Quali sono le differenze tra tradizionali e biologici?
I farmaci possono essere classificati in tradizionali e biologici sulla base della loro modalità di produzione. I primi sono ottenuti tramite reazioni di sintesi chimica standardizzate e riproducibili e vengono definiti “piccole molecole” per la loro ridotta dimensione e minor grado di complessità. A questa categoria appartengono farmaci comunemente utilizzati come l’aspirina o il paracetamolo.
I farmaci biologici sono prevalentemente proteine, prodotte per mezzo di organismi viventi come batteri o cellule animali e sono caratterizzati da dimensioni più elevate e strutture molecolari più complesse. Se i farmaci biologici vengono prodotti da organismi viventi modificati geneticamente attraverso l’utilizzo delle tecniche del DNA ricombinante vengono anche chiamati farmaci biotecnologici. I farmaci biologici comprendono diversi gruppi di sostanze tra cui derivati del sangue, ormoni, immunoglobuline, proteine di fusione, anticorpi monoclonali, vaccini e oligonucleotidi antisenso.
Come si assumono?
I farmaci tradizionali in molti casi possono essere somministrati per via orale perché sono assorbibili a livello del tratto gastrointestinale. Al contrario, il tratto gastrointestinale è un ambiente relativamente ostile per tutti i farmaci biologici che quindi non possono essere presi per bocca. Le cause sono diverse: il pH acido dello stomaco e gli enzimi presenti in tutto il tratto gastrointestinale degradano queste molecole; inoltre le loro grandi dimensioni ne impediscono l’assorbimento attraverso l’epitelio intestinale. Pertanto, i farmaci biologici vengono prevalentemente somministrati per via parenterale, ossia mediante iniezioni che in alcuni casi richiedono l’ospedalizzazione del paziente.
Il nostro organismo elimina in modo diverso questi farmaci?
La maggior parte dei farmaci tradizionali vanno incontro ad una serie di trasformazioni ad opera di enzimi del citocromo P450 (responsabili del metabolismo dei farmaci) presenti principalmente nel fegato e nell’intestino che consentono di renderli facilmente eliminabili con le urine o con la bile. Nel caso dei farmaci biologici, a causa delle loro dimensioni, sono coinvolti altri meccanismi di eliminazione, tra cui la fagocitosi mediata da cellule specializzate in grado di portarli al loro interno e degradarli.
Quando è meglio usare i farmaci biologici?
A differenza dei farmaci tradizionali, i farmaci biologici possono colpire un bersaglio cellulare con estrema precisione favorendone l’utilizzo per il trattamento della causa di una malattia piuttosto che per curare i sintomi. Questa caratteristica, che identifica la capacità di agire con il bersaglio specifico della malattia, permette di ridurre gli effetti collaterali rispetto ai farmaci tradizionali. Questi ultimi, infatti, sono spesso meno selettivi e, nella maggior parte dei casi, agiscono anche su bersagli secondari, a volte indesiderati, causando diversi effetti collaterali. Grazie alla loro mira eccezionale, i farmaci biologici si prestano quindi per una medicina personalizzata che ha lo scopo di trovare il farmaco giusto per ciascun paziente con le sue peculiari caratteristiche.
Limiti dei farmaci biologici
Al contrario dei farmaci tradizionali che quasi sempre sono in grado di penetrare all’interno delle cellule e interagire sia con componenti extracellulari che intracellulari, i farmaci biologici non sono in grado di entrare nelle cellule e agiscono su bersagli extracellulari, ossia presenti nei fluidi biologici o sulle porzioni di membrana cellulare che si affacciano verso l’ambiente esterno. Il loro uso è quindi limitato se il bersaglio della terapia si trova all’interno delle cellule.
Nuovi farmaci…con nuove forme di tossicità
Essendo molecole molto simili ma non identiche a quelle che il nostro organismo produce, i farmaci biologici potrebbero essere riconosciuti come sostanze estranee, innescando l’attivazione della risposta immunitaria e quindi la generazione di anticorpi anti-farmaco. Questi fenomeni, chiamati di immunogenicità, possono dipendere da numerosi fattori come il tipo di farmaco, la via e la frequenza di somministrazione, la dose utilizzata e la somministrazione con altri farmaci e sono particolarmente rilevanti nel caso di malattie che richiedono terapie prolungate. Questa importante criticità può essere parzialmente diminuita con la produzione di farmaci biologici per mezzo di cellule umane.
Possiamo rinunciare ai farmaci tradizionali?
Al momento i farmaci biologici non sono in grado di curare molte malattie considerando che i loro campi di applicazione sono limitati alle patologie causate dal malfunzionamento di proteine esposte sulla superficie cellulare o secrete nei fluidi biologici. Inoltre, il trattamento di malattie del sistema nervoso centrale con questi medicinali è ancora limitato a causa della loro scarsa capacità di attraversare la barriera ematoencefalica e quindi arrivare ai bersagli nel cervello. Questo handicap è molto meno evidente con i farmaci tradizionali, costituiti da piccole molecole che possono invece essere progettate per attraversare la barriera e quindi raggiungere i loro bersagli in questo organo.
Farmaci tradizionali e farmaci biologici si possono usare in combinazione?
Lo scopo della terapia combinata è di agire contemporaneamente sui diversi meccanismi responsabili della malattia per avere una maggiore efficacia. A tal fine l’uso dei farmaci biologici in associazione con i farmaci tradizionali, quando possibile, è sempre più frequente, fornendo una valida alternativa alla monoterapia con farmaci biologici ad alte dosi.
Quali costano di più, i biologici o quelli tradizionali?
Come si può facilmente intuire, il complesso metodo di produzione e la necessità di garantirne la riproducibilità e la sicurezza fanno si che i farmaci biologici abbiano un costo molto più elevato di quelli tradizionali. Ad oggi, i farmaci biologici sono in assoluto i farmaci più costosi al mondo. Nonostante siano particolarmente costosi, diversi studi internazionali hanno dimostrato che i farmaci biologici, grazie alla loro efficacia, sono in grado di ridurre sia la spesa sanitaria che le complicanze associate alla progressione di patologie, con un bilancio quindi positivo1. Esempi, tra tanti, possono essere quelli dell’anticorpo monoclonale anti-TNF Humira (adalimumab) utilizzato nell’artrite reumatoide, nell’artrite idiopatica giovanile, nella malattia di Crohn, nella colite ulcerosa, nella spondilite anchilosante, nell’artrite psoriasica e nella psoriasi a placche cronica ma anche quello del vaccino a mRNA Comirnaty per la prevenzione della malattia da COVID-19)2.
E’ conveniente sviluppare nuovi farmaci chimici?
I costi elevati di produzione dei farmaci biologici, insieme alle reazioni immunitarie antifarmaco che ne limitano l’efficacia spingono a continuare lo sviluppo di nuovi farmaci prepararti con metodologie tradizionali (cioè quelli di sintesi chimica). Questi, essendo piccole molecole, permettono di essere assunte per bocca e quindi sono particolarmente gradite dai pazienti e adatte per indicazioni croniche che ne richiedono un uso prolungato o per tutta la vita del soggetto.
Riferimenti bibliografici
1Yokomizo L, Limketkai B, Park KT. Cost-effectiveness of adalimumab, infliximab or vedolizumab as first-line biological therapy in moderate-to-severe ulcerative colitis. BMJ Open Gastroenterol. 2016 May 3;3(1):e000093. doi: 10.1136/bmjgast-2016-000093. PMID: 27195130; PMCID: PMC4860720.
2Urquhart L. Top companies and drugs by sales in 2021. Nat Rev Drug Discov. 2022 Apr;21(4):251. doi: 10.1038/d41573-022-00047-9. PMID: 35277680.