Cos’è il ginkgo?
Il ginkgo sono le foglie essiccate di un albero originario dei paesi asiatici, il Ginkgo biloba L. (Fam. Ginkgoaceae), presso i quali è considerato sacro e coltivato in prossimità dei templi. Il nome Ginkgo significa “albicocca d’argento”, per la somiglianza con il noto frutto, mentre biloba si riferisce alle foglie che hanno un caratteristico aspetto bilobato.
Si tratta di un albero antichissimo, un vero e proprio fossile vivente, le cui origini risalgono a 250 milioni di anni fa, ed è l’unica specie vegetale sopravvissuta di un gruppo di vegetali che si è estinto circa 100 milioni di anni fa. La sua longevità e l’estrema resistenza alle avversità ambientali gli hanno conferito l’appellativo di “albero della vita”. Oltre che per le sue proprietà benefiche, il ginko è coltivato anche a scopo ornamentale, soprattutto nei giardini e nei parchi, in quanto è molto resistente all’inquinamento delle grandi città1,2.
Cosa contiene dal punto di vista farmacologico il ginkgo?
Il ginkgo contiene una grande varietà di costituenti considerati farmacologicamente attivi, tra cui flavonoidi (esempio, isoramnetina, bilobetina) e trilattoni terpenici (esempio, bilobalide, ginkgolide A, B, C, J, ed M). Sono presenti anche aminoacidi (esempio, acido 6-idrossichinurenico), proantocianidine, e zuccheri. Il ginkgo contiene inoltre acidi ginkgolici. Tali sostanze sono considerate dei composti indesiderati in quanto in alcuni studi in vitro hanno dimostrato di possedere tossicità e sono stati riportati casi di allergie3.
Nel rispetto dei criteri di qualità previsti dalla Farmacopea Europea4, le foglie essiccate di ginkgo devono contenere non meno dello 0,5% di flavonoidi, calcolati come glicosidi flavonici.
Quali sono i benefici del ginkgo?
Al ginkgo sono attribuite diverse proprietà benefiche. In particolare, esso possiede proprietà antiossidanti, antiaggreganti, antinfiammatorie e neuroprotettive2. Per tali proprietà, il ginkgo viene utilizzato per migliorare la circolazione sanguigna, sia a livello del sistema nervoso centrale che periferico, e per migliorare la memoria, ad esempio in soggetti affetti da demenza. In tali pazienti, il ginkgo sembra anche migliorare alcuni sintomi neurosensoriali della patologia, ossia l’acufene e le vertigini5. I flavonoidi ed i trilattoni terpenici sembrano essere responsabili di tali attività2.
In quali prodotti troviamo il ginkgo?
In Italia, il ginkgo è commercializzato come integratore alimentare per le seguenti indicazioni fisiologiche, come riportato nell’allegato 1 del DM 10 agosto 2018: “Antiossidante. Memoria e funzioni cognitive. Normale circolazione del sangue. Funzionalità del microcircolo”. In tali prodotti, è solitamente presente come estratto secco delle foglie. In particolare, è spesso impiegato l’estratto denominato EGb761®, ottenuto dalle foglie essiccate di Ginkgo biloba e caratterizzato da una specifica composizione dei costituenti in cui il rapporto droga/estratto oscilla tra 35 e 67:1, con il 24% di flavonoidi, 6% di lattoni terpenici, e meno di 5 ppm di acidi ginkgolici.
È importante sottolineare che in alcuni Paesi europei (Austria, Germania, Svizzera, Ungheria e Olanda), l’estratto EGb761® è presente in prodotti commercializzati anche come medicinali6. L’EMA, infatti, riconosce ad esso lo status di medicinale vegetale ad uso consolidato utilizzato “per il miglioramento del deterioramento cognitivo (associato all'età) e della qualità di vita nella demenza lieve”7.
Il ginkgo è efficace?
Sono stati condotti numerosi studi clinici, per lo più utilizzando l’estratto EGb761®, al fine di valutare l’efficacia del ginkgo nei disturbi neurologici, quali il declino cognitivo, i disturbi della memoria e la diminuzione del livello di attenzione. I risultati ottenuti non permettono, tuttavia, di trarre conclusioni certe. Infatti, mentre alcuni evidenziano una potenziale efficacia del trattamento con EGb761® rispetto al placebo, altri non riportano alcun miglioramento2. Da tali studi però si ricava che il miglioramento della funzione cognitiva si presenta, generalmente, dopo somministrazione prolungata (più di 24 settimane) e ad un dosaggio appropriato (240 mg al giorno)8. Va anche detto che la tipologia di popolazione esaminata, la gravità della patologia e il metodo di valutazione utilizzato per misurare l'efficacia possono spiegare i risultati contrastanti riportati in letteratura.
L’uso del ginkgo può essere rischioso per la salute?
Gli studi clinici condotti hanno evidenziato un buon profilo rischio-beneficio per l’estratto EGB 761®, con saltuari effetti avversi di lieve entità, come disturbi gastrointestinali e cefalee, e rare reazioni allergiche. Tuttavia, sono stati segnalati alcuni casi di emorragia quando il preparato è stato assunto in associazione al trattamento con farmaci antiaggreganti (esempio, acido acetilsalicilico, clopidogrel) e anticoagulanti (esempio, warfarin)1,7. Tuttavia, dati clinici più recenti sembrano non confermare tale rischio1. In ogni caso, l’allegato 1 del Ministero della Salute (DM 10 agosto 2018) riporta, a scopo precauzionale, l’obbligo di inserire nell’etichetta dei prodotti contenenti ginkgo la seguente avvertenza: “Se si stanno assumendo farmaci anticoagulanti o antiaggreganti piastrinici consultare il medico prima dell’utilizzo. Non assumere in gravidanza e durante l’allattamento”.
Cosa possiamo concludere?
Sulla base di quanto riportato, il ginkgo sembra essere utile per supportare le funzioni cognitive; tuttavia, va sottolineato che tali proprietà sono da ricondurre in maniera specifica all’estratto EGb761® (caratterizzato da un contenuto in flavonoidi circa 50 volte superiore rispetto a quello delle foglie), la cui efficacia terapeutica è riconosciuta dall’EMA. Pertanto, per preparati di ginkgo tradizionali, gli effetti biologici e soprattutto farmacologici sono più incerti.
Alla luce di tali considerazioni, EGb761® rappresenta un esempio lampante dell’incerto confine che oggi esiste tra integratori e medicinali a base vegetale.
Bibliografia
1Mazzanti, Dell’Agli, Izzo. Farmacognosia e Fitoterapia, 2020
2Neurotherapeutics. 2019;16(3):666-674. doi: 10.1007/s13311-019-00767-8.
3Clin Pharmacokinet. 2013;52(9):727-49. doi: 10.1007/s40262-013-0074-5.
4Farmacopea Europea 10 edizione, https://www.edqm.eu/en/european-pharmacopoeia-ph-eur-10th-edition
5Clin Interv Aging. 2018;13:1121-1127. doi: 10.2147/CIA.S157877.
6Phytomedicine. 2021;81:153421. doi: 10.1016/j.phymed.2020.153421.
8Front Pharmacol. 2020;10:1688. doi: 10.3389/fphar.2019.01688.