Cosa sono gli inibitori di pompa protonica? A cosa servono?
Gli Inibitori di Pompa Protonica (IPP) sono farmaci che agiscono bloccando la produzione di acido cloridrico da parte dello stomaco. L’aspetto innovativo di questi inibitori è rappresentato dalla loro rapida azione e da una elevata selettività sulle cellule dello stomaco. Agiscono cioè in maniera precisa solo in questo distretto e, di conseguenza, hanno un numero relativamente ridotto di effetti collaterali.
Questi farmaci sono utilizzati prevalentemente per curare l’ulcera peptica e il reflusso gastroesofageo, patologie che possono o meno essere associate a infezione da Helicobacter Pylori, un batterio in grado di colonizzare la mucosa dello stomaco, inducendo patologie anche gravi. Sono spesso prescritti e utilizzati nella prevenzione del danno da assunzione di farmaci antiinfiammatori non steroidei (FANS).
I farmaci di questa categoria comprendono:
- l’omeprazolo
- il pantoprazolo
- il lansoprazolo
- l’esomeprazolo
- il rabeprazolo
Queste diverse molecole non presentano differenze sostanziali tra di loro che determinino differenze significative nella loro efficacia o nei possibili effetti collaterali e svolgono perfettamente la stessa attività terapeutica.
Qual è il meccanismo d’azione degli inibitori di pompa protonica? Come impediscono la produzione di acido?
Gli inibitori di pompa protonica funzionano perché bloccano, in maniera specifica e per lungo tempo, una proteina denominata pompa H⁺/K⁺ ATPasi, presente sulle cellule che rivestono lo stomaco e che sono deputate alla produzione dei succhi gastrici.
Questa pompa, normalmente, svolge la funzione di espellere gli ioni idrogeno H+ nel lume gastrico e, parallelamente, facendo entrare ioni potassio K+ nella cellula parietale gastrica. Questo è l’ultimo passaggio della produzione di acido cloridrico nello stomaco.
Gli inibitori di pompa protonica sono dei pro-farmaci, ovvero farmaci che si attivano solo quando raggiungono l’ambiente acido dello stomaco. Questa proprietà li rendono capaci di svolgere la loro azione in maniera selettiva a livello gastrico.
Quali sono i possibili effetti collaterali? Sono farmaci sicuri? Quali rischi si corrono?
Si tratta di farmaci ben tollerati, ma il loro abuso, soprattutto negli ultimi 15 anni, ha portato alla luce effetti collaterali non trascurabili, soprattutto nei pazienti che ne fanno un uso prolungato. Gli effetti collaterali, a breve termine, sono di solito transitori e reversibili e sono rappresentati da: cefalea, diarrea, rush cutaneo e, in casi molto più limitati, reazioni anafilattiche.
Al contrario, gli eventi avversi di maggior rilevanza a lungo termine, sono quelli legati al distretto cardiovascolare, le modificazioni dell’assorbimento di vitamine e dei micronutrienti come il ferro, e la carenza di vitamina B12, magnesio e calcio. Questi eventi, in particolare nei soggetti a rischio e con osteoporosi, possono portare a aumento del rischio di fratture. Inoltre, la modifica del pH dello stomaco, può favorire lo sviluppo di infezioni intestinali, piuttosto pericolose perché possono portare alla comparsa di tumori allo stomaco o all’intestino.
Altri effetti collaterali dimostrati riguardano malattie renali, polmoniti, dovute alla presenza di patologie concomitanti e l’assunzione pertanto di più farmaci contemporaneamente, con rischio di interazioni farmacologiche, e l’ipergastrinemia di rimbalzo.
Il loro utilizzo è infatti controindicato in caso di allergia nota ai PPI stessi, di presenza di disturbi al fegato (insufficienza epatica), o di poli-terapia, in quanto questi inibitori possono instaurare diverse interazioni farmacologiche. È nota, per esempio, la loro influenza sul metabolismo di farmaci antifungini, anticoagulanti, antiepilettici, antidepressivi, antibiotici e antineoplastici.
È di fondamentale importanza informare il medico circa le eventuali terapie farmacologiche in corso prima di iniziare un trattamento con inibitori di pompa protonica.
Gli inibitori di pompa protonica sono rimborsati dal Sistema Sanitario Nazionale?
Questi farmaci sono prevalentemente a carico del cittadino, ad eccezione di alcune patologie, regolamentate dall’AIFA attraverso le NOTE 1 e 48. Tra queste, si trovano la prevenzione delle complicanze gravi del tratto gastrointestinale superiore, durante un trattamento cronico con FANS o la terapia con aspirina a basse dosi, purché sussistano delle particolari condizioni di rischio.
Usi e abusi clinici.
Tutto ciò ha portato un aumento della prescrizione di questi farmaci, portandoli ai primi posti della spesa farmaceutica mondiale. Purtroppo però c’è ancora una scarsa conoscenza del corretto utilizzo e degli eventuali eventi avversi nel paziente.
In Italia, secondo dati forniti dall’Osservatorio Nazionale sull’Impiego di Medicinali (AIFA), tra i farmaci acquistati autonomamente dal cittadino, l’IPP pantoprazolo risulta ai primi posti per quelli a maggior spesa (48,8 milioni di euro), seguito, nei primi venti, da altri tre inibitori di pompa protonica: il lansoprazolo, l’omeprazolo e l’esomeprazolo.
Quali sono i farmaci e/o sostanze naturali da utilizzare in alternativa agli inibitori di pompa protonica?
In alternativa agli IPP, sono spesso utilizzati antiacidi come i Sali di Alluminio e Magnesio, da assumere al bisogno, che agiscono formando una “gelatina” simile al muco, che svolge una azione protettiva sia a livello gastrico che esofageo.
Inoltre, il derivato semisintetico della liquirizia, il carbenoxolone è rimasto il farmaco di prima scelta per l’ulcera gastrica sino all’introduzione degli anti H2. Simile al principio attivo della liquirizia, è capace di stimolare le secrezioni mucose a livello gastrico, da qui deriva il suo impiego come protettivo. Purtroppo, la sua struttura le conferiva effetti indiretti che potevano causare ipertensione ed edema, in elevata percentuale.
Tra gli altri farmaci, invece, va menzionata la ranitidina, il cui uso è stato fortemente ridotto dall’entrata in commercio degli IPP, perché meno potente. Questo farmaco si lega e blocca l’azione di una proteina, chiamata recettore H2, presente sulle cellule parietali dello stomaco e responsabile della secrezione acida gastrica.
Infine, ma non meno importante, una funzione spesso risolutiva del problema è il cambiamento nello stile di vita e nell’alimentazione, come la limitata assunzione di cibi grassi, caffè, alcool, cibi piccanti, bevande gassate, che può aiutare in maniera determinante nella gestione del disturbo e dei sintomi.