Vaccini e tumori
Negli ultimi decenni abbiamo visto l’approvazione di alcuni vaccini contro alcune forme tumorali che hanno permesso di ridurre notevolmente l’incidenza di alcune forme tumorali quali il tumore del collo dell’utero legati al papilloma virus (HPV) o i tumori epatici associati all’epatite B.
Vaccino contro il virus dell’epatite B
Il primo vaccino disponibile è stato quello contro il virus dell’epatite B (HBV), che rientra nel gruppo delle vaccinazioni obbligatorie. L'epatite B è una malattia che si trasmette, abbastanza facilmente, con i contatti sessuali e con il contatto con sangue infetto. HBV predispone al cancro come conseguenza della infezione cronica e della conseguente cirrosi. Il vaccino è obbligatorio dal 1991 per tutti i nuovi nati e per gli adolescenti al 12° anno di età.
Vaccino contro l’HPV
HPV è un virus infettivo per l’uomo, con oltre 200 varianti. Alcune di queste possono essere associate allo sviluppo di tumori, principalmente dell’apparato riproduttivo femminile e maschile. Il vaccino protegge contro i 9 sierotipi di HPV più pericolosi ed è in grado di prevenire oltre il 90% delle forme tumorali associate all’HPV. Oggi è raccomandato e gratuito per la fascia di popolazione dagli 11 anni di età.
Vaccini che prevengono la malattia e vaccini che agiscono in modo diverso
Fino ad oggi quindi abbiamo avuto a disposizione vaccini che vengono somministrati preventivamente, cioè prima che il tumore possa svilupparsi: abbattiamo cioè le cause che permetterebbero alla malattia di formarsi e progredire. Nelle ultime settimane si è però parlato di un vaccino che agisce in maniera diversa ed è somministrato in pazienti che hanno già sviluppato la patologia oncologica. Non hanno perciò lo scopo di prevenire, proprio perché il tumore c’è già!
Il primo vaccino a mRNA contro il melanoma
Il vaccino è ancora in sperimentazione clinica di fase III e ha quindi raggiunto l'ultimo step prima dell’eventuale approvazione da parte delle autorità regolatorie. Il vaccino è basato sulla tecnologia a mRNA ed è prodotto dall’azienda farmaceutica Moderna, la stessa che abbiamo imparato a conoscere ai tempi del COVID-19.
Come si è arrivati alla fase finale della sperimentazione?
A dicembre sono stati presentati i risultati dello studio di fase II KEYNOTE-942/mRNA-4157-P201, in cui pazienti affetti da melanoma in fase avanzata (fase III/IV) sono stati trattati con un farmaco antitumorale da solo o in combinazione con il vaccino a mRNA (mRNA-4157 (V940). Lo studio ha mostrato che nei pazienti trattati con la combinazione si osservava un miglioramento clinicamente significativo della sopravvivenza libera da recidiva (RFS), riducendo il rischio di recidiva o morte del 49% rispetto a chi era stato trattato con il solo farmaco antitumorale.
Come funziona esattamente questo vaccino?
L’mRNA contenuto nel vaccino permette di istruire il sistema immunitario a riconoscere determinate proteine (chiamate neoantigeni) presenti sulle cellule tumorali. Questi neoantigeni sono prodotti a seguito di mutazioni genetiche avvenute nelle cellule malate, e quindi non presenti quando le cellule sono sane.
Quindi questo vaccino non previene lo sviluppo della malattia?
Esatto! Normalmente quando sentiamo parlare di vaccino intendiamo prodotti utili a prevenire lo sviluppo di una data malattia. Infatti, alla base della vaccinazione c’è l’idea di insegnare al sistema immunitario a riconoscere ed eliminare un agente patogeno prima che possa dare luogo alla malattia. Tuttavia nel caso dei vaccini contro il cancro, il meccanismo è un po’ diverso.
Quindi è scorretto parlare di vaccino?
Si, sarebbe meglio parlare di farmaco. Nei tumori, la malattia è già presente e non la possiamo più prevenire. In questo caso l’azione dell’mRNA, cioè del farmaco, è di funzionare come una specie di libretto di istruzioni per il nostro corpo per indurre una risposta immunitaria contro le cellule tumorali.
...ma dunque, stiamo parlando di un tipo di immunoterapia?
Possiamo dire che questi vaccini terapeutici rappresentano un’evoluzione della classica immunoterapia. Infatti, mediante l’immunoterapia classica viene attivata una risposta immunitaria generalizzata, non solo contro le cellule tumorali. Con questi vaccini terapeutici invece viene innescata una risposta immunitaria diretta selettivamente contro un bersaglio specifico.
Contro quali tumori ci sono attualmente sperimentazioni con questi vaccini?
Oltre al melanoma, sono attive sperimentazioni anche per il tumore della prostata, il tumore del polmone non a piccole cellule, il tumore al seno triplo negativo, e quello del colon-retto. Speriamo quindi che nei prossimi mesi ci saranno novità interessanti da questo punto di vista.