Perchè i pazienti ipertesi e quelli diabetici risultano più esposti alle conseguenze più gravi del COVID-19?
Entrambe queste patologie sono caratterizzate dal deterioramento delle funzioni dei vasi sanguigni (dalla pressione alta o dalla iperglicemia) soprattutto nella porzione più interna del vaso chiamata endotelio.
Quando questi pazienti contraggono l’infezione dal virus SARS-CoV-2, questo attacca l’endotelio, causando la morte delle cellule che lo compongono e aumentando la probabilità che si formino trombi o emboli.
I pazienti ipertesi e quelli diabetici si trovano quindi in una situazione svantaggiata perchè il loro endotelio è già danneggiato dalle patologie preesistenti.
Ma cosa c’entrano i vasi sanguigni con la COVID-19?
È ormai noto che l’infezione causata dal coronavirus SARS-CoV-2 riguarda non solo il sistema respiratorio, ma tutti gli organi. Dalle porte di ingresso (naso, bocca, congiuntiva dell’occhio), il virus si fa strada tra le cellule dei vasi sanguigni e riesce a raggiungere tutti i nostri organi.
I recettori per il coronavirus (molecole delle membrane cellulari che riconoscono in maniera precisa il virus SARS-CoV-2) sono presenti in abbondanza, oltre che sulle cellule del tratto respiratorio, anche sui vasi sanguigni.
Perché proprio gli organi che hanno molti capillari sono i più danneggiati? E perché l’endotelio è così importante?
Perché i capillari sono strutture più semplici, costituiti solo dalle cellule endoteliali, al contrario delle grandi arterie e vene nelle quali l’endotelio è il rivestimento interno dei vasi.
Dati clinici e di laboratorio indicano che con la COVID-19, gli organi particolarmente danneggiati sono quelli che presentano una ricca rete di capillari (polmone, reni, fegato, cuore, cervello)2.
Dal momento che l’endotelio contribuisce a mantenere il giusto tono dei vasi (contrastando l’ipertensione) e la fluidità del sangue (contrastando la formazione di trombi), e ad inibire l’infiammazione, la sua buona funzionalità è fondamentale negli organi dove ci sono molti capillari.
Cosa succede nei vasi sanguigni quando c’è la COVID-19?
Il virus attacca l’endotelio perché su di esso trova un recettore che usa come porta d’ingresso nella cellula, ovvero la proteina di conversione della angiotensina di tipo 2 (ACE2).
Entrando nelle cellule endoteliali il virus le danneggia, rendendole inizialmente incapaci di esercitare il loro ruolo protettivo e successivamente portandole a morte3.
Prova ne sia che, sia in fase acuta che in quella tardiva, si riscontra uno stato di infiammazione vascolare (parte della così detta tempesta citochinica) che alimenta il danno d’organo, fino a generare conseguenze trombo-emboliche fatali4.
Ma a cosa serve il recettore ACE2?
ACE2 non è solamente un aggancio per il virus, ma un fattore positivo per la nostra salute. Il recettore produce prodotti utili per abbassare la pressione sanguigna e dotati di effetti antiinfiammatori e antiossidanti.
Quando viene attaccato dal virus, il recettore non è più in grado di esercitare le funzioni positive, rendendo i pazienti, in particolare quelli con un danno endoteliale preesistente, maggiormente esposti a insufficienza degli organi riccamente vascolarizzati come i reni, a coagulazione intravasale disseminata con comparsa di trombi e fenomeni di ischemia cardiaca e cerebrale5.
Quali sono le categorie di soggetti più a rischio?
Un aumentato rischio cardiovascolare non lo corrono solo gli ipertesi e i diabetici, ma molti altri.
I soggetti iperlipidemici (leggi anche "I farmaci usati per ridurre il colesterolo nel sangue (statine) possono rappresentare una nuova proposta terapeutica contro SARS-CoV-2?") /in sovrappeso (con alti livelli di lipoproteine HDL e VLDL), i fumatori (le sostanze nocive presenti nel fumo di sigaretta danneggiano l’endotelio, leggi anche "I fumantori sono più a rischio per il COVID-19"), gli anziani (che presentano una disfunzione endoteliale “normalmente deteriorata dall’età”), i maschi (i geni per alcuni recettori del virus sono codificati sul cromosoma Y) che al contrario delle donne non hanno l’endotelio protetto dagli ormoni femminili e da un sistema immunitario più efficace (leggi anche "C’è una questione di genere nella suscettibilità al SARS-CoV-2?") .
Inoltre, anche la sedentarietà e la scarsa attività fisica hanno un’influenza negativa sul funzionamento del sistema cardiovascolare.
Ci sono terapie utili per prevenire o limitare queste disfunzioni?
Si, ci sono farmaci noti e già in uso clinico per il trattamento delle malattie cardiovascolari e ci sono sostanze, per lo più di derivazione naturale come il resveratrolo, con capacità antiossidante, per proteggere e sostenere la funzione dell’endotelio o correggerne il malfunzionamento.
Quali farmaci possono avere ruolo protettivo sulla funzione endoteliale?
La COVID-19 ha permesso di studiare gli effetti di diversi farmaci con azione protettiva sull’endotelio e dotati di attività antiinfiammatoria e antiossidante5.
Tra questi troviamo le statine (come simvastatina, atorvastatina, etc), farmaci ampiamente utilizzati nella pratica clinica per il controllo dei livelli del colesterolo (ne inibiscono la sintesi nel fegato)6.
Anche gli antidiabetici, utilizzati per il controllo della glicemia nel diabete di tipo II, come la metformina o i nuovi antidiabetici come il saxagliptin e vildagliptin hanno dato riscontri positivi7.
Un’attenzione particolare è riservata agli anti-ipertensivi che inibiscono l’ACE (captopril, ramipril etc) e ai sartani (antagonisti del recettore per l’angiotensina come valsartan, irbesartan), in quanto sembrano aumentare i livelli di ACE-2 mettendo in discussione una loro continuazione di uso in caso di infezione8.
Considerando però che i pazienti ipertesi sono fra quelli con un endotelio maggiormente deteriorato, l’esperienza con la COVID-19 ha dimostrato la pericolosità di sospendere la terapia anti-ipertensiva che esporrebbe gli stessi pazienti a maggiori rischi di accidenti cardiovascolari come l’ictus.
È importante, a questo riguardo, ottenere i risultati dei numerosi studi clinici in corso per avere la possibilità di terapie in questi soggetti a maggior rischio prima di una possibile nuova ondata pandemica.
Fino a quel momento la raccomandazione è di controllare il proprio stato di salute senza interrompere le terapie stabilite.
Riferimenti bibliografici
1 https://www.epicentro.iss.it/coronavirus/sars-cov-2-decessi-italia
2 Expert Rev Respir Med. 2020; 1-4. doi:10.1080/17476348.2020.1778470
3 Lancet. 2020;395(10234):1417-1418. doi: 10.1016/S0140-6736(20)30937-5.
4 JAMA Intern Med. doi:10.1001/jamainternmed.2020.3313
5 Arterioscler Thromb Vasc Biol. 2020;ATVBAHA120314558. doi:10.1161/ATVBAHA.120.314558
6 Studi clinici su statine: NCT04407273: STATIN THERAPY AND COVID-19 INFECTION (STACOV); NCT04348695 Study of Ruxolitinib Plus Simvastatin in the Prevention and Treatment of Respiratory Failure of COVID-19. (Ruxo-Sim-20); NCT04380402 Atorvastatin as Adjunctive Therapy in COVID-19 (STATCO19)(fonte clinicaltrials.gov)
7 Studi clinici su antidiabetici: NCT04341935 Effects of DPP4 Inhibition on COVID-19 (fonte clinicaltrials.gov)
8 Studi clinici su ACE inibitori: NCT04366050: Ramipril for the Treatment of COVID-19 (RAMIC); NCT04355429 Efficacy of Captopril in Covid-19 Patients With Severe Acute Respiratory Syndrome (SARS) CoV-2 Pneumonia (CAPTOCOVID); NCT04353596 Stopping ACE-inhibitors in COVID-19 (ACEI-COVID) (fonte clinicaltrials.gov)