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Gimnema: un rimedio naturale per i disturbi del metabolismo glucidico

4 luglio 2024

Gimnema: un rimedio naturale per i disturbi del metabolismo glucidico
Tradizionalmente impiegata nella medicina ayurvedica, oggigiorno, la gimnema è ampiamente sfruttata anche in Occidente per i suoi presunti effetti ipoglicemizzanti e antiobesità. Ma rappresenta davvero un valido aiuto? Può nascondere delle insidie? Scopriamolo insieme.

Cos’è la gimnema?

La gimnema (Gymnema sylvestre (Retz.) Schult.; Fam.: Asclepiadaceae) è una pianta rampicante che cresce nelle foreste dell’India, dell’Africa tropicale, e in alcune parti dell'Asia. È anche nota come Gurmar, ossia “mangia zucchero”, per la sua capacità di inibire la percezione del sapore dolce. Comunemente, vengono impiegate le foglie, che le popolazioni indigene masticano fresche per ridurre la glicosuria1.

 

Cosa contiene?

Le foglie di gimnema contengono saponine triterpeniche, quali gli acidi gimnemici, le gimnemasaponine ed i gimnemosidi. In particolare, gli acidi gimnemici sono impiegati per la titolazione e il controllo di qualità delle preparazioni commerciali di gimnema. Sono, inoltre, presenti flavoni, antrachinoni, stigmasterolo ed il polipeptide gurmarina, responsabile della soppressione del sapore dolce2.

Per quali disturbi viene impiegata?

Nella medicina ayurvedica, sia le foglie che le radici essiccate di gimnema sono impiegate per il trattamento di asma, tosse, costipazione, ittero, disturbi digestivi, malaria, glicosuria, allergie, malattie della pelle, oltre che come antidoto per i morsi di serpente.

In Occidente, le preparazioni a base di foglie di gimnema sono impiegate soprattutto per le proprietà ipoglicemizzanti, in parte dovute alla presenza degli acidi gimnemici. Inoltre, ad esse sono attribuiti anche effetti ipolipemizzanti, antipertensivi ed antiobesità2.

 

In che modo agisce sul metabolismo glucidico?

La gimnema agisce sia contrastando l’assorbimento intestinale di glucosio che stimolandone la captazione dalle cellule. Infatti, da un lato, essa inibisce l'enzima α-glucosidasi, responsabile della digestione dei carboidrati, e i recettori intestinali deputati all’assorbimento del glucosio. Dall’altro, la gimnema sembra stimolare la rigenerazione delle cellule β pancreatiche e la secrezione di insulina3.

 

La gimnema è efficace nel controllo della glicemia?

Una recente metanalisi ha dimostrato che l’assunzione di gimnema riduce la glicemia a digiuno mentre non sembra avere effetti sull’emoglobina glicata. Tuttavia, i risultati evidenziati non possono essere considerati clinicamente significativi3.

 

e negli altri disturbi metabolici?

Gli studi clinici disponibili supportano gli effetti ipolipemizzanti ed antipertensivi della gimnema, sebbene lievi. Di contro, essa non sembra essere efficace nella riduzione del peso corporeo3.

 

In quali prodotti possiamo trovarla?

In Italia, la gimnema è presente in integratori alimentari impiegati per supportare il metabolismo dei carboidrati e dei lipidi e per il controllo del senso della fame (DM 10 agosto 2018). A tale scopo, sono impiegati estratti secchi delle foglie standardizzati al 25%-75% di acido gimnemico. Inoltre, la gimnema è commercializzata anche come prodotto erboristico sottoforma di infusi e decotti.

 

L’uso della gimnema può essere rischioso per la salute?

No, la gimenma è considerata sicura quando assunta alle dosi raccomandate. Tuttavia, in letteratura, sono riportati due casi di epatotossicità associati con il suo impiego4,5. Inoltre, è bene evitare la sua assunzione in associazione con farmaci ipoglicemizzanti in quanto potrebbe determinare in alcuni casi una riduzione dell’efficacia (ad esempio, glibenclamide) mentre in altri un incremento (ad esempio, glimepiride)6.

 

Cosa possiamo concludere?

Le preparazioni a base di gimnema possono rappresentare un valido e sicuro aiuto in soggetti con prediabete, nei quali i livelli di glicemia pur essendo innalzati non sono tali da consentire una diagnosi di diabete, e per contrastare l’insorgenza della sindrome metabolica. Il loro impiego andrebbe invece evitato nei diabetici alla luce delle scarse evidenze cliniche e del rischio di interazioni farmacologiche.

 

Bibliografia

1 Mazzanti, Dell’Agli, Izzo. Farmacognosia e Fitoterapia, 2020

2 J Altern Complement Med. 2007;13(9):977-83. doi: 10.1089/acm.2006.6387.

3 Phytother Res. 2023;37(3):949-964. doi: 10.1002/ptr.7585.

4 Am J Med Sci. 2010;340(6):514-7.  doi: 10.1097/MAJ.0b013e3181f41168.

5 BMJ Case Rep 2022;15:e247867. doi:10.1136/bcr-2021- 247867

6 Phytother Res. 2021;35(9):4763-4781. doi: 10.1002/ptr.7108.

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