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Ipertrofia prostatica benigna: quando e come intervengono i farmaci?

26 gennaio 2023

Ipertrofia prostatica benigna: quando e come intervengono i farmaci?
L’ipertrofia della prostata è un disturbo comune nella popolazione maschile adulta/anziana. E’ una condizione quasi sempre legata all’invecchiamento con la quale si può benissimo convivere. Vediamo insieme come fare.

Cos’è l’ipertrofia prostatica?

L’ipertrofia prostatica benigna rientra tra i sintomi delle basse vie urinarie e consiste in un aumento di volume della prostata che non ha nulla a che vedere con il tumore prostatico. In Italia, oltre 6 milioni di uomini over 50 sono colpiti da ipertrofia prostatica benigna: il 50% degli uomini di età compresa fra 51 e 60 anni, il 70% dei 61-70enni, per arrivare al picco del 90% negli ottantenni. È importante rivolgersi al medico per una diagnosi corretta ed iniziare un percorso terapeutico adeguato, senza rivolgersi alla medicina “fai-da-te”.

 

Come mi posso accorgere di avere l’ipertrofia alla prostata?

Vista la vicinanza della prostata alla vescica, i sintomi, solitamente di tipo ostruttivo e irritativo, riguardano la difficoltà di minzione (ovvero lo svuotamento della vescica).  Tale disturbo comporta il bisogno di urinare spesso ed è indipendente dalle dimensioni che ha assunto la prostata.   È importante che chi ne soffre faccia una autovalutazione dei sintomi tenendo un diario in cui riporta la frequenza delle minzioni che permettono di definire i parametri relativi allo svuotamento della vescica. Ovviamente, è importante l’esame obiettivo completo che può comprendere l’esplorazione rettale, l’ecografia prostatica trans-rettale, l’uroflussimetria (per valutare il flusso urinario), l’esame delle urine e del PSA, necessari per formulare una diagnosi completa.

 

Che importanza dare al valore del PSA?

Il PSA aumenta nel caso dell’ipertrofia prostatica benigna ma può aumentare anche nel caso di infezioni e sicuramente in caso di tumore prostatico. In generale, il PSA è indice di patologie alla prostata se presenta una crescita molto rapida ed è importante controllare la stabilità o la sua variazione nel tempo. Quando aumenta in modo crescente, è necessario procedere con ulteriori indagini cliniche, come una biopsia prostatica per accertare il tipo di patologia in atto. È importante sottolineare che il tumore alla prostata, a differenza dell’ipertrofia prostatica benigna, presenta sintomi (simili a quelli urinari dell’ipertrofia) solo nelle fasi avanzate.

 

Che terapie abbiamo a disposizione nel caso dell’ipertrofia prostatica benigna?

Oggi sono disponibili diverse modalità di intervento per lipertrofia della prostata, ciascuna delle quali presenta benefici ed effetti collaterali specifici. Sulla base delle caratteristiche del paziente e della gravità dell’ipertrofia, il clinico può scegliere la strategia più idonea da seguire: 1) la vigile attesa; 2) l’utilizzo di farmaci per alleviare i sintomi; 3) l’intervento chirurgico.

 

Cosa si intende con vigile attesa e quando si applica?

Nei casi in cui i sintomi non creino grossi problemi al paziente e in funzione dell’età del paziente, viene attuata la “vigile attesa”, ovvero un monitoraggio dei parametri chimico-clinici e radiologici che permette di seguire la disfunzione e intervenire in modo appropriato quando diventa necessario. Un paziente in vigile attesa deve apportare cambiamenti al proprio stile di vita come la riduzione dei livelli di alcol o caffeina, una migliore gestione dell’assunzione di liquidi giornalieri ma anche seguire tecniche di rilassamento e di doppia minzione.

 

Quali condizioni suggeriscono il bisogno di passare ai farmaci?

Quando la gravità dei sintomi aumenta, la sola vigile attesa non basta per gestire la malattia ed è necessario aggiungere una terapia farmacologica. Tale terapia servirà a ridurre l’ipertrofia, ovvero l’aumento di dimensioni della prostata, risolvere i problemi di tipo urinario e ritardare l’intervento chirurgico. Vista l’eterogeneità della patologia, il clinico valuterà caso per caso la più appropriata strategia terapeutica da intraprendere.

 

Quali classi di farmaci abbiamo a disposizione?

Per il trattamento dell’ipertrofia prostatica benigna ci sono tre grosse classi di farmaci che possono essere presi in considerazione: gli alfa litici (agiscono su specifici recettori chiamati alfa1), gli inibitori della 5alfa-reduttasi (il bersaglio in questo caso è un ormone che ha effetti sulla prostata) e gli inibitori della fosfodiesterasi (farmaci che controllano enzimi presenti nelle cellule della muscolatura liscia).

 

Cosa sono e a cosa servono gli α1-litici?

Gli α1-litici, o antagonisti dei recettori α1-adrenergici sono ormai considerati la prima scelta nel trattamento dell’ipertrofia sintomatica. I recettori α1-adrenergici sono presenti nella prostata, nel collo vescicale e nell’uretra prostatica (il tubo da dove passa l’urina e la cui dimensione è diminuita nel paziente con ipertrofia prostatica).  Il loro blocco porta ad una riduzione del tono muscolare del tratto urinario inferiore e un rilassamento della uretra prostatica con conseguente rapido miglioramento dei sintomi.  La presenza di recettori α1 in altri distretti corporei e il loro blocco può portare ad effetti collaterali come ipotensione, vertigini, cefalea, congestione nasale e riduzione dell’emissione di liquido seminale (fino anche al fenomeno detto eiaculazione retrograda – cioè il liquido seminale durante il rapporto sessuale finisce in vescica).  A questa classe appartengono farmaci come terazosina, doxazosina, alfuzosina, tamsulosina e silodosina.

 

Cosa sono e cosa servono gli inibitori della 5α-reduttasi?

Visto il ruolo importante degli ormoni, come il diidrotestosterone (DHT), nella funzionalità della prostata, la terapia con inibitori della 5α-reduttasi è una delle opzioni terapeutiche utilizzate che agisce esclusivamente sulla componente statica della ghiandola, riducendone il volume.

Questa terapia ha pertanto lo scopo di ridurre la crescita delle cellule epiteliali prostatiche, portando ad una diminuzione delle dimensioni della ghiandola di circa il 30%, cui segue la riduzione del PSA circolante del 60%. A questa categoria fanno parte farmaci come la finasteride e la dutasteride. Gli effetti collaterali di questa terapia sono associati alla funzione sessuale come calo del desiderio sessuale e impotenza.

 

Cosa sono e quando vengono associati gli inibitori della 5-fosfodiestersi?

La fosfodiesterasi di tipo 5 è un enzima presente in elevata concentrazione nella muscolatura liscia dei corpi cavernosi del pene, ma anche della prostata, della vescica e del loro sistema vascolare, dove favorisce la degradazione della guanosina monofosfato ciclica (cGMP). L’aumento della cGMP, in seguito all’inibizione della 5-fosfodiesterasi, comporta una vasodilatazione che si associa al rilassamento della muscolatura liscia di prostata e vescica. Tra questi farmaci, solo il tadalafil è stato approvato per l’ipertrofia prostatica. In alcuni casi di ipertrofia moderata-severa, la combinazione tra tadalafil e gli α1-litici è suggerita.

Quando viene deciso di intervenire con la chirurgia?

Se il volume della prostata è elevato a tal punto da provocare l'ostruzione urinaria, la scelta terapeutica più utilizzata è la chirurgia. L’utilizzo di tecniche endoscopiche per mezzo del laser rendono questa opzione meno invasiva della operazione chirurgica classica, con esiti paragonabili nel tempo.

Bibliografia:

  • Linee guida EAU – sintomi del tratto urinario inferiore – SIU edizione 2020
  • Lepor H. Medical treatment of benign prostatic hyperplasia. Rev Urol. 2011;13(1):20-33. PMID: 21826125; PMCID: PMC3151584.

Vedi anche la Pillola della salute: Urologici

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