Aggiornato 25 marzo 2020, ore 20.30.
Perché pensare a clorochina/idrossiclorochina per trattare i pazienti con COVID-19?
Ad oggi, non esiste alcuna molecola approvata per il trattamento della malattia associata ad infezioni da coronavirus (SARS-CoV-2).
Sono tuttavia in atto delle sperimentazioni cliniche sull’utilizzo di alcuni farmaci antivirali ed immunosoppressori che hanno mostrato efficacia contro il SARS-COV-2 in studi di laboratorio e in alcuni studi osservazionali (studi non sperimentali in cui ci si limita a osservare ciò che avviene) di piccole dimensioni sull’uomo.
Tra le molecole indicate come potenzialmente efficaci nel trattamento di COVID-19 vi sono clorochina/idrossiclorochina.
Per quali patologie si possono usare clorochina e idrossiclorochina?
Clorochina e idrossiclorochina sono due farmaci indicati sia per il trattamento della malaria che di alcune patologie autoimmuni, tra cui lupus eritematoso sistemico ed artrite reumatoide, in cui sono oggi utilizzati molto più frequentemente.
Sebbene si tratti di due farmaci utilizzati da diverso tempo e ritenuti relativamente sicuri, il loro utilizzo deve essere strettamente monitorato.
Come agiscono tali farmaci sul coronavirus?
Studi di laboratorio hanno dimostrato che la clorochina era efficace nel prevenire la replicazione e la diffusione del coronavirus che aveva causato l'epidemia di SARS nel 2003.
Poiché tale virus è della stessa famiglia cui appartiene il SARS-CoV-2, c'è evidenza che clorochina/idrossiclorochina possano esplicare la loro efficacia antivirale alterando anche la capacità di fusione tra SARS-CoV-2 e la cellula ospite.
Inoltre, è stato documentato che la clorochina interferisce con la glicosilazione dei recettori cellulari, le strutture molecolari cioè con cui si lega il virus per attaccare la cellula bersaglio. Clorochina/idrossiclorochina hanno inoltre attività immunomodulante, una azione importante che potrebbe amplificare la loro attività antivirale nel paziente.
Quale è la posizione di Agenzia Italiana del Farmaco e società scientifiche su uso di tali farmaci nella terapia di COVID-19?
Pochi giorni fa, la Commissione Tecnico Scientifica dell'Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) ha espresso parere favorevole in merito alla rimborsabilità di clorochina ed idrossiclorochina nel trattamento dell’infezione da SARS-CoV-2, sebbene l'uso di tali farmaci in questa condizione sia off-label, e cioè non approvato nella scheda tecnica del farmaco.
L'uso di questi farmaci in pazienti affetti da SARS-CoV-2 è stato inoltre elencato tra quelli possibili anche da agenzie/enti regolatori di altri Paesi come quello Cinese ed Olandese. In Italia, la Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali (SIMIT) raccomanda l’utilizzo di questi due farmaci esclusivamente in pazienti con COVID-19 con documentata polmonite oppure anziani sintomatici e/o con fattori di rischio, ma sempre in associazione a farmaci antivirali.
Si possono usare questi farmaci per prevenire l’infezione da coronavirus?
Ad oggi non esiste alcune evidenza in merito all'efficacia di tali farmaci in pazienti non diagnosticati con infezione da SARS-CoV-2 oppure asintomatici in presenza di tampone positivo al nuovo coronavirus come profilassi della COVID-19. In linea con ciò, la stessa SIMIT si è espressa contro l'utilizzo di questi farmaci in pazienti che non abbiano infezione documentata.
Si ricorda che l'auto-medicazione con tali farmaci è assolutamente da evitare. Una richiesta eccessiva di clorochina/idrossiclorochina al di fuori delle condizioni sopra elencate, oltre ad essere inappropriata, potrebbe determinare delle criticità per il loro approvvigionamento mettendo in crisi quei pazienti che sono già in trattamento cronico con tali farmaci per le patologie autoimmuni.
In generale, in caso di comparsa di sintomatologia influenzale è sempre bene attenersi alle indicazioni del proprio medico curante.