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Psicofarmaci nell’anziano: interazioni, reazioni avverse e uso inappropriato

6 agosto 2020

Psicofarmaci nell’anziano: interazioni, reazioni avverse e uso inappropriato
Ansia, insonnia, depressione, sono molto frequenti nell’anziano e spesso richiedono un trattamento farmacologico. In situazioni più gravi, come le demenze, è richiesto sovente un trattamento, a domicilio o nelle residenze assistite, che comprende un cocktail di numerosi farmaci specifici. Inoltre, la popolazione anziana consuma una quantità notevole di farmaci da prescrizione e da banco. Questi fattori, combinati con le variazioni dei parametri farmacocinetici e farmacodinamici legate all'età, rendono la popolazione anziana più suscettibile alle interazioni farmacologiche e alle reazioni avverse da farmaco e, per alcuni psicofarmaci, ad un aumento del rischio di dipendenza.

Quali sono le principali reazioni avverse provocate da psicofarmaci nell’anziano?

Le reazioni avverse da psicofarmaci sono molto numerose ed eterogenee e, soprattutto nell’anziano, difficilmente riconoscibili a causa dei numerosi farmaci assunti quotidianamente1.

Una tra le più studiate è la frattura (soprattutto del femore) da cadute provocate da un uso inappropriato di benzodiazepine2.

Infatti, le benzodiazepine possono indurre marcata sedazione, vertigini, confusione mentale e rallentamento dei riflessi nell’anziano. Questi effetti possono facilitare le cadute e le fratture. Si è dimostrato che l’uso concomitante di altri farmaci che possono potenziare l’effetto delle benzodiazepine aumenta il rischio di fratture.

Un’altra reazione avversa frequente è il cosiddetto delirium dell’anziano1.

Il delirium è un disturbo acuto, fugace, in genere reversibile e fluttuante, dell'attenzione, dello stato cognitivo e del livello di coscienza.

Tra le cause più frequenti di delirium vi sono alcuni farmaci, soprattutto farmaci anticolinergici (n.b. alcuni antidepressivi hanno azioni anticolinergiche), farmaci psicoattivi (benzodiazepine, antipsicotici e antidepressivi), e oppioidi.

E poi ci sono psicofarmaci che danno un rischio di dipendenza.

È accertato che le benzodiazepine, se usate per un lungo periodo, danno luogo a dipendenza.

Questa si manifesta con diversi sintomi: impossibilità a prendere sonno senza l’ausilio di questi farmaci e una sindrome da astinenza caratterizzata da ansia, agitazione e tremori che interviene se si interrompe bruscamente l’assunzione del farmaco.

Pertanto, è consigliabile utilizzare le benzodiazepine per un periodo limitato e alle dosi più basse possibili, compatibili con l’effetto farmacologico cercato, interrompere la loro assunzione con gradualità e mai assumerle al di fuori dell’indicazione del proprio medico curante.

Al contrario, i farmaci antidepressivi non danno dipendenza, ma vanno spesso assunti per lunghi periodi e in maniera continuativa in quanto la depressione è una malattia cronica recidivante, i cui sintomi tendono a riproporsi se la terapia viene interrotta anche per brevi periodi.

Anche per questi farmaci, tuttavia, la sospensione deve essere graduale.

Quali sono i farmaci che interagiscono più frequentemente con gli psicofarmaci?

La lista è potenzialmente molto lunga, anche se spesso, fortunatamente, queste potenziali interazioni non hanno rilevanza clinica evidente.

È importante che il paziente riferisca al medico in modo accurato la lista dei medicinali o di qualsiasi altro prodotto (nutraceutico, erboristico, etc.) che già assume e riferisca di sintomi o fastidi comparsi durante la terapia farmacologica.

Alcuni farmaci che bloccano o che potenziano il metabolismo di altri farmaci sono frequentemente causa di pericolose interazioni farmacologiche.

Inoltre, per gli psicofarmaci dobbiamo considerare anche le azioni sinergiche con altri farmaci che deprimono il sistema nervoso, tra cui alcol, oppioidi, antistaminici, miorilassanti, antiepilettici.

Questi, se assunti in concomitanza con altri farmaci psicoattivi, possono provocare uno stato di torpore, di rallentamento delle funzioni cognitive e dei riflessi che sovente limita l’autosufficienza, soprattutto nei pazienti anziani, e predispone al rischio di incidenti domestici.

Se l’anziano soffre di patologie epatiche o renali concomitanti?

È importante sottolineare che le interazioni tra farmaci sono molto frequenti e potenzialmente pericolose nell’anziano, non solo perché vengono assunti numerosi farmaci, ma anche perché vi sono spesso delle malattie del fegato o dei reni che compromettono i processi di eliminazione dei farmaci e favoriscono pericolosi accumuli degli stessi nell’organismo.

Per esempio, è dimostrato che alcune benzodiazepine aumentano notevolmente la loro emivita nei pazienti affetti da patologie epatiche o renali e, pertanto, se assunte per l’insonnia possono avere degli effetti sedativi che permangono anche dopo il risveglio, con le conseguenze già descritte3.

Quali sono i consigli per gli anziani che assumono psicofarmaci?

Il consiglio più importante è quello di evitare il “fai da te”, ma rivolgersi sempre al proprio medico anche quando si intende assumere farmaci da banco e prodotti “naturali”.

Inoltre, si raccomanda di non iniziare mai una terapia in autonomia per problemi di ansia, insonnia o depressione e, se si è in terapia con farmaci per queste patologie, di evitare bevande alcoliche.

In generale, una buona comunicazione tra il personale sanitario, i pazienti e i familiari è fondamentale per garantire un’ottimale terapia psicofarmacologica nell’anziano.

Diversi studi hanno dimostrato che se il medico o il farmacista discutono con il paziente anziano della sua terapia (il cosiddetto “intervento breve”) e illustrano con chiarezza i vantaggi e gli svantaggi dei farmaci che assume, questo porta ad una marcata riduzione (o una completa interruzione) dell’uso inappropriato di benzodiazepine (oltre ad altri farmaci come i FANS in autoprescrizione), con riduzione del rischio di interazioni farmacologiche e altri innegabili vantaggi per il paziente anziano fragile4,5.

 

Riferimenti bibliografici

 

Davies, E.A. & O'Mahony, M.S. (2015) Adverse drug reactions in special populations - the elderly. Br. J. Clin. Pharmacol., 80, 796-807.

Carrier, H., Cortaredona, S., Philipps, V., Jacqmin‐Gadda, H., Tournier, M., Verdoux, H. & Verger, P. (2020) Long‐term risk of hip or forearm fractures in older occasional users of benzodiazepines. Br. J. Clin. Pharmacol.

Zint, K., Haefeli, W.E., Glynn, R.J., Mogun, H., Avorn, J. & Stürmer, T. (2010) Impact of drug interactions, dosage, and duration of therapy on the risk of hip fracture associated with benzodiazepine use in older adults. Pharmacoepidemiology and Drug Safety, 19, 1248-1255.

Tannenbaum, C.; Martin, P.; Tamblyn, R.; Benedetti, A.; Ahmed, S. Reduction of Inappropriate Benzodiazepine Prescriptions Among Older Adults Through Direct Patient Education. JAMA Internal Medicine 2014, 174, 890, doi:10.1001/jamainternmed.2014.949.

Martin, P.; Tamblyn, R.; Benedetti, A.; Ahmed, S.; Tannenbaum, C. Effect of a Pharmacist-Led Educational Intervention on Inappropriate Medication Prescriptions in Older Adults. JAMA 2018, 320, 1889, doi:10.1001/jama.2018.16131.

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