La vitamina C: dove si trova e come arriva nel nostro organismo?
La vitamina C, chiamata anche acido ascorbico, è una sostanza prodotta da moltissime piante e animali ma non dall’uomo, a causa dell’assenza dell’enzima necessario per la sua produzione.
La vitamina C è una sostanza che si scioglie rapidamente in qualsiasi soluzione acquosa e che noi assumiamo con gli alimenti. L’assorbimento avviene nell’intestino attraverso il processo digestivo; di solito ne viene assorbita solo una parte della quantità ingerita con il cibo, generalmente il 70%, ma in caso di esigenze particolari si può arrivare ad assorbirne anche il 95%, cioè praticamente tutta quella ingerita.
Una volta assorbita, la vitamina C viene trasportata dal sangue agli organi che la useranno. La quantità di vitamina C assorbita e non utilizzata, viene conservata in apposite riserve che si trovano nel fegato, nel cervello, nei muscoli e nei globuli rossi.
Nel caso in cui il suo apporto alimentare non sia sufficiente e/o il suo consumo sia cresciuto rispetto alla norma, l’organismo “pesca” la vitamina C da queste riserve che, nel caso non si ripristini un suo adeguato apporto alimentare, si possono ridurre velocemente.
Al contrario, quando l’apporto di vitamina C eccede ampiamente il proprio fabbisogno giornaliero, il suo eccesso viene rapidamente eliminato dal nostro organismo attraverso le urine.1
Ma, quali sono le funzioni che svolge la vitamina C nel nostro organismo?
Tra le funzioni fisiologiche della vitamina C c’è quella di agire come antiossidante e di aiutare a portare a termine diverse reazioni biologiche delle nostre cellule in vari apparati.
Più in dettaglio, la vitamina C interviene nella produzione di adrenalina, un importante neurotrasmettitore presente nel cervello ma anche in diversi altri organi, ed è coinvolta nella sintesi del collagene, una componente importante della pelle e, più in generale, del tessuto connettivo.
Si sa che in carenza di vitamina C sono rallentati i processi di cicatrizzazione e possono esserci frequenti sanguinamenti gengivali che, in caso di carenze molto gravi del suo apporto con la dieta, possono evolvere nella malattia chiamata scorbuto.
La vitamina C è anche importante per facilitare l’assorbimento intestinale del ferro (anch’esso rientra nella categoria dei nutrienti essenziali), un elemento necessario e fondamentale per la produzione di globuli rossi maturi e capaci di trasportare l’ossigeno dai polmoni agli altri organi e tessuti.
Infine, ma non meno importante, la vitamina C svolge un ruolo chiave per la corretta funzionalità del sistema immunitario.
Infatti, la vitamina C interviene già nelle prime fasi della risposta immunitaria, quando i neutrofili, i macrofagi e le altre cellule della risposta immunitaria innata, migrano verso il sito di infezione; qui, soprattutto i neutrofili, producono delle sostanze ossidanti (chiamate ROS) utili a distruggere batteri, virus e funghi che poi i macrofagi eliminano definitivamente attraverso il processo denominato fagocitosi.
Il ruolo della vitamina C in questo processo è quello di facilitare la migrazione dei neutrofili e dei macrofagi nel tessuto nel quale si trovano i patogeni e di agire come antiossidante, rimuovendo le ROS alla fine della loro funzione antiinfettiva, così proteggendo i neutrofili dagli effetti tossici che queste sostanze potrebbero avere anche contro essi stessi.
Infine, la vitamina C contribuisce anche a mettere fine alle attività richieste alle cellule del sistema immunitario nel processo di difesa dai patogeni. Infatti, quando le cellule del sistema immunitario hanno terminato il proprio lavoro e non sono più in grado di svolgere correttamente le proprie funzioni di neutralizzazione dei patogeni, la vitamina C ne favorisce l’eliminazione, mediata dal processo fisiologico chiamato apoptosi (morte cellulare programmata), e in questo modo facilita la risoluzione della condizione infiammatoria.
Più ancora in generale, l’azione antiossidante della vitamina C gioca un ruolo importante nel processo di maturazione e caratterizzazione dei linfociti, assicurando il corretto equilibrio tra le sottospecie linfocitarie con diversa attività infiammatoria.2,3
Quale è la dose giornaliera di vitamina C raccomandata?
Fatte tutte le considerazioni riportate nei paragrafi precedenti, si intuisce che la razione giornaliera raccomandata (RDA) per la vitamina C può variare in base alle richieste dell’individuo in quello specifico momento e può dipendere dal sesso, dall’età ma anche dallo stato di gravidanza o di allattamento.
Da noi, la RDA raccomandata per gli uomini è di 105 mg/giorno, di 85 mg/giorno per le donne e di 45 mg/giorno per i bambini di età tra i 4 e i 6 anni. Tra le categorie che potrebbero richiedere un aumentato apporto di vitamina C, ci sono gli anziani, in cui, spesso a causa di malnutrizione, si osservano anche carenze di altre vitamine, i fumatori e i diabetici, soggetti in cui lo stress ossidativo è maggiore, e gli atleti che praticano attività sportiva molto intensa.
La carenza di vitamina C può essere dovuta sia a un insufficiente apporto attraverso gli alimenti sia a una alterazione del suo assorbimento ma anche a un eccessivo consumo della stessa a seguito di particolari condizioni (per esempio nel caso di malattie acute come le infezioni, l’infarto del miocardio e la pancreatite).
È sufficiente l’apporto con i cibi a soddisfare i fabbisogni giornalieri di vitamina C?
Si, in generale la maggior fonte di vitamina C con cui soddisfiamo il nostro bisogno proviene dalla dieta. Ci sono diversi alimenti ricchi di vitamina C. Tra questi, tutta la frutta (in particolare gli agrumi, i frutti di bosco, il melone, il kiwi, l’anguria) e la verdura fresca (in particolare i peperoni, gli asparagi, gli spinaci, i broccoli, le cime di rapa, i cavoli e i cavolfiori, le patate e i pomodori).
Il consumo nel corso della giornata di 5 porzioni di frutta o verdura fresca è, di norma, sufficiente a soddisfare il fabbisogno giornaliero di vitamina C, fornendo infatti approssimativamente circa 200-250 mg di questa vitamina.
In alcuni casi, soprattutto in caso di necessità, sono disponibili integratori alimentari contenenti vitamina C. In particolare le formulazioni a lento rilascio favoriscono un migliore assorbimento e garantiscono il raggiungimento di livelli plasmatici adeguati di questa sostanza essenziale.
La vitamina C è presente sia in integratori in cui c’è solo lei o in altri in cui la vitamina C si presenta assieme a sali minerali come zinco o magnesio e calcio, la cui funzione è quella di migliorare il suo assorbimento.
Può succedere, infatti, che in particolari individui più sensibili, l’assunzione di integratori di vitamina C possa causare disturbi gastrointestinali come gonfiore e diarrea. Infine esistono formulazioni di integratori in cui la vitamina C è presente in combinazione con altre vitamine.
È bene comunque ricordare che la presenza di integratori non deve sostituirsi a una dieta equilibrata capace di fornire i quantitativi di vitamina C necessari e che una dieta normale è più che sufficiente a fornire l’apporto giornaliero necessario di vitamina C alla maggior parte delle persone.
Cosa succede in caso di un eccessivo apporto di vitamina C?
Diciamo subito che non è facile avere un eccesso di vitamina C nel corpo. Per ottenere questo è necessario un apporto tale che porti a superare i 2g/giorno (10 volte oltre la dose normale).
Normalmente, la dose eccessiva di vitamina C assunta viene facilmente e rapidamente eliminata dai reni con le urine. I problemi potrebbero subentrare negli individui con patologie renali i quali potrebbero più facilmente incorrere nel suo accumulo con conseguente aumentato rischio di effetti collaterali che, come già detto poco sopra, sono prevalentemente diarrea osmotica e sensazione di gonfiore.
In soggetti particolarmente predisposti, l’apporto eccessivo di vitamina C può causare la formazione di calcoli renali. Anche i soggetti affetti da favismo devono stare attenti a non abusare con l’apporto di vitamina C che potrebbe far superare le concentrazioni fisiologiche di questa vitamina.
È vero che la vitamina C protegge dalle infezioni?
La risposta corretta a questa domanda è no.
Era solo un’ipotesi basata sul presupposto che, avendo la capacità di modulare le risposte del sistema immunitario, il consumo di vitamina C potesse prevenire l’insorgenza del raffreddore e di altre malattie da raffreddamento, in particolare quelle che coinvolgono le vie respiratorie.
In realtà, nonostante siano stati fatti vari studi per provare questa ipotesi, nella popolazione generale non è emerso nessun nesso tra vitamina C e le infezioni delle vie respiratorie. Solamente in particolari condizioni, infatti, è stato evidenziato che bassi livelli di vitamina C possano ridurre le risposte del sistema immunitario contro gli agenti infettivi causativi di queste patologie.
Questo è il caso dei soggetti anziani e debilitati, dei diabetici, dei fumatori o dei soggetti con patologie cardiovascolari per i quali il ripristino di adeguati livelli di vitamina C potrebbe risultare utile. La vitamina C non sarebbe comunque in grado di prevenire l’insorgere dell’infezione, ma contribuirebbe a ridurre la durata della patologia.3
C’è qualcosa di vero sul fatto che la vitamina C aiuti a superare la CoViD-19?
Nel caso dell’infezione da SARS-CoV-2, non ci sono dati sufficienti che supportino la tesi che un più alto consumo di vitamina C favorisca una possibile riduzione della gravità della CoViD-19.
Si è però notato che le manifestazioni più gravi insorgono nei pazienti con carenza di vitamina C e vitamina D 4 . Non è ancora chiaro se la carenza di vitamina C sia un effetto della malattia. Non è infatti insolito osservare livelli di vitamina C più bassi nei pazienti ricoverati per infezioni o dopo interventi chirurgici.5
Nei casi più gravi dell’infezione da CoViD-19, i pazienti vanno incontro a una sindrome più generalizzata, la sindrome da distress respiratorio (ARDS), che causa anche un maggiore consumo di vitamina C.
Ad alcuni pazienti in queste condizioni è stata somministrata vitamina C per infusione venosa, sempre in associazione ad altri farmaci. Dai primi risultati osservati, sembrerebbe che l’aggiunta di vitamina C alla terapia possa avere un effetto benefico, riducendo i livelli di alcune sostanze infiammatorie6 e la durata della ventilazione assistita e del ricovero in terapia intensiva.7
Va però sottolineato che, anche in questo caso, le evidenze scientifiche non sarebbero sufficienti per poter dare un parere definitivo sull’utilità di un supporto di vitamina C nei soggetti CoViD-19 positivi, e bisognerà attendere l’esito di studi adeguatamente pianificati con una numerosità del campione che non permetta di avere dubbi sulla reale efficacia.3,4
Riferimenti bibliografici:
1 Padayatty. Vitamin C physiology: the known and the unknown and Goldilocks .Oral Dis (2016). doi:10.1111/odi.1244
2 Minkyung. The Role of Vitamin C, Vitamin D, and Selenium in Immune System against COVID-19.Molecules (2020). doi: 10.3390/molecules25225346
3 Cerullo. The Long History of Vitamin C: From Prevention of the Common Cold to Potential Aid in the Treatment of COVID-19. Front Immunology (2020) doi: 10.3389/fimmu.2020.574029
4 Name Zinc, Vitamin D and Vitamin C: Perspectives for COVID-19 With a Focus on Physical Tissue Barrier Integrity. Front in Nutrition (2020). 10.3389/fnut.2020.606398
5 Carr. Patients with Community Acquired Pneumonia Exhibit Depleted Vitamin C Status and Elevated Oxidative Stress. Nutrients (2020) doi:10.3390/nu12051318
6 Hiedra R. The use of IV vitamin C for patients with COVID-19: a case series. Expert Rev Anti Infect Ther (2020) 1–3. doi:10.1080/14787210.2020.1794819
7 Hemila H. Vitamin C can shorten the length of stay in the ICU: a meta-analysis. Nutrients. (2019) 11:708. doi: 10.3390/nu11040708