Controllo del peso. Un delicato equilibrio tra alimentazione e attività fisica.
L’obesità è una condizione caratterizzata da un eccessivo accumulo di grasso corporeo, in genere a causa di uno sbilanciamento tra l’apporto di calorie e il loro consumo con l’attività fisica, ma non solo.
È, pertanto, strettamente legata a comportamenti individuali che, tuttavia, risultano influenzati anche da altri fattori, inclusi fattori genetici, ambientali, sociali, economici e culturali.
La ricerca del cibo (basata sul senso di fame e sazietà) e l’efficienza nel conservare calorie, sotto forma di grasso corporeo, dipendono da come il cervello è in grado di comunicare con il tessuto adiposo, l’intestino e il fegato tramite ormoni e neurotrasmettitori. Ad esempio, mutazioni del gene dell’ormone chiamato leptina o del suo recettore possono causare forme di obesità grave.
Data la natura multifattoriale, è difficile che i soli interventi comportamentali abbiano successo a lungo termine. La diagnosi viene effettuata sulla base del valore di indice di massa corporea (body mass index, BMI), calcolato tenendo conto del peso e dell’altezza del soggetto. In particolare, un valore superiore a 30 consente di individuare uno stato di obesità, mentre al di sopra di 25 si parla di sovrappeso.
Quali sono le conseguenze di un peso eccessivo?
L’obesità e il sovrappeso sono stati associati con un aumento della mortalità e con l’insorgenza di numerose malattie croniche, come patologie cardiovascolari, diabete, sindrome delle apnee notturne, steatosi epatica, pancreatite, calcolosi della colecisti, tumori e problemi articolari.
Particolarmente grave è l’insorgenza dell’obesità in età pediatrica, una condizione che comporta un rischio elevato di sviluppare precocemente problemi di natura cardiovascolare e patologie del metabolismo, come il diabete e l’ipercolesterolemia.
Quanto è importante la prevenzione
La prevenzione è fondamentale, tanto che anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha suggerito le possibili misure da mettere in atto per ridurre l’incidenza dell’obesità.
Le misure preventive non riguardano solo il comportamento individuale ma prevedono anche azioni a livello globale, in modo da creare le condizioni sociali e ambientali favorevoli per la promozione di una alimentazione sana e una regolare attività fisica.
Gli interventi che mirano a motivare i cambiamenti comportamentali (educazione, promozione della salute, incentivi per la conduzione di una vita sana e operazioni di marketing salutare) possono aiutare, insieme a interventi politici come la tassazione di cibi e bevande dannosi, standard obbligatori sui pasti nelle scuole e divieto di diffondere pubblicità alimentari malsane rivolte ai bambini.
Viene data una particolare attenzione all’obesità infantile, come previsto dall’Action Plan on Childhood Obesity 2014-2020 promosso dall’Unione Europea e come sottolineato dalla istituzione del sistema di sorveglianza dell’obesità infantile dell’OMS.
Quali trattamenti farmacologici sono disponibili e per quali pazienti?
Quando il cambiamento dello stile di vita da solo non basta a ridurre e mantenere un adeguato peso corporeo, è necessario adottare altre misure, in primo luogo farmacologiche.
Una terapia farmacologica può essere prescritta (sempre in aggiunta alle modifiche dello stile di vita) solo in caso di un valore di BMI >30 kg/m2 o >27 kg/m2 in presenza di altri fattori di rischio o co-morbidità.
Solo nei casi di BMI >40 kg/m2 o BMI >35 kg/m2, in presenza di co-morbidità, trova invece indicazione la chirurgia bariatrica.
Quali sono i farmaci utili per l’obesità e come funzionano?
I farmaci disponibili in Italia per il trattamento dell’obesità e del sovrappeso sono orlistat, liraglutide e l’associazione bupropione/naltrexone.
L’orlistat è un farmaco assunto per via orale e agisce a livello del tratto gastrointestinale riducendo l’assorbimento dei grassi introdotti con la dieta. Si lega alle lipasi intestinali impedendone l’attività.
Si riduce pertanto la trasformazione dei trigliceridi assunti con il cibo in acidi grassi, molecole più piccole che di norma vengono assorbite. Se, dopo 12 settimane di terapia, non sia stata ottenuta una perdita di almeno il 5% del peso corporeo, il trattamento deve essere interrotto.
Gli effetti collaterali più frequenti sono disturbi gastrointestinali, crampi, flatulenza, feci grasse e oleose, riduzione dell’assorbimento di alcune vitamine, tutti dovuti al mancato assorbimento dei grassi che vengono di conseguenza eliminati con le feci.
Liraglutide è, invece, un farmaco somministrato tramite iniezione sottocutanea. Liraglutide è una molecola simile al glucagon like peptide-1 (GLP-1) umano o incretina, in principio utilizzato per il trattamento del diabete di tipo II e, successivamente, introdotto nella terapia dell’obesità.
Il GLP-1 è, infatti, un ormone prodotto in risposta all’assunzione di cibo. La sua presenza stimola la secrezione d’insulina da parte del pancreas, riduce lo svuotamento gastrico, aumenta il senso di sazietà e riduce l’appetito, con l’effetto finale di riduzione dell’assunzione di cibo.
L’assunzione di liraglutide determina effetti analoghi, con conseguente riduzione del peso, oltre all’azione anti-diabetica. La terapia va interrotta se dopo i primi 3 mesi il peso non è sceso di almeno il 5%. Possibili effetti collaterali sono disturbi gastrointestinali e possibile aumento della frequenza cardiaca, reversibile con la sospensione del trattamento.
L’associazione bupropione/naltrexone, disponibile in compresse a rilascio prolungato, aumenta la perdita di calorie agendo a livello del sistema nervoso centrale inducendo la riduzione dell’appetito, rendendo quindi più facile seguire una dieta appropriata. Anche in questo caso il trattamento deve essere interrotto se dopo 16 settimane non è stata osservata una perdita di peso di almeno il 5%. Le reazioni avverse più frequenti sono nausea, vomito, stipsi, sonnolenza e casi di perdita di coscienza.
Tra questi farmaci, solo liraglutide ha ricevuto, di recente, l’autorizzazione, da parte dell’Agenzia Europea dei Medicinali (EMA), per l’uso anche nei pazienti pediatrici a partire dai 12 anni di età.
Che dire dei farmaci che agiscono sul sistema nervoso centrale?
In passato sono state utilizzate anche sostanze anoressizzanti amfetamino-simili o ad azione sui recettori per i cannabinoidi, come fenfluramina, sibutramina, rimonabant, che agiscono stimolando il centro della sazietà o inibendo il centro della fame a livello del sistema nervoso centrale.
L’uso di prodotti a base di queste sostanze è stato successivamente vietato a causa di numerosi effetti collaterali gravi, soprattutto neuro-psichiatrici e cardiovascolari, oltre al fatto che diversi di questi davano corso a dipendenza.
E’ importante tuttavia evitare sempre il “fai da te” e chiedere il parere del proprio medico o dello specialista per l’uso dei farmaci.
Esistono nuovi trattamenti farmacologici?
Si, recenti studi hanno individuato nuove terapie. La Food and Drug Administration americana (FDA) ha da poco autorizzato un nuovo medicinale per il trattamento dell’obesità. Si tratta di un farmaco che ha una struttura analoga al GLP-1, denominato semaglutide, già disponibile anche in Europa e in Italia come farmaco anti-diabetico.
Dai dati disponibili è emerso un effetto importante nella riduzione del peso corporeo, con perdite di oltre il 15% nella metà dei pazienti trattati negli studi e fino al 20% in almeno un terzo. Sono risultati eccezionali simili solo a quelli ottenuti con la chirurgia.
Quale ruolo per integratori e altri prodotti?
Spesso, per la perdita di peso, si ricorre anche all’uso di integratori alimentari o preparazioni galeniche.
Gli integratori alimentari, a differenza dei medicinali, sono, per definizione, prodotti che non hanno alcuna indicazione terapeutica per il trattamento di patologie.
I singoli componenti delle preparazioni galeniche utilizzate a scopo dimagrante, invece, non sono autorizzati per il trattamento specifico dell’obesità.
Pertanto, in entrambi i casi, l’uso di tali prodotti non è supportato da prove di efficacia clinica che ne accertino la capacità di ridurre lobesità. Inoltre, molti di questi prodotti mancano completamente di dati sufficienti ad accertare il profilo di sicurezza.
Riferimenti bibliografici e sitografici:
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