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Pillola anti-CoViD-19: cos’è e cosa cambierà?

8 ottobre 2021

Pillola anti-CoViD-19: cos’è e cosa cambierà?
Potrebbe arrivare a breve la pillola anti-CoViD-19 che apre la possibilità delle cure domiciliari. Si chiama Molnupiravir e, nei pazienti con forma lieve o moderata della CoViD-19, ha mostrato di ridurre di circa il 50% il rischio di ricovero e morte.

Di cosa parliamo?

È stata ribattezzata pillola anti-CoViD-19, ma il suo vero nome è molnupiravir ed è prodotto dal colosso farmaceutico Merck – in Italia conosciuta come MSD. Qualche giorno fa, sono stati presentati i dati preliminari sull’efficacia di questo nuovo farmaco, attualmente ancora in sperimentazione (nella fase III del trial Move-Out, NCT04575597).

I dati sembrano molto incoraggianti perché questa “pillola” è in grado di ridurre di circa il 50% il rischio di ricovero e morte nei pazienti affetti da CoViD-19 da lieve a moderato. Inoltre, molnupiravir è risultato efficace contro tutte le ormai famose varianti del virus Gamma, Delta e Mu.

In che modo si assumerà questo nuovo trattamento?

Secondo i primi dati forniti, il trattamento con questa pillola durerà cinque giorni, ma senza alcun bisogno di ospedalizzazione. Molnupiravir, infatti può essere assunto per via orale e ciò permetterà ai pazienti di seguire la terapia a casa.

Come funziona?

Liberiamo subito il campo dai malintesi. Il CoViD-19 si evita solo con la vaccinazione. Però, dovesse accadere che si viene contagiati, nei casi in cui la patologia si manifesti in modo lieve o moderato, questa pillola potrebbe evitare i peggioramenti e il ricovero in ospedale. Il farmaco non mitiga gli effetti della patologia ma limita la diffusione del virus e quindi il coinvolgimento di organi e sistemi e l’aggravamento conseguente.

Molnupiravir fa parte di una classe di farmaci chiamati analoghi ribonucleosidici e agisce inserendosi nel codice genetico del virus, ovvero nell’RNA virale, la molecola che porta in sé tutte le informazioni che servono al virus per crescere e replicarsi. In parole semplici, l’inserimento di molnupiravir nel RNA virale disturba i processi che il virus sfrutta per replicarsi dentro le nostre cellule.

È importante assumere il farmaco nelle fasi iniziali della malattia, solo in questo modo sarà in grado di contenerla, riducendo sensibilmente la circolazione virale nell’organismo; così anche il sistema immunitario sarà facilitato a tenere sotto controllo l’infezione.

Quando lo potremo usare?

Come normalmente accade per tutti i farmaci, Merck aveva iniziato da qualche mese i test clinici per verificare sicurezza ed efficacia del suo nuovo farmaco. Più recentemente i dati sono stati esaminati da una commissione indipendente che, visti i risultati positivi, ha raccomandato di interrompere i test per passare all’autorizzazione di emergenza.

Questa interruzione è stata concordata con l’ente regolatorio americano, la FDA, che ora dovrà analizzare il resto della documentazione per poter rilasciare l’autorizzazione di emergenza. Secondo i dati presentati dall’azienda farmaceutica, la sua somministrazione permette di ridurre di circa il 50% il rischio di ospedalizzazione e di morte nei pazienti con CoViD-19 da lieve a moderato. Oltre alla FDA, la Merck intende presentare una domanda di autorizzazione all’uso di emergenza in altri paesi inclusa l’Europa.

Cosa cambia con il molnupiravir rispetto agli anticorpi monoclonali?

Gli anticorpi monoclonali, di cui spesso abbiamo sentito parlare, sono delle proteine sviluppate in laboratorio che possono aiutare il nostro corpo a difendersi da virus e batteri. Gli anticorpi anti CoViD-19 sono stati recentemente valutati in uno studio clinico internazionale che ha mostrato un beneficio ovvero una riduzione della mortalità e del rischio di progressione della malattia in pazienti adulti ospedalizzati (studio RECOVERY).

Tuttavia, le terapie a base di anticorpi monoclonali, tra l’altro estremamente costose, nel caso della CoViD-19 hanno portato a risultati spesso deludenti. Al contrario del molnupiravir che può essere assunto per bocca come una normale pillola, sono terapie che vanno somministrate per via endovenosa, quindi in ospedale e sotto stretto controllo del personale sanitario.

Il governo americano ha già ordinato 1,7 milioni di dosi/paziente di molnupiravir, al prezzo di 700 dollari per paziente. Se il prezzo può sembrare alto, quello per gli anticorpi monoclonali è almeno tre volte superiore

Ci sono altri farmaci in arrivo?

Le buone notizie non finiscono qui. Infatti, altre cure simili alla pillola anti-CoViD-19 di Merck potrebbero ben presto seguire la stessa strada. Vicini al traguardo sono anche i farmaci che stanno sviluppando due altri colossi farmaceutici, Roche e Pfizer.

Anche questi farmaci sembrano essere in grado di reprimere la replicazione virale, proprio come fa molnupiravir. Si tratta di farmaci che potrebbero essere utili sia per i pazienti con CoViD-19 in fase precoce dell'infezione, sia per coloro che sono stati esposti al virus, come ad esempio i familiari di un congiunto positivo, o i compagni di classe di uno studente positivo.

Sono informazioni importanti che offrono ulteriori speranze per contrastare l’epidemia. Non dimentichiamo però che, come tutti i farmaci, anche questi nuovi prodotti avranno un dosaggio che è in equilibrio tra i benefici e i rischi, naturalmente a favore dei primi e con molta attenzione ai secondi. E, ripetiamolo ancora, nei test clinici effettuati non c’è stata la risoluzione della patologia in tutti i soggetti esaminati anche se va detto che ridurre del 50% il rischio di ospedalizzazione in chi manifesta i segni della patologia è comunque un passo avanti non indifferente rispetto alla situazione attuale.

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