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L’osteoporosi non è solo una patologia femminile: quali sono i trattamenti disponibili?

19 aprile 2023

L’osteoporosi non è solo una patologia femminile: quali sono i trattamenti disponibili?
Ci sono farmaci che aumentano il rischio di osteoporosi? Quali farmaci possono curare l’osteoporosi? Ci sono novità? E’ possibile che anche gli uomini debbano curarsi? Ne parliamo con la professoressa Alessandra Bitto, farmacologa all’Università di Messina.

Che cos’è l’osteoporosi e cosa si rischia?

E’ una condizione durante la quale si ha una riduzione della densità ossea per cui si possono avere delle fratture anche con traumi minimi. Queste vengono dette fratture da fragilità e sono caratteristiche delle vertebre, del polso e del femore. L’osteoporosi chiaramente non è una malattia che comporta gravi rischi per la salute, ma di certo le fratture possono risultare invalidanti oltre che dolorose.

 

L’osteoporosi è una malattia solo femminile?

No, in realtà anche gli uomini possono soffrire di osteoporosi dopo una certa età. Infatti, l’osteoporosi da invecchiamento è relativa alla ridotta produzione di vitamina D e di ormoni sessuali, quindi testosterone per gli uomini ed estrogeni per le donne. La ridotta produzione di estrogeni nelle donne è improvvisa ed è secondaria alla menopausa, con una conseguente incidenza di osteoporosi dopo i 50 anni di 1 donna su 3. Negli uomini, la riduzione del testosterone è molto più lenta ma progressiva tanto che si stima che 1 uomo su 4 dopo i 70 anni soffra di osteoporosi.

 

L’osteoporosi si può prevenire? Se si, come?

Utilizzando integratori a base di calcio e vitamina D, si può prevenire prima che venga diagnosticata, soprattutto se i livelli di Vitamina D nel sangue sono bassi. Ma anche lo stile di vita ha un impatto importante nella prevenzione. Infatti, sia l’attività sportiva sia una dieta ricca in calcio, vitamine e antiossidanti riducono il rischio di osteoporosi senile, così come l’esposizione al sole che favorisce l’utilizzo della vitamina D da parte del nostro organismo.

 

Ci sono farmaci che possono aumentare il rischio di osteoporosi?

Sì, purtroppo. Oltre al normale invecchiamento, ci sono dei farmaci che accelerano i processi di riassorbimento dell’osso e che quindi possono causare osteoporosi. Ad esempio, nelle terapie croniche a base di cortisonici, tipicamente usati per curare una bronchite cronica o in caso di malattie autoimmuni, si osserva una riduzione della massa ossea. Anche alcuni farmaci antitumorali, gli ormoni tiroidei, i farmaci inibitori di pompa usati per il trattamento dell’ulcera e dell’esofagite e gli anticoagulanti eparinici, usati per lungo tempo, possono provocare osteoporosi.

  

Di solito, quali farmaci si usano per il trattamento della osteoporosi?

Da oltre 30 anni, i più prescritti sono i bisfosfonati, farmaci che stabilizzano la componente minerale dell’osso (cioè inibiscono il riassorbimento dell’osso) e prevengono le fratture. Hanno il vantaggio di poter essere utilizzati da pazienti di tutte le età con poche controindicazioni anche se, tra i loro effetti collaterali, si può verificare necrosi del tessuto osseo e fratture atipiche, effetti in parte causati dall’eccesso di mineralizzazione dell’osso.

 

Ci sono dei farmaci diversi dai bifosfonati?

I bisfosfonati, di norma, non possono essere usati per più di 5 anni. Questa limitazione ha spinto a trovare altre terapie utili. Tra queste troviamo gli anticorpi monoclonali come il Denosumab e Romosozumab il cui vantaggio è di essere assunti solo poche volte l’anno. Tra gli altri farmaci, possiamo menzionare il teriparatide, una molecola con azione diretta sulle cellule responsabili della formazione ossea.

   

Quali sono gli effetti avversi?

Come tutti i farmaci, anche questi hanno degli effetti collaterali. Denosumab, ad esempio, può causare osteonecrosi e fratture atipiche proprio come i bisfosfonati. Romosozumab invece può causare dolore e gonfiore alle articolazioni e, nei soggetti predisposti, ictus o infarto. Teriparatide causa costipazione, mal di testa, perdita di appetito e debolezza muscolare.

 

Uomini e donne possono usare gli stessi farmaci?

In teoria si, potrebbero fare gli stessi trattamenti. Per esempio, per la prevenzione e per le forme lievi, spesso si raccomandano solo integratori di calcio e vitamina D. I farmaci più “gender-specifici” sono quelli a base di estrogeni o di loro derivati che oggigiorno sono più usati per la prevenzione di tutti i disturbi della menopausa e non solo della osteoporosi. Ma se dobbiamo attenerci a quanto, al momento, è approvato dalle agenzie regolatorie per l’osteoporosi maschile, i farmaci sono i bisfosfonati, il teriparatide, il denosumab e il romosuzumab.

 

Cosa possiamo raccomandare ai nostri lettori?

Sicuramente di prevenire l’osteoporosi quanto più possibile facendo una dieta ricca in calcio e vitamina D a qualsiasi età e anche effettuando attività fisica, possibilmente all’aria aperta. Secondo le indicazioni dell’OMS, infatti, questo approccio rappresenta la miglior prevenzione per l’osteoporosi. Bisogna poi considerare che l’osteoporosi è una malattia silente e sarebbe opportuno sottoporsi ad una densitometria ossea verso i 50 anni per capire se è il caso di iniziare una terapia. Ancora maggior attenzione si deve porre ai trattamenti cronici con farmaci che possono indurre osteoporosi. Chiaramente, il proprio medico curante e lo specialista di reumatologia sono i principali referenti a cui rivolgersi per impostare una corretta terapia. 

 

Riferimenti bibliografici e sitografici

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC7924179/

https://www.drugs.com/mtm/romosozumab.html

https://www.drugs.com/mtm/teriparatide.html

 

CV Alessandra Bitto

Alessandra Bitto si è laureata in Medicina e Chirurgia nel Luglio 2003, specializzata nel 2007 in Farmacologia e Tossicologia Clinica ed ha conseguito il Dottorato di Ricerca nel 2011 in Clinical and Experimental Medicine. Nel 2011 inizia la carriera come ricercatore universitario e nel 2022 diventa professore ordinario di Farmacologia presso l’Università di Messina. Presso l’Università di Messina coordina i corsi di studio di Biotecnologie e Biotecnologie Mediche, è vice-coordinatore del Dottorato di ricerca in Traslational Molecular Medicine and Surgery, tutor accademico di 11 dottorandi, è segretario della SIR di Medicina e Chirurgia, membro della Accademia Peloritana dei Pericolanti e responsabile di 3 progetti di ricerca finanziati dal MUR.

Per SIF è Direttore Responsabile della pagina Instagram, Capo-redattore di SIF Magazine e Responsabile della sezione video di SIF Magazine.

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