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Dal litio ai farmaci per l’epilessia: quello che c’è da sapere sulla terapia del disturbo bipolare

19 gennaio 2023

Dal litio ai farmaci per l’epilessia: quello che c’è da sapere sulla terapia del disturbo bipolare
I soggetti affetti dal disturbo bipolare alternano momenti di eccessivo benessere a fasi di profonda depressione. Le oscillazioni dell’umore possono interferire con le attività quotidiane e sono potenzialmente pericolose. Esiste un trattamento farmacologico che possa controllare questi eventi?

Cosa sono i disturbi dell’umore?

Il nostro umore migliora o peggiora sulla base di ciò che ci succede ed è in realtà accuratamente regolato da una serie di messaggeri, i neurotrasmettitori, che modificano la nostra capacità di reagire agli stimoli esterni. In alcuni casi, una “comunicazione caotica” tra neuroni può portare a reagire in maniera non adeguata. Nel caso del disturbo bipolare, si passa da momenti di grande energia ed euforia (mania), a momenti invece di grande depressione. L’ alternanza tra i due opposti stati di umore può essere anche intervallata da periodi di benessere.

 

Esistono delle cure specifiche per il disturbo bipolare?

Le manifestazioni cliniche del disturbo bipolare possono variare tra i differenti pazienti e lo specialista ha la possibilità di scegliere tra differenti classi di farmaci: gli stabilizzanti dell’umore, tra cui il litio e farmaci antiepilettici (anche detti anticonvulsivanti), ma anche i neurolettici e gli antidepressivi.

 

Cos’è il litio?

Il litio, usato in terapia come carbonato di litio, ha un meccanismo d’azione non chiaro ma anni di uso clinico ne hanno provato la sua utilità nel limitare l’insorgenza sia degli episodi maniacali che di quelli depressivi, riducendo la gravità dei sintomi e il rischio di suicidio, spesso più associato alle fasi depressive.

 

Come funziona il litio?

Il farmaco viene assunto per via orale, e nonostante non attraversi molto facilmente la barriera emato-encefalica, raggiunge il nostro cervello dove svolge diverse funzioni. Controlla il rilascio di neurotrasmettitori e di conseguenza regola la comunicazione tra i diversi neuroni responsabili delle variazioni del tono dell’umore. Stimola anche la produzione di alcune sostanze che favoriscono la sopravvivenza dei neuroni. L’azione del litio non è però immediata, e sono necessarie anche alcune settimane di trattamento prima di osservare miglioramenti.

 

Ci sono effetti negativi associati all’assunzione del litio?

Il litio può causare importanti eventi avversi e quindi va posta molta attenzione nel suo uso. Sono frequenti i disturbi gastrointestinali (nausea, vomito e diarrea), lievi disturbi dell’attenzione, comparsa di alterazioni cutanee (acne e psoriasi), e comparsa di tremori, soprattutto delle mani. Se usato cronicamente, il litio causa aumento del peso corporeo, spesso conseguenza di un suo accumulo nella tiroide che ne riduce l’attività (ipotiroidismo). Inoltre, il litio può danneggiare i reni, provocando un’aumentata necessità di urinare (poliuria) accompagnata da sensazione di sete (polidipsia).

 

Ci sono accorgimenti particolari quando si segue una terapia con il litio?

Si, dato che la terapia è cronica, bisogna sempre controllare la funzionalità della tiroide e dei reni, e soprattutto monitorare costantemente i livelli ematici di litio. Infatti, se le concentrazioni di litio nel sangue sono troppo alte, si rischia l’intossicazione da litio, con la comparsa di gravi tremori, stanchezza, difficoltà nel linguaggio e letargia. Particolare attenzione deve essere fatta quando in contemporanea sono assunti farmaci come i cortisonici o i diuretici. Il farmaco non andrebbe inoltre assunto durante la gravidanza e l’allattamento, a meno che lo psichiatra reputi che sia necessario per garantire il benessere della donna.

 

Perché per il disturbo bipolare possono essere prescritti anche farmaci normalmente utilizzati per l’epilessia?

Alcuni farmaci antiepilettici sono utili nel trattamento del disturbo bipolare, sebbene non sia del tutto chiaro il meccanismo con cui riducano i sintomi dei disturbi dell’umore. Questi farmaci agiscono specificamente su neuroni che mandano impulsi eccitatori, riducendone l’attività e in questo modo sembrano ridurre i picchi estremi del tono dell’umore (momenti di mania). In particolare l’acido valproico e la carbamazepina sono più indicati per il trattamento degli episodi di mania, mentre la lamotrigina è più utile nel trattamento delle fasi depressive.

 

Quanto sono sicuri questi farmaci?

Anche i farmaci antiepilettici usati per i disturbi dell’umore hanno molti eventi avversi, spesso sovrapponibili a quelli del litio. Principalmente, sono responsabili di disturbi gastrointestinali e vertigini. Modifiche del peso corporeo sono state inoltre descritte per farmaci come l’acido valproico, che ne facilita l’aumento, e il topiramato, associato ad una sua riduzione.

 

Qual è il farmaco migliore per il disturbo bipolare?

Non esiste un farmaco migliore: la terapia va adeguata, quasi “cucita”, alla persona e alle diverse fasi della malattia. Alcuni farmaci (come l’antiepilettico lamotrigina) sono più utili nella fase depressiva mentre altri (soprattutto il litio) controllano soprattutto le fasi maniacali.

La terapia farmacologica permetterà una guarigione completa?

No, purtroppo le terapie attualmente non sono in grado di portare alla risoluzione della malattia, ma possono aiutare a stabilizzare le variazioni dell’umore, permettendo di affrontare in maniera adeguata la vita quotidiana. Infine, questi farmaci andranno comunque assunti anche durante le fasi di apparente benessere, per limitare l’insorgenza di nuovi episodi.

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