Perché l’EMA ha preso questa decisione?
L’Agenzia europea per i medicinali (EMA) ha deciso di non approvare il farmaco lecanemab, anticorpo monoclonale contro la proteina beta amiloide, perchè i benefici del trattamento, ovvero il rallentamento del declino cognitivo, non sono abbastanza grandi da superare il rischio di gravi effetti collaterali.
Qual è l’effetto avverso incriminato?
Il più importante problema di sicurezza riguarda la comparsa delle cosiddette “anomalie di imaging correlate all'amiloide (ARIA)”, un effetto che comporta edema e potenziali emorragie cerebrali e che richiede uno stretto controllo mediante esami di risonanza magnetica.
Perché questo effetto ha pesato così tanto sulla decisione in Europa?
La maggior parte dei casi di ARIA registrati negli studi non ha comportato sintomi, ma alcuni pazienti hanno avuto eventi gravi, tra cui grandi emorragie cerebrali con necessità di ricovero ospedaliero.
Sulla decisione di EMA ha pesato anche il fatto che l’effetto farmacologico è stato considerato piccolo rispetto a quello osservato con placebo.
E gli altri anticorpi contro l’amiloide?
L’ARIA è un effetto che si verifica anche con gli altri anticorpi diretti contro l’amiloide, perché la rimozione delle placche di beta amiloide può determinare un danno dei vasi cerebrali. Infatti, era già stato riportato negli studi con aducanumab, farmaco non più in commercio. Anche per donanemab, altro anticorpo disponibile negli Stati Uniti e in valutazione da parte di EMA, sono stati segnalati casi di ARIA.
La mancata approvazione in Europa cosa comporta per gli altri paesi?
Nulla. Il farmaco, approvato nel 2023 da parte della Food and Drug Administration (FDA), potrà continuare ad essere utilizzato nei pazienti con malattia di Alzheimer in stadio iniziale negli Stati Uniti, così come negli altri paesi in cui ha ricevuto l’approvazione come Giappone, Cina e Corea del Sud.
Perché esistono queste differenze tra Paesi?
Questo accade perché l’Autorizzazione all’Immissione in Commercio (AIC), necessaria per l’uso dei medicinali, viene concessa dalle Autorità regolatorie dei singoli stati, ciascuna delle quali agisce in maniera indipendente. Pertanto, le valutazioni del rapporto rischio/beneficio, sulla base degli studi presentati per la valutazione, possono differire le une dalle altre soprattutto quanto più i benefici di un trattamento appaiono piccoli e sfumati.
Cosa succederà adesso?
L’Azienda farmaceutica che produce il farmaco potrà richiedere una rivalutazione della decisione per garantire che il trattamento possa essere disponibile per i pazienti affetti da Alzheimer precoce anche in Europa.
E cosa possiamo aspettarci per il futuro da questa categoria di farmaci?
La scoperta di questi anticorpi contro l’amiloide rappresenta un importante passo verso una possibile cura, anche se i farmaci sviluppati al momento non stanno dimostrando un rapporto beneficio/rischio favorevole.
Considerata la complessità della malattia, la sola riduzione delle placche di amiloide sembrebbe non essere sufficiente per determinare un effetto clinicamente significativo. In futuro potremmo aspettarci risultati più incoraggianti dallo studio di strategie combinate, rivolte non solo contro la proteina beta-amiloide ma anche contro altri target della malattia, come la proteina tau.
Bibliografia:
- EMA. Refusal of the marketing authorisation for Leqembi (lecanemab). 26/07/2024. https://www.ema.europa.eu/en/documents/smop-initial/questions-answers-refusal-marketing-authorisation-leqembi-lecanemab_en.pdf
- Cummings, J.L., Osse, A.M.L., Kinney, J.W. et al. Alzheimer’s Disease: Combination Therapies and Clinical Trials for Combination Therapy Development. CNS Drugs 38, 613–624 (2024)