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Anziani: cosa fanno i farmaci usati per l’insonnia

21 aprile 2020

Anziani: cosa fanno i farmaci usati per l’insonnia
I farmaci usati per l’insonnia nell’anziano sono una soluzione o un problema? Ecco cosa è importante sapere, salvo comunque parlarne con il proprio medico.

Insonnia: un disturbo comune nell’anziano

Una elevata percentuale della popolazione anziana lamenta disturbi del sonno1.

Il sonno insoddisfacente si può manifestare come difficoltà ad addormentarsi, come sonno frammentato, cioè con frequenti risvegli notturni, o come risveglio mattutino precoce.

Diverse sono le cause alla base dell’insonnia, alcune minori e facilmente superabili come una cena un po’ troppo abbondante, altre maggiormente legate alla sfera dell’età, come il bisogno frequente di andare in bagno, o i dolori articolari, o i cattivi pensieri che generano ansia.

In alcuni casi l’insonnia ha delle cause organiche, determinate dalle patologie croniche di cui la persona soffre e che si acuiscono nella terza età (ad esempio il diabete, problemi respiratori, malattie neurologiche).

Infine, alcune condizioni ambientali, come vivere in una zona rumorosa anche di notte, avere il televisore in camera, o dormire su un materasso inadeguato possono favorire i disturbi del sonno.

L’insonnia è una patologia da non sottovalutare

Qualunque sia la causa, l’insonnia è una patologia da non sottovalutare. Dormire poco e/o male compromette le funzioni quotidiane: ci si sveglia già stanchi, irritabili, si fa fatica a concentrarsi, si ha sonnolenza.

La stanchezza, a sua volta genera problemi di memoria, peggiora o induce depressione e può favorire le cadute a causa della difficoltà a controllare l’equilibrio.

Un sonno insufficiente e/o di scarsa qualità si ripercuote sullo stato di salute generale dei soggetti che ne soffrono, influenza l’andamento di malattie concomitanti, cioè compromette la qualità di vita.

A chi mi rivolgo per affrontare il problema in maniera efficace?

Per affrontare in maniera adeguata il problema dell’insonnia è necessario comprenderne le cause e fare un’attenta valutazione complessiva, perciò il primo passo è parlarne con il proprio medico.

In alcuni casi può essere sufficiente seguire delle norme ambientali e dietetiche che possono aiutare a superare le difficoltà di dormire e favorire il recupero di un sonno ristoratore. Se, invece, alla base dell’insonnia ci sono delle cause organiche, il medico le saprà individuare e valutare.

Nel caso sia opportuno intervenire, il medico consiglierà il trattamento più adatto o, se necessario, di rivolgersi a uno specialista come il medico del sonno.

Perché devo rivolgermi al medico per avere un farmaco adatto?

Se le regole ambientali e igieniche non hanno permesso di recuperare un buon sonno, può essere necessario ricorrere a una terapia farmacologica e intervenire con un trattamento farmacologico mirato al grado di insonnia e assunto per un periodo di breve durata.

In questo caso bisogna evitare il “fai-da-te” e le auto-prescrizioni, anche per quanto riguarda eventuali prodotti “naturali” acquistabili in erboristeria o in farmacia senza ricetta, e rivolgersi al proprio medico.

Egli indicherà la terapia più adatta per il caso specifico, sia in base alle cause dell’insonnia, sia in relazione ad altri farmaci che l’anziano assume per patologie concomitanti, al fine di scongiurare il rischio di potenziali interazioni tra i medicinali.

La scelta della terapia farmacologica deve essere fatta dal medico di medicina generale o dallo specialista per due motivi principali:

1) nell’anziano alcuni processi dell’organismo sono modificati o meno efficienti, pertanto un farmaco può dare risposte più marcate (perché ad esempio non viene efficacemente eliminato come nell’adulto), oppure risposte differenti perché c’è una diversa sensibilità al farmaco stesso;

2) quando si assumono più farmaci contemporaneamente, questi possono interferire l’uno con l’altro esponendo il paziente al rischio di effetti indesiderati e pericolosi: questo rischio è maggiore quanti più farmaci si assumono e nell’anziano può essere potenziato dall’alterazione dei meccanismi di eliminazione dei medicinali.

Per queste ragioni, viene raccomandata cautela e, talvolta, una diminuzione della dose abituale nelle prescrizioni di farmaci destinate alle persone anziane2 .

Quali farmaci possono essere d’aiuto?

L’assunzione di benzodiazepine è un’abitudine diffusa quanto spesso inappropriata.

Questi farmaci sono efficaci in tempi rapidi per lenire i disturbi del sonno inoltre, contrastando i sintomi dell’ansia, favoriscono un migliore stato di benessere generale.

La loro assunzione, però, è accompagnata da un rallentamento dei riflessi e dell’attenzione che, soprattutto nell’anziano, aumenta la possibilità di cadute. Inoltre, ancor più nell’anziano, questi farmaci comportano il rischio di assuefazione, dipendenza e abuso3 .

Altri rimedi usati nel trattamento dell’insonnia sono i cosiddetti farmaci Z come zolpidem e zopiclone. Questi inducono un certo miglioramento del tempo di latenza al sonno e della durata del sonno stesso.

Anche questi causano effetti avversi simili a quelli delle benzodiazepine favorendo un peggioramento dello stato cognitivo e il rischio di cadute, fratture, incidenti3 .

Per i pazienti che presentano, in aggiunta a disfunzioni del sonno, anche una alterazione del tono dell’umore, c’è il trazodone, un farmaco approvato per il trattamento della depressione che, a basse dosi, migliora i disturbi del sonno.

È anche il farmaco più prescritto a scopo ipnotico negli Stati Uniti, probabilmente perché non comporta assuefazione e dipendenza come altri farmaci della stessa categoria. Il suo utilizzo nella terapia dell’insonnia è piuttosto dibattuto sia riguardo l’efficacia, sia riguardo la tollerabilità nei pazienti anziani4.

Un altro farmaco approvato per il trattamento dell’insonnia è il ramelteon, un farmaco che mima l’azione dell’ormone melatonina.

Il ramelton ha un migliore profilo di sicurezza, rispetto ai farmaci citati in precedenza, presentando minimi effetti avversi. La sua efficacia è relativamente modesta, migliorando solo leggermente il tempo di latenza al sonno5.

Altri farmaci che hanno dimostrato di essere in grado di migliorare il sonno e di avere al contempo un buon profilo di sicurezza, cioè lievi effetti indesiderati, sono la doxepina a base dosi e il suvorexant5.

Qualsiasi altro farmaco, come gli antistaminici ad effetto sedativo, gli antiepilettici, gli antipsicotici, gli antidepressivi, non sono raccomandati e dovrebbero essere usati solamente e principalmente per trattare altre condizioni.

Essi, infatti, non sono stati estensivamente studiati nella popolazione anziana e, in generale, hanno considerevoli effetti avversi.

Qual è il messaggio da portare a casa?

Il ciclo sonno-veglia è regolato da una continua comunicazione tra il nostro organismo e l’ambiente circostante.

L’alterazione o la rottura di questo equilibrio comporta uno stato di malessere che, se perdura, può diventare una vera e propria patologia.

Per riallineare i ritmi alterati e recuperare una regolarità del sonno, i farmaci possono essere uno strumento utile, se usati in modo appropriato e consapevole. Farmaci utilizzati in maniera impropria, cronica o in regime di abuso possono addirittura alimentare l’insonnia che intendevano contrastare.

Per evitare questo e altri spiacevoli effetti, mai ricorrere al fai-da-te o usare rimedi di facile accesso, piuttosto è necessario ricorrere al dialogo e al consiglio del medico.

Riferimenti bibliografici e sitografia:

1 https://www.sigg.it
2 J. Am. Geriatr. Soc. 2019; 00: 1-21. doi: 10.1111/jgs.15767.
3 Clin. Ther. 2016; 38: 2340-72. doi: 10.1016/j.clinthrera.2016.09.010.
4 Riv. Psichiatr. 2018; 53: 5-17. doi: 10.1708/2866.28919.
5 Eur. J. Clin. Pharmacol. 2020; 76: 363-81. doi: 10.1007/s00228-019-02812-z.

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