quindi nella fase iniziale le secrezioni sono più abbondanti e aumenta lo stimolo della tosse per permetterci di liberare più rapidamente i bronchi e tornare a respirare meglio. Per questo motivo è importante informare il proprio medico curante, non interrompere il trattamento, seguire le sue indicazioni e bere molta acqua che aiuta a diluire ulteriormente il catarro che produciamo.
Come funzionano i decongestionanti nasali?
I decongestionanti nasali aiutano ad alleviare quella fastidiosa sensazione di “naso chiuso”, riducendo le dimensioni dei vasi sanguigni che passano nelle strutture nasali e diminuendo l’infiammazione locale. Di solito questi farmaci sono somministrati tramite spray nasale e non danno effetti collaterali importanti. Il loro uso però deve essere appropriato e concordato con il proprio medico curante perché il loro uso prolungato può dare assuefazione rendendoli inefficaci o addirittura aggravare lo stato di infiammazione locale peggiorando i disturbi.