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Farmaci e fotosensibilità: quali medicine causano macchie sulla pelle dopo esposizione solare e cosa fare per evitarle?

13 agosto 2020

Farmaci e fotosensibilità: quali medicine causano macchie sulla pelle dopo esposizione solare e cosa fare per evitarle?
Ci sono dei farmaci che, se assunti quando ci si espone al sole, sia al mare che in montagna, in estate o in inverno, o se si fanno trattamenti abbronzanti o di epilazione definitiva, possono causare eritemi o macchie cutanee.

 

Farmaci ed esposizione alla luce, c’è differenza tra lampade a UV e raggi solari?

Alcuni pensano, erroneamente, che non ci sia differenza tra l’esposizione ai raggi solari e “farsi una lampada” o addirittura che le lampade a UV possano servire a preparare la pelle per l’abbronzatura al sole. Niente di più sbagliato!

I raggi solari si compongono di UV-A e UV-B.

I raggi UVA sono i più pericolosi perché hanno la capacità di penetrare in profondità, non vengono schermati dalle nuvole, dai vetri e tantomeno dall’epidermide. Oltre al foto-invecchiamento, nel lungo termine possono causare alterazioni del DNA nelle cellule della pelle e portare a danni, come macchie scure (iper-pigmentazione) e tumori (melanomi; leggi anche "Melanoma cutaneo: cause, prevenzione e rimedi").

I raggi UVB (circa il 5% dei raggi solari che raggiungono la Terra) sono meno pericolosi, sono quelli che stimolano la produzione della melanina e quindi l’abbronzatura. Però anche loro possono provocare scottature ed eritemi se l’esposizione non è protetta.

Nei solarium vengono utilizzati macchinari solo con raggi UVA e ogni seduta può essere più dannosa dell’esposizione ai raggi solari perché mancano gli UVB che, stimolando la melanina, stimolano i meccanismi di protezione della pelle.

Inoltre, l’abbronzatura che si produce tramite le lampade è più intensa e concentrata di quella solare. 15 minuti di lampada equivalgono a circa 3 ore di abbronzatura al sole.

Si riduce pertanto, anche drasticamente, il tempo necessario per abituarsi all’esposizione solare che, di norma, si realizza durante i mesi primaverili quando l’esposizione al sole è per periodi brevi e le cellule della cute iniziano a produrre melanina.

Le lampade sono quindi da sconsigliare, soprattutto per i Fototipi 1-2-3.

Possono effettuarle, seppure con cautela, persone dalla pelle olivastra, che si abbronzano facilmente e mantengono il colore a lungo. Anche per loro è comunque consigliato di utilizzare una protezione solare e la maggior parte delle creme solari sono efficaci nel bloccare entrambi i raggi UVA e UVB.

La fotosensibilità: ovvero come i farmaci presenti nel nostro organismo reagiscono ai raggi UVA

Alcuni farmaci hanno un'elevata reattività nei confronti delle radiazioni ultraviolette di tipo UVA, ovvero quelle dei raggi solari, ma anche delle lampade abbronzanti. Le reazioni che si possono generare sono essenzialmente di 2 tipi:

- Fototossiche: i raggi UVA “colpiscono” le molecole di farmaco che, trasportate attraverso i capillari sanguigni, sono presenti nella cute, e le degradano causando la formazione di prodotti tossici per l’organismo.

- Fotoallergiche: in questo caso i prodotti che si formano dalla degradazione del farmaco per effetto degli UVA causano delle reazioni allergiche.

È sbagliato pensare che solo i farmaci utilizzati a livello topico, come ad esempio le pomate, possano dare fotosensibilità.

Questa si manifesta infatti anche quando i farmaci sono assunti per via sistemica (orale o iniettiva). I sintomi della fotosensibilizzazione sono simili a quelli di un’intensa scottatura solare. Di norma si manifestano con un eritema, prurito e, nei casi più gravi, gonfiore e comparsa di vescicole su varie parti del corpo.

Un altro effetto comune è la comparsa di macchie cutanee, chiamate anche cloasma o melasma, dovute all’accumulo di melanina. Questo fenomeno è più frequente nelle giovani donne, ed è correlato ai livelli di estrogeni nel sangue.

Quali farmaci causano macchie cutanee o reazioni di fotosensibilizzazione?

In generale se un farmaco causa reazioni di fotosensibilizzazione lo si trova scritto nel foglietto illustrativo. Questi sono i farmaci foto-sensibilizzanti che bisognerebbe evitare durante l’esposizione solare, o a lampade UVA o a trattamenti con laser diodo o luce pulsata.

I farmaci contenenti retinoidi (composti analoghi della vitamina A), sia in compresse che in gel, come isotretinoina e acido retinoico, comunemente usati per l’acne o per eliminare macchie cutanee, possono causare delle dermatiti foto-allergiche e vanno immediatamente sospesi.

Anche i comuni farmaci antiinfiammatori come ketoprofene e naprossene, specie in formulazioni cutanee come gel o cerotti medicati, ma anche in formulazioni per uso orale, possono dare delle reazioni di fotosensibilizzazione. Anche questi vanno evitati almeno nelle 8 ore prima di esporsi al sole.

Alcuni antibiotici causano delle vere e proprie reazioni allergiche sulla cute. Si depositano in grande concentrazione nella pelle e, quando raggiunti dai raggi solari, provocano reazioni gravi.

È questo il caso delle tetracicline, dei chinoloni e dei sulfamidici. Anche alcuni antimicotici che solitamente vengono utilizzati solo in formulazioni cutanee o comunque topiche, possono causare delle reazioni fototossiche, come nel caso di ketoconazolo e voriconazolo.

Ma le reazioni cutanee di fotosensibilizzazione più conosciute sono forse quelle dei farmaci cortisonici come ad esempio desametasone e beclometasone che, sia se assunti per via orale che sotto forma di pomate, possono causare l’apparire di cloasmi particolarmente antiestetici.

Meno noti sono gli effetti di creme a base di antistaminici, utilizzate per ridurre i sintomi dovuti ad un eritema solare. Tra questi, le creme contenenti prometazina sono le principali responsabili delle reazioni al sole.

Tra i farmaci che si utilizzano in maniera continuativa e non sporadica, ci sono le comuni pillole anticoncezionali, usate come contraccezione o trattamento di patologie dell'ovaio. Queste possono causare delle spiacevoli reazioni a seguito dell'esposizione al sole.

È tipica, in questi casi, la comparsa di macchie scure, simili a quelle causate dai cortisonici, dovute all’eccessiva stimolazione delle cellule che producono melanina.

Le macchie cutanee di norma possono regredire spontaneamente, di solito qualche settimana dopo la fine della esposizione solare. Pure se raramente, in alcuni casi le macchie possono diventare permanenti e richiedere trattamenti adeguati per la loro rimozione.

Trattamenti con luce pulsata o laser e fotosensibilità da farmaci

La luce pulsata viene utilizzata sia per trattamenti di depilazione definitiva che per altri trattamenti come il fotoringiovanimento e la fotocoagulazione dei capillari superficiali.

La luce pulsata non è un particolare tipo di luce, come i raggi infrarossi o ultravioletti, ma è una particolare modalità di emissione della luce con dei flash.

Secondo il principio della fototermolisi selettiva, la luce viene assorbita da alcune molecole del nostro corpo, come la melanina (ma anche dall’acqua e dall’emoglobina), causando una reazione di calore (da accumulo dei fotoni) che provoca la disgregazione del pelo (soprattutto se ricco in melanina e quindi di colore molto scuro).

Per queste ragioni è importante che la pelle da trattare non sia particolarmente abbronzata, che non sia disidratata (per evitare una ulteriore secchezza della pelle dopo il trattamento), né sia di un fototipo troppo scuro.

La fototermolisi è tanto più efficace quanto maggiore è il contrasto tra la pelle chiara e i peli scuri. Inoltre, una pelle chiara ha una soglia di tolleranza al calore maggiore rispetto a quella scura, più ricca di melanina. Di conseguenza, pelli scure sono più a rischio di effetti collaterali.

Inoltre, questi trattamenti vanno evitati se sono presenti eczemi, lesioni cutanee, escoriazioni, ferite, dermatite atopica o infezioni virali come quelle da Herpes. Allo stesso modo, questo tipo di trattamento è controindicato in presenza di tumori cutanei e di altre malattie della pelle.

In presenza di tatuaggi, macchie cutanee scure (nei, voglie, lentiggini), ma anche vene varicose e cicatrici, occorre coprire la parte interessata e non esporla agli impulsi luminosi.

Chiaramente anche in questo caso i farmaci fotosensibilizzanti elencati di sopra possono causare delle reazioni di tipo tossico o allergico.

Nel caso di epilazione con l’utilizzo di laser a diodo, bisogna tener conto che questo funziona inviando alla pelle un fascio di luce che agisce sulla melanina del bulbo pilifero che, come nel caso della luce pulsata, crea una reazione di calore che “brucia” il pelo.

A differenza della luce pulsata che oltre a dare fotosensibilità potrebbe essere meno efficace se effettuata nel periodo estivo, il laser a diodo va fatto con attenzione sulle pelli pigmentate.

È per questo che si suggerisce di fare questo trattamento dopo che siano trascorse almeno due settimane dalla ultima esposizione al sole o dall’ultima seduta di lampada abbronzante a raggi UV.

Chiaramente è sempre bene confrontarsi con specialisti del settore (estetiste qualificate) e con un dermatologo o con il proprio medico curante se si decide di iniziare questi trattamenti in un periodo in cui ci si espone ai raggi solari.

Protezioni solari: quali utilizzare?

In generale sarebbe comunque bene evitare di esporsi al sole senza alcuna protezione in qualsiasi stagione dell’anno e anche se si è già abbronzati. A seconda del proprio fototipo è opportuno utilizzare delle protezioni medio-alte (fattore di protezione 30 o 50) soprattutto nei primi giorni della esposizione solare.

In caso di condizioni particolari sarebbe bene utilizzare uno schermo totale, come ad esempio quelli per neonati, per soggetti con fototipo 1 o albini, o per la presenza di ustioni cutanee o di ferite o ulcere.

La maggior parte delle creme idratanti, comprese quelle per uso giornaliero, sono dotate di un fattore di protezione.

È opportuno ricordare che sarebbe bene utilizzare prodotti di marca, evitare di utilizzare prodotti scaduti o che siano stati aperti da più tempo di quello indicato sulla confezione o che siano stati conservati in maniera non appropriata.

Soprattutto bisogna ricordare che le protezioni solari vanno applicate spesso. In generale sarebbe bene applicare le protezioni fino a FP20 ogni 20-30 minuti e quelle con FP30 o superiore ogni 30-60 minuti in quanto la pelle assorbe la crema solare che conseguentemente perde parte della sua efficacia di “scudo” fisico dalle radiazioni.

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