A cosa è dovuta la vitiligine? E’ una malattia contagiosa?
La vitiligine colpisce circa il 2% della popolazione ed è dovuta ad una disfunzione autoimmune. Il sistema immunitario attacca i melanociti, ovvero le cellule che producono la melanina, e le aree colpite si definiscono de-pigmentate. Di solito, ne soffre più frequentemente chi ha alcuni tipi di mutazioni genetiche o è affetto da altre patologie autoimmuni come il morbo di Addison, il diabete di tipo 1 o la tiroidite di Hashimoto.
Gli stress o i farmaci possono scatenare la comparsa di vitiligine?
Si. Ad esempio un forte stress o anche una scottatura solare possono indurre la vitiligine in soggetti predisposti. Analogamente, l’esposizione a sostanze tossiche come i fenoli, che portano a stress ossidativo a carico dei melanociti, ma anche alcuni farmaci utilizzati in oncologia (anti PD-1, inibitori di BRAF), possono innescare la vitiligine.1
E’ sempre necessario intervenire con i farmaci?
No, se le zone del viso depigmentate sono sparse e molto piccole, spesso il “trucco” può essere una soluzione. Viceversa, se le aree sono molto grandi e ben visibili, o interessano anche le mani, si utilizzano terapie che promuovono la re-pigmentazione della pelle. D’altra parte, bisogna tenere presente che le zone di cute de-pigmentata sono soggette ad ustioni anche gravi, qualora ci si esponga al sole senza una adeguata protezione solare.1
Di quali farmaci parliamo nel caso di vitiligine?
I farmaci più usati intervengono sul sistema immunitario per impedirgli l’attacco ai melanociti. Importanti sono i glucocorticoidi topici oppure gli inibitori della calcineurina, come il tacrolimus e il pimecrolimus, in particolare per il viso e l’inguine. Alle volte si associano i glucocorticoidi al calcipotriene, un farmaco analogo della vitamina D, capace di effetti immunomodulatori e di favorire la pigmentazione della pelle.1
Cosa si può dire del ruxolitinib, un farmaco di nuova generazione?
Ruxolitinib da somministrare a soggetti con più di 12 anni che soffrono di vitiligine non-segmentale. E’ un inibitore della Janus chinasi che, dopo sei mesi di trattamento, ha ridotto le aree colpite dalla vitiligine nel 30% dei pazienti.2 Estendendo il trattamento ad un anno o a due anni, è stato rilevato un miglioramento delle lesioni nel 50% dei pazienti che non avevano risposto nel trattamento più breve di sei mesi.3
Ruxolitinib dà effetti avversi?
Come tutti i farmaci, ruxolitinib causa effetti avversi, comunque ben tollerati. Le reazioni avverse più frequenti sono prurito e acne nel sito di applicazione. Meno frequentemente si osservano rash nel sito di applicazione ed esfoliazione cutanea. Raramente sono state osservate anche reazioni sistemiche quali nasofaringite, emicrania, febbre.
Il trattamento con ruxolitinib è risolutivo?
Purtroppo no, come tutti i trattamenti farmacologici per la vitiligine, la disfunzione ricompare se il trattamento con il farmaco viene interrotto. Comunque, gli studi su questo farmaco sono ancora in corso e sapremo di più nei prossimi anni.2,3
Esiste una terapia non farmacologica?
Si, è la fototerapia. Per la re-pigmentazione della aree colpite si utilizzano raggi UVB o il co-trattamento con psoraleni e raggi UVA (PUVA). La fototerapia necessita di molte sedute di trattamento che possono influenzare negativamente l’aderenza dei pazienti alla terapia. La chirurgia non è un trattamento di elezione e interviene solo in casi particolari e in pazienti che non rispondono alle terapie farmacologiche o alla fototerapia.
Bibliografia:
- Manuale MSD sulla vitiligine (versione Ottobre 2022) https://www.msdmanuals.com/it-it/professionale/disturbi-dermatologici/disturbi-della-pigmentazione/vitiligine
- Tavoletti G, Avallone G, Conforti C, et al. Topical ruxolitinib: A new treatment for vitiligo. J Eur Acad Dermatol Venereol. 2023 Nov;37(11):2222-2230. doi: 10.1111/jdv.19162.
- Riassunto dei dati presentati al congresso della società European Academy of Dermatology and Venereology (EADV) nel 2023 (Pharmastar, 12 Ottobre 2023). https://www.pharmastar.it/news/vitiligine-nel-lungo-periodo-ruxolitinib-in-crema-migliora-la-ripigmentazione-nei-pazienti-con-risposta-iniziale-scarsa-o-assente-eadv23-42449