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Farmaci e interazioni: cosa sono e come evitarle

8 aprile 2020

Farmaci e interazioni: cosa sono e come evitarle
Quando si fa uso di più farmaci o sostanze naturali contemporaneamente bisogna assicurarsi che non abbiano delle interazioni che potrebbero compromettere la loro efficacia o addirittura la nostra salute.

Interazioni tra farmaci: cosa sono?

Le interazioni tra farmaci possono essere intese come quelle condizioni che si verificano quando assumiamo più farmaci allo stesso tempo, o farmaci e sostanze naturali (prodotti erboristici o integratori), o alimenti, che possono determinare uno scarso effetto del farmaco o addirittura possono indurre effetti tossici.

Quando assumiamo dei farmaci, soprattutto per bocca, dobbiamo seguire alcune regole che possono essere suggerite dal medico curante o dal farmacista, dopo averli informati di tutti i farmaci o eventuali altre sostanze di cui facciamo uso.

Farmaci e cibo: quando assumerli?

In generale la maggior parte dei farmaci dovrebbe essere assunta a stomaco vuoto (quindi 1 ora prima o 2 ore dopo un qualsiasi pasto) per garantire il maggior assorbimento da parte della mucosa dell’intestino.

Ovviamente con delle eccezioni, infatti, farmaci antinfiammatori come l’acido acetilsalicilico, ibuprofene, nimesulide, ketoprofene e altri che appartengono alla categoria nota come FANS (farmaci antinfiammatori non steroidei) è consigliabile assumerli a stomaco pieno.

Gli antinfiammatori infatti possono danneggiare la mucosa dello stomaco e provocare irritazioni (sensazioni di bruciore) che possono anche diventare gastrite e in certi casi ulcere (lesioni che possono anche sanguinare e necessitare di ricovero ospedaliero). Ovviamente a stomaco pieno (solitamente dopo pranzo e/o cena) devono anche essere assunti farmaci che riducono la glicemia o il colesterolo, perché per agire è necessario che si abbia assunto alimenti contenenti zuccheri o grassi.

Tranne questi casi particolari, altri farmaci di uso comune come gli antibiotici andrebbero assunti a stomaco vuoto. La ragione principale di assumere gli antibiotici a stomaco vuoto è che, per le loro caratteristiche (chimico-fisiche) in presenza di altre sostanze come i nutrienti del cibo, non sarebbero bene assorbiti a livello intestinale.

Se non vengono assorbiti si aumenta il rischio di alterazione della flora batterica intestinale, ma soprattutto una scarsa efficacia sulla patologia per la quale si stava assumendo l’antibiotico.

In alcuni casi particolari, anche l’acqua ricca di minerali può interferire con l’assorbimento dei farmaci, come nel caso dell’alendronato, un farmaco della classe dei bifosfonati che viene prescritto per l’osteoporosi.

In questo caso si raccomanda l’uso di acqua naturale povera di minerali per assumere il farmaco. Ci sono inoltre interazioni tra farmaci e alcuni cibi che meritano delle precisazioni a parte.

Farmaci e pompelmo

Il pompelmo è un agrume spesso suggerito nelle diete, in quanto contiene grandi quantità di naringenina che ha numerose proprietà che aiutano a perdere peso.

La naringenina però è anche in grado di ridurre la funzionalità di alcuni enzimi del fegato. In particolare, la naringenina inibisce una famiglia di enzimi chiamata citocromo P450 (sottotipo 3A4), coinvolta nel metabolismo di molti farmaci (il processo che talvolta serve ad attivare e in molti altri casi a eliminare i farmaci).

L’inibizione del citocromo causa perdita dell’effetto atteso del farmaco o addirittura può causare tossicità. Alcuni dei farmaci che subiscono l’effetto negativo del pompelmo sono i contraccettivi, gli ansiolitici, le statine, gli antipertensivi, i chemioterapici e alcuni antibiotici.

Negli anni ’70 l’uso della pillola anticoncezionale divenne molto comune dopo l’introduzione della legge sull’aborto e sul divorzio.

In quegli stessi anni furono identificate alcune delle proprietà benefiche del pompelmo e vennero introdotte le prime diete a base di succo di pompelmo, ma ancora non erano note le sue interferenze con i farmaci. L’evento ebbe come conseguenza un significativo aumento delle gravidanze indesiderate.

Farmaci e integratori

Alcuni prodotti erboristici e integratori possono fungere quasi da veri e propri farmaci, anche se spesso le dosi consigliate non hanno un comprovato effetto biologico.

Spesso si ha la tendenza a considerare i prodotti naturali come prodotti sicuri e di conseguenza non si comunica al medico o al farmacista, cioè al professionista che ci prescrive (il medico) o ci consiglia un farmaco (il farmacista), che cosa si sta assumendo.

Oltre al succo di pompelmo, di cui abbiamo detto, anche il ginseng interferisce con farmaci e in particolare con alcuni anticoagulanti (warfarin nello specifico) e con antidepressivi, provocando eventi avversi anche gravi.

Il peperoncino rosso che contiene la capsaicina, nota per alcune proprietà antinfiammatorie, può interferire con l’assorbimento di farmaci attivi sul sistema cardiovascolare, come gli ACE-inibitori.

Anche l’iperico (o erba di San Giovanni), usato come antidepressivo naturale, riduce l’efficacia di anticoagulanti, anticoncezionali, antidepressivi e chemioterapici perché induce e stimola l’attività degli enzimi del metabolismo, favorendo una più veloce eliminazione del farmaco.

Integratori ricchi di sali minerali (come magnesio, ferro e zinco) e vitamine come la vitamina K e la vitamina D, se consumati in eccesso o in concomitanza con l’assunzione di farmaci, possono ridurne l’effetto o causare tossicità.

In alcuni casi il farmaco prescritto potrebbe proprio essere un integratore, come nel caso del ferro per le anemie, per assumere il quale bisogna essere a stomaco vuoto e usare acqua o succhi di frutta ricchi in vitamina C, mentre sono da evitare latte, caffè, the, cioccolato, vino o bevande gassate che ne riducono drasticamente l’assorbimento.

Interazioni tra diversi tipi di farmaci

Molte persone fanno uso per lunghi periodi di farmaci, tanto da considerare il momento in cui li assumono parte della propria routine.

Questo può essere il caso di farmaci anticoncezionali, farmaci per l’apparato cardiovascolare o per il diabete, per disfunzioni della tiroide o ancora per l’epilessia. Se si fa uso di queste classi di farmaci bisogna stare molto attenti ed evitare le automedicazioni.

Ecco alcuni esempi specifici.

Chi fa uso di ciclosporina (soggetti trapiantati o con malattie autoimmuni), anticoncezionali e warfarin (soggetti con problemi cardio-cerebro-vascolari), non dovrebbe assumere specialità medicinali come gli antiepilettici (carbamazepina e fenitoina), antibiotici (rifampicina, usata per trattare la tubercolosi) e iperico (antidepressivo spesso venduto come integratore), in quanto sono induttori del citocromo P450 e di conseguenza riducono l'efficacia dei sopracitati farmaci.

Sempre sul citocromo P450 agiscono, ma da inibitori, i farmaci antimicotici itraconazolo e ketoconazolo.

Se assunti per bocca, questi possono determinare un prolungamento del tempo di azione di farmaci come il warfarin (ed il suo effetto anticoagulante), della ciclosporina (con rischio di tossicità renale), e di farmaci usati per ridurre il colesterolo, come simvastatina e atorvastatina (con rischio di danno e necrosi muscolare).

Le statine, di norma utilizzate per ridurre il colesterolo, sono da evitare in combinazione con molti farmaci, tra cui i fibrati (utilizzati per ridurre i trigliceridi) e la ciclosporina perché aumenta il rischio di danno muscolare (miopatia).

I soggetti diabetici che fanno uso di ipoglicemizzanti orali non dovrebbero assumere cotrimossazolo (un antibiotico composto da sulfametossazolo e trimetoprim) perché può provocare ipoglicemia, rallentando il metabolismo degli ipoglicemizzanti e quindi la loro eliminazione.

È sempre bene, per evitare interazioni pericolose, informare il medico o il farmacista, di quali farmaci, integratori o altri prodotti si sta facendo uso, prima di iniziare un nuovo trattamento.

 

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