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La lotta all'Alzheimer: nuove armi per una battaglia ancora aperta

11 luglio 2024

La lotta all'Alzheimer: nuove armi per una battaglia ancora aperta
La malattia di Alzheimer colpisce circa 55 milioni di persone nel mondo. L'età è il principale fattore di rischio, con oltre il 50% degli over 85 che ne è affetto. Ad oggi, non esiste una cura definitiva, ma diverse promettenti terapie sono all'orizzonte.

Cosa vuol dire avere la Malattia di Alzheimer?

L'Alzheimer non è solo un problema di memoria che si affievolisce, colpisce la persona nella sua totalità, influenzando mente, corpo e relazioni. Immaginate la frustrazione e il disorientamento di perdere lentamente la capacità di ricordare i volti dei vostri cari e di non riuscire più a trovare le parole per esprimere i vostri pensieri.

 

Cosa succede nel cervello di chi ne è affetto?

Le lesioni cerebrali tipiche dell'Alzheimer sono causate da due proteine chiamate rispettivamente Beta amiloide: e Proteina Tau. La prima si accumula formando placche tra le cellule cerebrali, ostacolando la comunicazione tra i neuroni e la seconda subisce un'alterazione che la porta ad aggregarsi in grovigli all'interno delle cellule, danneggiandone la struttura e la funzione.

 

Cosa possiamo fare per la malattia di Alzheimer?

Una cura definitiva non c’è ma ci sono farmaci che possono rallentare il declino cognitivo e migliorare la qualità della vita dei pazienti. Farmaci tradizionali come gli inibitori dell’acetilcolinesterasi o la memantina, possono aiutare a migliorare la memoria, la capacità di linguaggio e la funzione cognitiva nelle fasi iniziali della malattia, i primi rendendo disponibile il neurotrasmettitore che permette la comunicazione tra i neuroni e il secondo riducendo l’attività di un altro neurotrasmettitore che altera il funzionamento dei neuroni.

 

Una luce di speranza?

Sì, spiragli di luce si aprono nel 2021 con il farmaco biologico aducanumab, successivamente nel 2023 con lecanemab e oggi, 2024, abbiamo il donanemab. Scopriamoli insieme.

 

Il grande dibattuto, Aducanumab!

Aducanumab, il primo anticorpo monoclonale, somministrato mensilmente per via endovenosa, si lega alla proteina beta amiloide favorendone la rimozione. Sebbene innovativo, il suo reale impatto nel rallentare il declino cognitivo rimane oggetto di discussione a causa del rapporto negativo tra rischio e beneficio.1

 

Ma in Italia?

In Italia, il farmaco non verrà mai utilizzato perché l'azienda produttrice ha ritirato la richiesta di autorizzazione e ne ha cessato la produzione, orientandosi verso lecanemab, un nuovo anticorpo con migliori aspettative.

 

Il più recente, Lecanemab!

Anche lecanemab è un anticorpo monoclonale che mira a ridurre i livelli della proteina beta amiloide, ed è il primo farmaco ad aver ottenuto l'approvazione completa dalla FDA a giugno 2023. L'approvazione da parte dell'EMA per l'utilizzo in Europa è ancora in corso.2

 

Lecanemab è sicuro?

Lecanemab sembra avere un profilo di sicurezza migliore rispetto ad aducanumab e offre ai pazienti un'opzione di trattamento per rallentare la progressione della malattia e preservare la loro qualità di vita.2,3 Un effetto indesiderato, chiamato “anomalie di imaging correlate all'amiloide (ARIA) richiede uno stretto controllo mediante risonanze magnetiche cerebrali.

 

E cosa sappiamo di donanemab?

Donanemab è un nuovissimo anticorpo monoclonale. A differenza degli altri farmaci, rallenta la progressione della malattia e migliora la funzione cognitiva dei pazienti già compromessi. Una delle caratteristiche è la possibilità di interrompere la terapia una volta ristabiliti i normali livelli di amiloide nel cervello. Questo significa che i pazienti non sono costretti ad assumere il farmaco per sempre.4

 

Quali sono i rischi?

Come altri farmaci anti-amiloide, donanemab può causare effetti collaterali, tra cui edema cerebrale e microemorragie. Questi effetti collaterali devono essere gestiti con un attento monitoraggio.3

 

Un futuro migliore per chi ha l'Alzheimer: tra innovazione e solidarietà.

È importante ricordare che la malattia di Alzheimer è una malattia complessa che richiede un approccio multidisciplinare che coinvolga medici, dispensatori di salute e la società nel suo complesso con l’intento di curare i sintomi e modificare il decorso della malattia.

 

Bibliografia:

1Mullard, A. Controversial Alzheimer’s drug approval could affect other diseases. Nature 595, 162–163 (2021).

2CH, van D. et al. Lecanemab in Early Alzheimer’s Disease. N Engl J Med 388, 142–143 (2023).

3Doran, S. J. & Sawyer, R. P. Risk factors in developing amyloid related imaging abnormalities (ARIA) and clinical implications. Front Neurosci 18, (2024).

4Sims, J. R. et al. Donanemab in Early Symptomatic Alzheimer Disease: The TRAILBLAZER-ALZ 2 Randomized Clinical Trial. JAMA 330, 512 (2023).

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