Quanto tempo il virus permane nell’aria espirata?
Un lavoro del marzo scorso, sulla prestigiosa rivista NEJM [1] ha misurato la persistenza di SARS-CoV-2 in un aerosol, formato da aria e goccioline molto più piccole e leggere di quello emesse parlando o, peggio, tossendo, preparato in laboratorio con l’intento di mimare la possibile persistenza del virus nell’umidità dell’aria espirata.
I valori ottenuti riportano che dopo 1 ora il 50% delle particelle virali era ancora nell’aerosol.
Al momento, questi dati hanno un solo valore teorico, utile per evidenziare l’esistenza del fenomeno, perchè la permanenza del virus nell’aria è stata misurata in un contenitore chiuso, in condizioni di carica virale costante, mentre l’aria espirata viene rapidamente diluita nell’aria circostante e dispersa dalle correnti.
E sulle superfici su cui si deposita?
Lo stesso lavoro citato sopra ha analizzato, in laboratorio, anche la persistenza di SARS-CoV-2 sulla plastica, sull’acciaio, sul rame e sul cartone.
I dati hanno evidenziato che il virus permane per molte ore su plastica (si misura ancora il 50% della carica originale dopo 7 ore e il 12% dopo 21 ore) e acciaio (50 % dopo 5 ore e 12% dopo 16 ore).
La permanenza del virus sul cartone è molto più breve (50% dopo 3 ore e mezza) e più ancora per il rame (50% dopo 45 minuti). Durante questo tempo il virus si disattiva più o meno velocemente e perde la sua capacità infettante [1].
Si può eliminare il virus con la temperatura?
La struttura del virus è fondamentale per identificare i modi per inattivarlo.
Lo strato esterno di SARS-CoV-2 è chiamato pericapside o envelope, ed è formato da glicoproteine e lipidi, molecole che costituiscono anche la membrana cellulare delle cellule umane. La presenza del pericapside rende il virus sensibile al calore. Il calore infatti determina la sua denaturazione/distruzione.
L’OMS riporta che l’esposizione a 56 °C per 30 minuti è sufficiente per inattivare completamente il virus [2].
Ma allora è vero che con la buona stagione il virus sparirà?
No, non sparirà. Non facciamoci illusioni, non abbiamo dati solidi per presupporre che l’atteso aumento della temperatura con la buona stagione (primavera-estate) possa rallentare la diffusione del virus.
Quindi per eliminare il virus ci dobbiamo affidare ai disinfettanti, ma quali?
Studi sul potere disinfettante degli agenti chimici evidenziano che SARS-CoV-2 può essere inattivato da soluzioni di alcol etilico (etanolo), perossido di idrogeno (la comune acqua ossigenata) e ipoclorito di sodio (varichina o candeggina) a cui è esposto per almeno 1 minuto.
Altri agenti, noti come disinfettanti, quali benzalconio cloruro e clorexidina risultano meno efficaci [3]. Il principale meccanismo d’azione dell’alcol etilico è la sua capacità di denaturare le proteine, tra cui quelle con cui il virus si attacca alle cellule ospiti, accanto ad una potente azione disidratante.
Da studi condotti su altri ceppi virali è stato visto che le soluzioni di alcol etilico diluite con acqua (quindi non assolute) hanno una maggiore attività disinfettante [4]. L’ipoclorito di sodio invece, presenta un’azione ossidante con degradazione dei lipidi presenti nel pericapside virale.
Per la detersione delle mani sono attivi anche i comuni saponi che agiscono sciogliendo la componente lipidica del pericapside virale. La detersione delle mani con un comune sapone deve essere eseguita per almeno un minuto.
In assenza di acqua si può ricorrere ai cosiddetti igienizzanti per le mani (gel idroalcolici) contenenti alcol.
Qual’è l’uso corretto dei disinfettanti?
Gli agenti disinfettanti, così come i detergenti (saponi), devono essere utilizzati con molta attenzione per evitare che le pratiche di igiene non alterino il sottile film idrolipidico della cute che ha un importante ruolo di barriera.
Il lavaggio troppo frequente può causare secchezza della cute stessa, dermatite, lacerazione degli strati superficiali della cute e, nei casi più gravi, infezione da parte di agenti opportunisti (funghi, batteri) che entrano attraverso le fessurazioni provocate dall’estrema disidratazione.
Queste situazioni si possono però facilmente prevenire con l’uso di creme protettive idratanti.
Posso preparare da me la soluzione disinfettante con comuni prodotti per igiene della casa?
Si certamente, ma è necessario prestare molta attenzione in quanto molte delle preparazioni casalinghe possono risultare inefficaci o addirittura pericolose con conseguente rischio di intossicazione.
La pericolosità di questi rimedi fai da te è dovuta alla natura chimica delle sostanze utilizzate, ad un errato utilizzo dei reagenti e alla mancata disposizione di apposite misure precauzionali.
L’ipoclorito di sodio è irritante per pelle, naso e occhi, mentre l’alcol è pericoloso in quanto infiammabile. Per questo motivo, è bene indossare protezioni personali quali guanti e occhiali (per proteggersi da eventuali schizzi). È bene arieggiare le stanze, sia durante che dopo l’uso e tenere questi prodotti lontano da bambini ed animali.
Il Centro Antiveleni dell’Ospedale Niguarda ha recentemente lanciato un allarme in quanto, dall’inizio dell’emergenza SARS-CoV-2, le richieste di consulenza per intossicazione domestica da disinfettati è aumentata circa del 65%, e fino al 135% nella fascia di età inferiore ai 5 anni.
Le cause principali sono l’uso eccessivo di disinfettanti per sterilizzare mascherine protettive, che comporta l’inalazione della sostanza chimica, la miscelazione di disinfettanti chimicamente incompatibili, con formazione di fumi tossici (l’ipoclorito di sodio mescolato con ammoniaca o detergenti acidi per la casa può sviluppare cloro gassoso che ha effetto soffocante ed è altamente tossico) e la poca attenzione alla conservazione degli stessi con uso improprio da parte dei bambini.
Quali sono le superfici che vanno disinfettate?
Non è necessario disinfettare tutta casa: basta solo sanificare le superfici che più facilmente ricevono un contatto con l’esterno.
• Ambienti e superfici di passaggio esterno-interno di casa: pavimenti, le superfici di eventuali tavolini portaoggetti, chiavi e maniglia della porta d’ingresso, corrimano, superfici del citofono e campanello, interruttori.
• Piccole superfici e apparecchiature: per disinfettare superfici sensibili come ad esempio la tastiera del computer o smartphone la soluzione migliore è di passarci sopra un panno di carta (da buttare subito dopo) imbevuto di alcol etilico al 70% (vedi sotto per la preparazione).
• Utilizzo dell’automobile: maniglie di apertura esterne ed interne e tutte le superfici di frequente contatto con le mani (freno a mano, volante, quadro radio, ecc…).
• Acquisto beni di prima necessità: non introdurre la busta della spesa in casa, lasciare all’ingresso e trasferire le confezioni una alla volta. Sanificare a fondo con le soluzioni indicate (meglio etanolo e perossido di idrogeno) tutte le confezioni CHIUSE prima di introdurle in cucina.
Ma quanto è probabile che i prodotti che compriamo siano stati contaminati?
Non dobbiamo pensare di essere accerchiati da superfici infette. Dobbiamo sempre ragionare in termini probabilistici e di carica virale.
Ad esempio, la confezione che abbiamo comperato al supermercato (lo stesso vale per maniglie, corrimano, ecc.) è stata maneggiata da un dipendente possibilmente sano, che ha utilizzato molto probabilmente, come da norma, guanti e mascherina e che, in ogni caso, per creare una carica virale significativa, avrebbe dovuto tossire o starnutire senza protezioni direttamente sulla confezione.
La necessaria concomitanza di questi eventi abbassa la probabilità del suo verificarsi.
Inoltre, la carica virale e la vitalità del virus diminuiscono al passare del tempo e, anche se non vi sono dati diretti per SARS-CoV-2, le ricerche sugli altri virus simili hanno dimostrato che un contatto di 5 secondi con la superficie infetta provoca un passaggio del virus alle mani che varia fra il 5 e il 15 %.
Quindi, un comportamento consapevole, che utilizzi gli opportuni accorgimenti e le misure igieniche necessarie, è sufficiente per difendersi da un possibile contagio per contatto.
Ecco allora alcuni accorgimenti pratici per preparare da me disinfettanti in modo sicuro.
Esempio 1. Soluzione di ipoclorito di sodio allo 0,1% - per superfici -
La candeggina che si acquista al supermercato ha una concentrazione intorno al 5%.
Per un volume finale di 100 ml di soluzione di candeggina al 0.1%:
• Utilizzare un recipiente graduato da risciacquare accuratamente dopo l’utilizzo.
• Aggiungere 100 ml di acqua distillata (acquistabile al supermercato).
• Aggiungere 2 ml (circa un cucchiaino da caffè) di candeggina al 5%.
Esempio 2. Soluzione di Alcol Etilico (o etanolo) al 70% - uso cutaneo o per superfici -
L’etanolo al 95-96% si può acquistare al supermercato nella sezione alcolici.
Per un volume finale di 100 ml di soluzione alcolica circa al 70%:
• Utilizzare un recipiente graduato da risciacquare accuratamente dopo l’utilizzo.
• Aggiungere 70 ml di etanolo.
• Aggiungere 30 ml acqua distillata.
Esempio 3. Soluzione di acqua ossigenata allo 0,5% - uso cutaneo o per superfici -
Il perossido di idrogeno sotto forma di soluzione disinfettante cutanea al 3% (la concentrazione può espressa anche in “volumi”: 3% corrisponde a 10 volumi) si può acquistare al supermercato o in farmacia.
Per un volume finale di 100 ml di soluzione di perossido di idrogeno circa allo 0,5%:
• Utilizzare un recipiente graduato da risciacquare accuratamente dopo l’utilizzo.
• Aggiungere 80 ml di acqua distillata (acquistabile al supermercato).
• Aggiungere 20 ml di soluzione di acqua ossigenata al 3%.
Riferimenti bibliografici:
[1] van Doremalen N et al., Aerosol and Surface Stability of SARS-CoV-2 as Compared with SARS-CoV-1. NEJM, March 2020 DOI: 10.1056/NEJMc2004973
[2] WHO Report. “First data on stability and resistance of SARS coronavirus compiled by members of WHO laboratory network.” Accessed 2020 Mar 20.
[3] Kampf et al., Persistence of coronaviruses on inanimate surfaces and their inactivation with biocidal agents. Journal of Hospital Infection Volume 104, Issue 3, March 2020, Pages 246-251
[4] Ali Y et al., Disinfection, sterilization, and preservation. Philadelphia: Lippincott Williams & Wilkins, 2001:229-54
Sitografia: