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Abuso di sostanze ricreazionali: effetti sul cervello e terapie efficaci per uscirne

27 novembre 2025

Abuso di sostanze ricreazionali: effetti sul cervello e terapie efficaci per uscirne
Alcol, benzodiazepine ed oppioidi, sono alcune delle sostanze ricreazionali più frequentemente abusate per i loro effetti psicoattivi. Ma quali sono i principali effetti sul cervello? E quali sono gli approcci terapeutici più efficaci per la gestione di questo allarmante problema di salute pubblica?

Cos’è l’abuso di sostanze ricreazionali?

Con il termine “abuso di sostanze ricreazionali” si intende l’uso ripetuto e non controllato di sostanze psicoattive a scopo non terapeutico, tale da provocare danni mentali, fisici o sociali. Secondo il DSM-5, cioè il manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, il disturbo da uso di sostanze è caratterizzato da craving, tolleranza e perdita di controllo, condizioni che richiedono un trattamento farmacologico.

 

Cosa e quali sono le principali sostanze ricreazionali?

Quando i composti psicoattivi vengono assunti a fini ludici, esperienziali e non a scopi terapeutici sono definiti sostanze ricreazionali. Tra queste troviamo: stimolanti (cocaina, amfetamina e i suoi derivati), deprimenti (alcol, sodio oxibato, benzodiazepine), oppioidi (eroina, morfina, ossicodone), cannabinoidi (THC e derivati) e allucinogeni (LSD, psilocibina, ketamina).

 

Come agiscono le sostanze ricreazionali sul cervello?

Agiscono modificando i principali sistemi di neurotrasmissione, ciascuna con meccanismi specifici che portano al potenziamento del sistema cortico-mesolimbico dopaminergico, stimolando i circuiti del piacere e della gratificazione ed alimentando la motivazione a reiterare il comportamento di abuso. In altre parole, con il tempo il cervello impara a desiderare la sostanza e perde la capacità di autoregolarsi, trasformando il piacere iniziale in un bisogno compulsivo.

 

Qual è l’obiettivo della terapia farmacologica?

La terapia farmacologica ha l’obiettivo di correggere gli adattamenti neuronali indotti dall’esposizione cronica a sostanze ricreazionali, aiutando a gestire fasi critiche come l’astinenza e il craving. È importante associare la terapia farmacologica con interventi psico-sociali per rimodellare i comportamenti del soggetto e disincentivare l’uso della sostanza.

 

Terapia farmacologica dell’abuso di alcol

Per ridurre la gratificazione associata all’assunzione di alcol e limitarne l’uso compulsivo , si utilizzano gli antagonisti dei recettori oppioidi naltrexone e nalmefene, mentre l’acamprosato, un modulatore delle neurotrasmissioni glutammatergica e GABAergica, può ridurre ansia e irritabilità durante la disintossicazione e favorisce un’astinenza più duratura. Il disulfiram provoca, invece, una reazione fisicamente sgradevole in caso di assunzione di alcol, fungendo da deterrente, ma richiede una stretta supervisione medica. Infine, per la gestione della sindrome d’astinenza, i farmaci di prima scelta sono le benzodiazepine a lunga emivita (diazepam, clordiazepossido), efficaci nel prevenire complicanze gravi e stabilizzare il paziente.

 

Terapia farmacologica dell’abuso di benzodiazepine

Il trattamento dell’astinenza da benzodiazepine richiede una sospensione graduale, spesso con benzodiazepine a durata d’azione maggiore (diazepam), che consentono una riduzione più controllata del dosaggio e una maggiore stabilità del paziente. Nei casi più complessi, soprattutto quando compaiono ansia marcata, disturbi del sonno o alterazioni del tono dell’umore, la gestione può essere supportata da antidepressivi (trazodone, doxepina) o da stabilizzatori dell’umore (carbamazepina), utili per attenuare i sintomi della sospensione.

 

Terapia farmacologica dell’abuso di oppioidi

Prevede l’impiego di agonisti dei recettori oppioidi (metadone, buprenorfina), che riducono il craving e attenuano i sintomi dell’astinenza, aiutando il paziente a stabilizzarsi. Per alleviare i sintomi fisici tipici dell’astinenza, come brividi, sudorazione o crampi addominali si possono usare agonisti dei recettori a2-adrenergici (clonidina e lofexidina) che riducono l’eccessiva attivazione del sistema nervoso simpatico responsabile di queste manifestazioni. Dopo la fase di disintossicazione dalla sostanza, l’antagonista oppioide naltrexone aiuta a mantenere l’astinenza nel lungo periodo e riduce il rischio di ricadute.

 

È sempre disponibile una terapia farmacologica?

No: per alcune sostanze d’abuso, come stimolanti, cannabinoidi e allucinogeni, non esistono terapie farmacologiche specifiche e consolidate. Il trattamento si basa su interventi di supporto e sulla gestione dei sintomi associati all’astinenza, come ansia, irritabilità, agitazione e disturbi del sonno. A seconda del quadro clinico possono essere impiegati: benzodiazepine (lorazepam, diazepam) per controllare l’ansia e antipsicotici (clorpromazina) per ridurre l’agitazione e le psicosi persistenti.

 

E oltre alla terapia farmacologica?

Gli approcci non farmacologici, come la terapia cognitivo-comportamentale, il colloquio motivazionale e i programmi di riabilitazione, aiutano a mantenere l’astinenza e a modificare i comportamenti legati all’abuso di sostanze ricreazionali per ridurre il rischio di ricadute e sostenere un percorso di recupero stabile. Tecniche innovative, come la stimolazione cerebrale non invasiva, sembrano promettenti nel ridurre il craving e la vulnerabilità alle ricadute. Infine, la prevenzione, la corretta informazione e il supporto nei contesti a rischio restano fondamentali per limitare l’abuso, soprattutto tra i giovani.

Bibiografia:

  1. American Psychiatric Association, Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders, 5th Edition: DSM-5; 2013.
  2. World Psychiatry. 2023 Jun;22(2):203-229. doi: 10.1002/wps.21073.
  3. JAMA Netw Open. 2025 Jan 2;8(1):e2453317. doi: 10.1001/jamanetworkopen.2024.53317.
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