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Emofilia: dai trattamenti tradizionali alle nuove frontiere della terapia

1 agosto 2024

Emofilia: dai trattamenti tradizionali alle nuove frontiere della terapia
Come sta cambiando la terapia dell’emofilia: dalla terapia sostitutiva tradizionale alle nuove terapie a base di anticorpi monoclonali, RNA e geni.

Cos’è l’emofilia e perché è così pericolosa?

L’emofilia è un complesso di malattie causate da difetti nei geni che regolano la coagulazione del sangue. Se ne distinguono diverse forme in base al fattore della coagulazione coinvolto. La più comune è l’emofilia A, causata dalla carenza del fattore VIII, mentre l’emofilia B è più rara ed è dovuta alla carenza del fattore IX. Tutte, comunque, si manifestano con emorragie (muscolari, articolari, gastrointestinali, oculari, cerebrali) di diversa gravità.

 

Come vengono trattati i pazienti affetti da emofilia?

Il trattamento tradizionale si basa sulla terapia sostitutiva, a base dei fattori della coagulazione mancanti, che possono essere somministrati per prevenire i sanguinamenti (profilassi) o per trattarli (terapia on-demand). La terapia preventiva è raccomandata, in particolare, per i pazienti con le forme moderate-gravi.

 

Come si producono i fattori della coagulazione utilizzati nella terapia?

I fattori della coagulazione possono essere ottenuti dal plasma di donatori, oppure prodotti grazie alla tecnologia del DNA ricombinante.

 

Quali sono i limiti di questi trattamenti?

La terapia sostitutiva consente di controllare la malattia assicurando al paziente una buona qualità di vita. Tuttavia, non guarisce i pazienti che dovranno sottoporsi al trattamento per tutta la vita.

Inoltre, non è priva di complicanze, la principale delle quali è lo sviluppo di anticorpi (anticorpi inibitori o neutralizzanti) contro il fattore della coagulazione somministrato. Lo sviluppo di questi anticorpi rende parzialmente o del tutto inefficace la somministrazione del fattore carente.

 

Sono disponibili altre terapie oltre quella sostitutiva?

Si. Da qualche anno è disponibile un anticorpo monoclonale, l’emicizumab, indicato per la profilassi delle emorragie da emofilia A grave nei pazienti di tutte le età e in quelli che hanno sviluppato gli anticorpi contro il fattore VIII. Viene somministrato con una iniezione sottocutanea e ha una lunga durata d’azione che consente di poter effettuare una somministrazione al mese.

Sono, inoltre, disponibili terapie innovative, come la terapia a RNA e la terapia genica.

 

Terapia a RNA: di cosa si tratta e come funziona

Si tratta di una terapia a base di siRNA (short interfering RNA), somministrata una volta al mese, che riduce la produzione di antitrombina, un anticoagulante naturale, favorendo l’aumento dei livelli di trombina e della coagulazione del sangue, indipendentemente dai fattori VIII e IX. Può essere utilizzata sia nei pazienti con emofilia A sia nei pazienti con emofilia B, con o senza anticorpi.

 

E la terapia genica?

Diversamente dalle terapie standard, la terapia genica può cambiare la storia naturale della malattia. Infatti, con un’unica infusione endovenosa viene introdotto il gene codificante per il fattore della coagulazione mancante che quindi può essere prodotto dalle cellule dell’organismo, riducendo il rischio di sanguinamenti.

 

Esistono già terapie geniche disponibili?

Si, in Europa sono disponibili due terapie geniche, una per l’emofilia A (valoctocogene roxaparvovec), rimborsata anche in Italia, e una per l’emofilia B (etranacogene dezaparvovec), non ancora disponibile per i nostri pazienti.

Per l’emofilia B grave, negli Stati Uniti, da qualche mese, è disponibile anche fidanacogene elaparvovec-dzkt.

 

Cosa ci possiamo aspettare in futuro?

L’introduzione di importanti e innovativi trattamenti per l’emofilia ha consentito ai pazienti emofilici di godere di un miglioramento della qualità della vita e di un prolungamento della sopravvivenza, e altre terapie avanzate sono attualmente in fase di studio per questa patologia rara e tuttavia insidiosa.

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