Cosa intendiamo per disturbi del sonno o per meglio dire insonnia?
I più frequenti disturbi del sonno sono la difficoltà nell’addormentamento e i frequenti risvegli notturni o nelle prime ore della mattina. Queste alterazioni costituiscono un problema quando diventano croniche, cioè quando compaiono per più di tre notti a settimana per almeno 3 mesi (DMS5)1. Un sonno non ristoratore può causare difficoltà a concentrarsi a scuola o al lavoro, sonnolenza durante il giorno e irritabilità, con un inevitabile peggioramento della qualità della vita. L’insonnia può essere conseguenza di eccessivo consumo di alcune sostanze (caffeina, nicotina, alcol), può rappresentare un sintomo di una patologia sistemica (Parkinson, depressione, sindrome delle gambe senza riposo), ma può non avere alcuna causa riconoscibile (insonnia primaria).
Si può agire sull’insonnia senza bisogno di farmaci?
Certo che si, anche se non sempre. In molti casi è sufficiente un intervento comportamentale: ridurre il consumo di sostanze eccitanti e cercare di condurre una vita più regolare come, per esempio, fare attività fisica o andare a dormire sempre alla stessa ora.
E se ci fosse bisogno di farmaci?
Nel caso gli interventi comportamentali non fossero sufficienti, i farmaci più indicati sono i sonniferi, in particolare le benzodiazepine e quelli conosciuti con il nome di farmaci z (zolpidem, zolpiclone). Questi farmaci stimolano un recettore, chiamato recettore GABA-A, attivato da un neurotrasmettitore del nostro cervello chiamato acido gammaamminobutirrico o GABA. Il GABA ha azione inibitoria sul sistema nervoso centrale e favorisce l’insorgenza del sonno. Per maggiori informazioni sull’uso dei sonniferi vedi "Anziani: cosa fanno i farmaci usati per l’insonnia".
Però questi farmaci hanno anche effetti collaterali.
Con l’uso di benzodiazepine e farmaci z possono comparire effetti collaterali fastidiosi, soprattutto perché i recettori del GABA non si limitano a indurre il sonno ma sono presenti e coordinano anche altre attività del cervello. Questi farmaci possono così causare alterata coordinazione motoria (facilitare le cadute, difficoltà a concentrarsi) e alterazione del pensiero. Inoltre, le benzodiazepine favoriscono l’insorgenza di un sonno profondo a discapito della fase REM, una fase del sonno importante per il riposo del cervello. Ne consegue che, al risveglio, chi ne ha fatto uso lamenti stanchezza e sonnolenza. Le benzodiazepine possono anche causare depressione respiratoria e, cosa tutt’altro che irrilevante, indurre dipendenza, e tolleranza, e riduzione progressiva del loro effetto farmacologico. Questi eventi avversi compaiono frequentemente nella popolazione anziana, che più spesso soffre di problemi di insonnia e pertanto ricorre a questi farmaci.
Esiste un nuovo approccio farmacologico?
Si c’è, da quando ci si è accorti dell’esistenza di una sostanza (tecnicamente si tratta di un neuropeptide) del nostro organismo, l’orexina, considerata un regolatore dello stato di veglia. In realtà esistono due neuropeptidi, l’orexina A e l’orexina B, prodotti da un’area del cervello chiamata ipotalamo. L’orexina svolge varie azioni fisiologiche, tra cui la regolazione del ciclo sonno-veglia, l’appetito e l’apprendimento. Oggi sappiamo che i livelli di orexina sono alterati in varie condizioni patologiche associate a disturbi nel sonno, come la narcolessia e alcune malattie psichiatriche, come la depressione e i disturbi di ansia. Quando sono elevati viene facilitata l’insonnia e, viceversa, quando calano insorge la narcolessia.
Quindi si può fare un farmaco che regola l’orexina?
Si, si chiama daridorexant. È il risultato dello studio di molecole chiamate DORA (dall’inglese antagonisti duali dei recettori dell’orexina), che agiscono riducendo l’attività dell’orexina. Gli studi clinici effettuati con daridorexant sulla popolazione adulta e sugli anziani (età compresa tra i 65 e 85 anni) hanno dimostrato che il daridorexant riduce il tempo necessario per l’addormentamento e il numero di risvegli durante il sonno, con il vantaggio di non avere effetti residui il giorno dopo. I DORA sono generalmente ben tollerati e gli eventi avversi riportati, come nasofaringite e mal di testa sono stati di grado lieve.
Quali sono i vantaggi del daridorexant rispetto ai farmaci esistenti?
Questo farmaco inibisce la veglia, promuovendo sia le fasi di sonno profondo che quelle di sonno REM, due fasi che nel normale ritmo del sonno si alternano. A differenza dei farmaci che agiscono sui recettori GABA, daridorexant non ha effetti sulle capacità di coordinazione motoria, riducendo anche i rischi di incidenti che potrebbero verificarsi dopo un risveglio repentino2. Uno studio recente ha escluso il rischio che il daridorexant possa essere usato come sostanza d’abuso anche alle dosi più alte testate3.
Il daridorexant è in vendita in Italia?
L’uso del farmaco è stato approvato dalla FDA negli Stati Uniti lo scorso gennaio (2022). Recentemente, anche il comitato per i medicinali per uso umano, un organo dell’EMA, ha dato parere positivo per l’uso del farmaco in Europa4. Il daridorexant è il primo farmaco della classe dei DORA ad avere avuto un parere positivo dall’EMA, e questo potrebbe avere importanti risvolti per chi soffre di insonnia in Europa. Considerata la sicurezza del farmaco e vista l’assenza di effetti residui al mattino, il daridorexant può infatti rappresentare un importante strumento per chi soffre di questo problema in maniera cronica. Bibliografia 1IL DSM-5: l’edizione italiana Riv Psichiatr 2014;49(2):57-60. doi 10.1708/1461.16137 2Seol, J., et al., Distinct effects of orexin receptor antagonist and GABAA agonist on sleep and physical/cognitive functions after forced awakening. Proc Natl Acad Sci U S A, 2019. 116(48): p. 24353-24358. 3Ufer, M., et al., Abuse potential assessment of the new dual orexin receptor antagonist daridorexant in recreational sedative drug users as compared to suvorexant and zolpidem. Sleep, 2022. 45(3). 4https://www.ema.europa.eu/en/medicines/human/EPAR/quviviq