Prof. Trifirò, l’Agenzia Europea del Farmaco ha finanziato un progetto di monitoraggio dei vaccini contro il COVID19 di cui lei è il responsabile per il nostro Paese. Ci può riassumere di che si tratta e quale beneficio possono avere i cittadini nel parteciparvi?
Premetto che tutti i vaccini contro il COVID-19, sia quelli a vettore virale (Astra Zeneca, Johnson&Johnson) sia quelli a mRNA (Pfizer e Moderna) hanno ricevuto un’approvazione condizionale (cioè da rivalutare successivamente dopo avere prodotto ulteriori evidenze su beneficio e sicurezza dei vaccini) per l’uso in Europa sulla base di dati di studi clinici che hanno dimostrato i requisiti di sicurezza.
Tuttavia, passando dalla sperimentazione clinica, di necessità effettuata su un numero limitato di soggetti (di norma, per i vaccini poche decine di migliaia) alla somministrazione in una ampia popolazione (il cosiddetto mondo reale o real world) di diversi milioni di persone possiamo rilevare reazioni avverse inattese, in alcuni casi anche gravi, seppur rare, primariamente tramite il sistema di segnalazione spontanea di reazioni avverse.
Professore, ci spieghi meglio. Perché solo nel mondo reale si possono vedere questi effetti avversi?
Le sperimentazioni cliniche effettuate prima dell’autorizzazione al commercio hanno lo scopo di dimostrare che il prodotto è efficace.
Per farlo si recluta un numero di partecipanti sufficiente per tale dimostrazione. È quindi normale che alcune tipologie di persone quali, ad esempio, persone fragili a maggior rischio di sviluppare reazioni avverse correlate al vaccino, non siano incluse, almeno inizialmente, negli studi clinici pre-marketing dei vaccini contro il COVID-19.
Per tale motivo, l’EMA ha finanziato uno studio di sorveglianza attiva in 9 Paesi Europei che tramite web-app permetterà il monitoraggio delle reazioni avverse in gruppi speciali di vaccinati, ad esempio donne in gravidanza ed allattamento, bambini ed adolescenti, pazienti allergici o immunocompromessi e persone con pregressa infezione da SARS-COV-2. Ciò consentirà di misurare il rischio di reazioni avverse dei differenti vaccini contro il COVID-19 in tali categorie di pazienti.
Prof. Trifirò, come funziona il progetto? Che cosa deve fare il vaccinato?
Per partecipare, il vaccinato dovrà registrarsi all’applicazione (web-app) al sito www.ilmiovaccinocovid19.it entro 48 ore dalla ricezione della prima dose di vaccino, prestando il consenso informato a partecipare allo studio.
Per la diffusione di questa applicazione in Italia è stato creato il “gruppo di lavoro ilmiovaccinocovid19”, coordinato dalla sezione di Farmacologia dell’Università di Verona, che comprende più di 20 partner tra centri regionali di farmacovigilanza, centri accademici, strutture ospedaliere, aziende sanitarie locali, regioni, società scientifiche, quali la Società Italiana di Farmacologia, e associazione dei pazienti e che hanno coinvolto circa 100 centri vaccinali.
In Italia, abbiamo i “centri regionali di farmacovigilanza (denominati CRFV)” che si occupano del monitoraggio dei vaccini contro il COVID19. È previsto che questi centri partecipino al progetto e se si, quale ruolo hanno? Lo chiediamo alla prof. Annalisa Capuano, Prof.ssa Ordinaria dell’Università della Campania e Direttrice del CRFV della Campania.
I Centri Regionali di Farmacovigilanza (CRFV) sono parte integrante del sistema Italiano di farmacovigilanza che fa capo all’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA). Nell’ambito dell’emergenza sanitaria ed in seguito all’approvazione in tempi record di vaccini contro il COVID-19, i CRFV hanno intensificato il loro lavoro di monitoraggio, promuovendo le attività di farmacovigilanza anche all’interno dei punti vaccinali dislocati all’interno della propria regione, collaborando alla pronta valutazione dei singoli casi di eventi avversi successivi alla vaccinazione (Adverse Event Following Immunitation - AEFI), compreso il reperimento delle informazioni necessarie per la corretta analisi dei segnali di allarme derivati dalle segnalazioni.
L’Agenzia del Farmaco (AIFA) pubblica mensilmente dei report sulla vaccinovigilanza dei vaccini contro il COVID-19, redatti grazie alla stretta collaborazione con i CRFV, che hanno contribuito con approfondimenti su particolari gruppi di sospette reazioni avverse, anche gravi, quali gli eventi trombotici e le reazioni anafilattiche.
Nell’ambito del suddetto progetto Europeo, i CRFV avranno l’importante ruolo di promuovere e diffondere il progetto su tutto il territorio nazionale. Si occuperanno, inoltre, dell’aggiornamento delle segnalazioni nella Rete Nazionale di Farmacovigilanza (RNF), qualora pervengano informazioni riferite a segnalazioni già presenti nella RNF.
Che ruolo può avere questo progetto di farmacovigilanza europeo che prevede segnalazioni dirette da parte degli stessi cittadini vaccinati nell’ambito del monitoraggio delle reazioni avverse e della valutazione del rischio dei vaccini per la popolazione? Lo chiediamo al prof. Ugo Moretti, Prof. Associato di Farmacologia dell’Università di Verona e Direttore del CRFV Veneto. Quali sono le priorità nel monitoraggio dei vaccini contro il COVID19?
Dall’inizio della pandemia tutti i sistemi di segnalazione spontanea di sospette reazioni avverse hanno funzionato molto bene. Le informazioni raccolte in grandi quantità, sia da vaccinati che da operatori sanitari, sono state subito condivise tra i vasi sistemi a livello nazionale ed internazionale.
Ciò ha consentito, in linea con gli obiettivi del sistema, di identificare rapidamente i segnali di sicurezza più importanti legati alle vaccinazioni anti-COVID-19. La segnalazione spontanea però ha limiti importanti e spesso non superabili soprattutto per quanto riguarda la valutazione di sospette reazioni avverse che sono molto frequenti nella popolazione generale.
Per questo motivo è essenziale che si integrino rapidamente questi dati raccolti di routine con quelli generati da studi di farmacovigilanza attiva, quali il suddetto progetto finanziato da EMA. Le informazioni provenienti da questo progetto permetteranno di quantificare i rischi, associati ai differenti vaccini in commercio, in sottogruppi di persone, fornendo informazioni utili a raccomandare il tipo di vaccino con il miglior profilo rischio/beneficio per ogni specifica categoria di pazienti.
Allora, forse, oltre alle segnalazioni spontanee da parte dei cittadini vaccinati è opportuno che anche i professionisti della sanità, in particolare i medici, siano coinvolti in questo progetto di monitoraggio post-marketing. Ce lo spiega la Prof.ssa Luigia Trabace, Professoressa Ordinaria di Farmacologia all’Università di Foggia.
Gli eventi degli ultimi giorni hanno spinto il Ministero della Salute a cambiare strategia nella campagna vaccinale. I dati di real world, soprattutto in questa fase di emergenza pandemica, si sono rivelati essenziali e senza dubbio cruciali nella gestione dell’attuale pandemia.
Data la necessità di rafforzare il monitoraggio post-marketing dei vaccini e di reperire in maniera tempestiva informazioni utili alla pronta identificazione di sospette reazioni avverse, è quindi, opportuno coinvolgere le professionalità del mondo sanitario, come i medici di medicina generale, i pediatri di libera scelta, i medici di continuità assistenziale, gli odontoiatri, e anche, ma non ultimi, i farmacisti. Ciascun contributo diventa prezioso al fine di trarre valutazioni conclusive in merito al rapporto beneficio/rischio dei differenti vaccini utilizzati sul territorio nazionale.
Sempre più spesso si parla di categorie particolari a maggiore rischio di eventi avversi dalle vaccinazioni. Una di queste è quella delle donne in gravidanza. Posto che per le vaccinazioni in gravidanza, ci sono linee guida precise e, di norma, non ci sono controindicazioni per diversi tipi di vaccinazioni, che importanza viene data a questa categoria nel suddetto progetto di monitoraggio post-marketing e quali strategie adottare per il reclutamento? Ci risponde il Prof. Alfredo Vannacci, Professore Associato di Farmacologia all’Università di Firenze.
La questione della vaccinazione anti-COVID-19 delle donne in gravidanza è argomento delicato, poiché questa categoria non è stata inclusa negli studi pre-marketing. Questo aspetto rappresenta un ostacolo nella pratica clinica, perché le donne in gravidanza potrebbero non sentirsi abbastanza sicure a causa dell’assenza di studi clinici dedicati.
Tuttavia, i dati provenienti dal real-world su diverse decine di migliaia di donne incinte stanno mostrando una eccellente protezione contro l’infezione ed un elevato grado di sicurezza, senza alcun aumento di esiti avversi della gravidanza. Studi recenti mostrano invece come il COVID-19 stesso possa essere particolarmente pericoloso per le donne in gravidanza ed i loro bambini.
Con il nostro progetto desideriamo quindi comunicare in maniera chiara e comprensibile alle donne ed ai rispettivi partner quanto il profilo beneficio/rischio dei vaccini contro il COVID19 sia particolarmente favorevole per loro, utilizzando da una parte sia i canali comunicativi convenzionali (es. volantini e poster nei centri vaccinali) che social networks ed altri canali di comunicazione digitali, dall’altra parte puntando al diretto coinvolgimento di associazioni di pazienti e società scientifiche.
Un altro aspetto, di cui si è discusso molto a tutti i livelli negli ultimi giorni, è quello della vaccinazione dei bambini e degli adolescenti, con opinioni spesso contrapposte anche da parte di esperti. Chiediamo allora al Dott. Marco Tuccori, Dirigente Farmacista nell’Unità Operativa di Farmacovigilanza dell’Azienda Ospedaliera Universitaria di Pisa, quali informazioni abbiamo su benefici e rischi dei vaccini contro il COVID19 nei bambini e negli adolescenti e quale contributo il progetto potrà fornire a chiarire questo aspetto.
Le informazioni su benefici e rischi dei vaccini contro COVID-19 in bambini ed adolescenti sono molto limitate e arrivano principalmente da Israele (dove sono stati vaccinati adolescenti con età > 15 anni) e dagli Stati Uniti (con dati su circa 2000 soggetti trattati con vaccino Pfizer o placebo nel corso di una sperimentazione clinica).
Questi studi, i cui dati sono al momento ancora in approfondimento, riportano di alcuni casi di miocardite, osservati dopo la seconda dose del vaccino a mRNA (Pfizer), in adolescenti tra i 14 e i 19 anni, per i quali non è stato comunque riconosciuto un nesso chiaro di causalità tra l’evento avverso e la vaccinazione.
Ci aspettiamo che questo progetto possa raccogliere informazioni su una popolazione europea pediatrica abbastanza numerosa, attraverso un monitoraggio in tempo reale di bambini ed adolescenti vaccinati che potranno partecipare al progetto solo in presenza del consenso informato dei genitori. In tal modo, sarà possibile condurre una quantificazione più precisa di eventuali rischi associati ai vaccini in questa popolazione. Ci aspettiamo che possa anche intercettare tempestivamente eventuali problemi ancora non noti, consentendo, in quel caso, alle autorità sanitarie di intervenire con opportune misure di minimizzazione del rischio.
In questa intervista parlano i farmacologi. E’ normale che lo facciano anche perché i vaccini sono materia di studio della farmacologia. Ma come viene visto e quanto è importante il ruolo dei farmacologi nel monitoraggio post-marketing dei vaccini? Ci risponde la Prof.ssa Elisabetta Poluzzi, Professoressa Associata di Farmacologia all’Università di Bologna.
Per la sorveglianza degli effetti dei vaccini dopo la loro commercializzazione si richiede tempestività, completezza del dato e sua corretta interpretazione, tre caratteristiche che difficilmente si possono ottenere contemporaneamente e con lo stesso tipo di studi. Il farmacologo ha in primo luogo il compito di interpretare correttamente i dati che si generano dalla vaccinovigilanza, che sono i più tempestivi, ma che spesso possono provocare allarmi ingiustificati perché non sono né completi e né precisi a sufficienza per fornire stime di rischio e per valutare il reale nesso di causalità tra vaccino ed effetto avverso.
Il farmacologo contribuisce anche a disegnare gli studi per valutare la comparsa di potenziali reazioni avverse sia a breve che a medio e lungo termine. Questi studi forniscono stime di rischio più precise, anche se richiedono molto impegno di ricercatori e dei soggetti arruolati, il coordinamento tra differenti centri di ricerca e spesso tempi lunghi per raccogliere i dati.
Il farmacologo ha infine un ruolo chiave nell’aggregare periodicamente tutte le conoscenze che si generano nel tempo dai diversi tipi di studio (inclusi gli studi retrospettivi che si basano sulla valutazione a posteriori degli eventi occorsi e che si possono fare utilizzando gli archivi di dati sanitari) e fornire valutazioni complete sul rapporto beneficio/rischio dei vaccini per differenti categorie di popolazione, così da supportare agenzie regolatorie e clinici nelle scelte di politica sanitaria.
Terminiamo questa intervista sulle attività di monitoraggio degli eventi avversi ai vaccini contro il COVID19, con una domanda specifica a un professore ordinario di farmacologia che è anche Magnifico Rettore all’Università degli Studi “Magna Graecia” di Catanzaro, il Prof. Giovambattista De Sarro. Prof. De Sarro, il suo Ateneo ha promosso una attività di monitoraggio per le vaccinazioni anti COVID-19. Di cosa si tratta?
Nel Dicembre 2020, dopo l’approvazione da parte dell’EMA dell’utilizzo del primo vaccino a mRNA, è partita in Italia e in Europa la campagna di immunizzazione anti-COVID-19 dando priorità agli operatori sanitari ed ai pazienti fragili (in particolare i pazienti anziani), in quanto a maggior rischio di sviluppare forme gravi e letali di COVID-19.
Il progetto, portato avanti dall'Università degli Studi “Magna Graecia” di Catanzaro, ha previsto l'attivazione di un sistema di sorveglianza immunologica dei soggetti sottoposti a vaccinazione anti-COVID-19 presso il Centro vaccinale attivato nel Policlinico Universitario.
Obiettivo principale del progetto è stato quello di valutare nel mondo reale della pratica clinica la risposta anticorpale alla vaccinazione contro il COVID-19 e determinare il potenziale ruolo svolto da fattori individuali nel determinare tale risposta. In parallelo, nell'ambito delle routinarie attività di farmacovigilanza e vaccinovigilanza è stato implementato un sistema di sorveglianza attiva delle reazioni avverse alla vaccinazione anti-COVID-19 quale aspetto essenziale a supporto di qualunque piano di prevenzione vaccinale. Da ultimo, l’Università di Catanzaro parteciperà attivamente al suddetto progetto finanziato da EMA “Covid Vaccine Monitor”.
È quindi chiara l’importanza del progetto Vaccine Covid Monitor (si trova qui www.ilmiovaccinocovid19.it dove è spiegato l’obiettivo e sono date tutte le informazioni necessarie) che permetterà di dare risposte a eventi occorsi nella popolazione vaccinata ai quali troppo spesso la stampa ha dato corso a ipotesi quasi sempre basate su speculazioni in quanto prive di sufficienti dati scientifici a sostegno. Data l’importanza strategica della campagna vaccinale in corso, unico modo per sconfiggere la pandemia, è oltremodo opportuno che la popolazione sia informata nel modo più corretto, cioè con dati sostenuti da evidenze scientifiche, sui vantaggi e sui rischi che tale vaccinazione può comportare. Il progetto potrà dare una risposta certa tanto più numerosa sarà la partecipazione attiva al progetto da parte dei vaccinati. Tutti coloro che riceveranno prossimamente la prima dose di vaccino anti-COVID19 sono invitati a registrarsi alla web-app www.ilmiovaccinocovid19.it entro 48 ore dalla ricezione del vaccino e a contribuire a questo importante progetto a tutela del benessere proprio e dell’umanità.
Gianni Sava – Coordinatore SIF Magazine