Perché ci abbronziamo?
L’abbronzatura è una reazione naturale della pelle all’esposizione ai raggi ultravioletti UVB e UVA. Quando la pelle è esposta, i melanociti - le cellule presenti negli strati più interni dell’epidermide - producono melanina, un pigmento protettivo che si accumula negli strati più esterni per assorbire le radiazioni, soprattutto quelle UVB, e limitarne i danni 1. L’effetto visibile è una colorazione più scura della pelle.
Perché qualcuno fa più fatica ad abbronzarsi?
La capacità di abbronzarsi varia in base al fototipo, determinato dalla quantità e dal tipo di melanina prodotta. I soggetti con la pelle più scura producono più eumelanina, che conferisce maggiore protezione verso i raggi UV e un colore più intenso e duraturo, mentre in quelli con pelle chiara prevale la feomelanina, meno protettiva e responsabile di una pigmentazione meno intensa. Anche fattori genetici, età, ormoni e farmaci influenzano la risposta della pelle al sole1.
Esistono sostanze che alterano il colore della pelle?
Sì, diverse sostanze come psoraleni, analoghi dell’ormone melanotropo, autoabbronzanti e carotenoidi, possono causare pigmentazione della pelle, ciascuno con meccanismi diversi. Inoltre, alcuni farmaci detti fotosensibilizzanti, tra cui le tetracicline e alcuni antitumorali, possono favorire la formazione di macchie cutanee o l'accumulo nella pelle di complessi pigmentati, talvolta permanenti. Per saperne di più, leggi l’articolo “Farmaci e fotosensibilità: quali medicine causano macchie sulla pelle dopo esposizione solare e cosa fare per evitarle?”.
Cosa sono gli psoraleni?
Sono composti naturali fotosensibilizzanti, che, una volta attivati dalla luce UVA, stimolano la produzione di melanina, favorendo la pigmentazione della pelle. Sono sfruttati in ambito medico nella fototerapia PUVA, una tecnica che combina psoraleni e raggi UVA, per trattare malattie della pelle come la vitiligine e la psoriasi2 grazie al fatto che si legano al DNA e portano a morte cellulare per apoptosi.
Si possono usare gli psoraleni per stimolare l’abbronzatura?
No, la fototerapia con psoraleni è approvata solo per malattie dermatologiche specifiche, in cui la pigmentazione della pelle è un effetto terapeutico. Infatti, se non usati correttamente e sotto il controllo del medico, possono causare fototossicità, ustioni, invecchiamento precoce della pelle e aumentare il rischio di tumori cutanei2.
Cosa sono gli analoghi dell’ormone melanotropo?
Sono sostanze che stimolano i melanociti a produrre eumelanina, imitando l’effetto dell’ormone melanotropo. Tra queste, l’afamelanotide, o melanotan I, è un farmaco approvato per il trattamento della protoporfiria eritropoietica, una malattia rara della pelle, mentre il melanotan II, noto come “droga Barbie”, è una sostanza promossa sui social come abbronzante, afrodisiaco e anoressizzante e venduta illegalmente come spray nasale o in forma iniettabile. Può causare diversi effetti collaterali, tra cui insufficienza renale, disturbi gastrointestinali, cambiamenti nella forma e nelle dimensioni dei nei e aumento del rischio di melanoma3.
E gli autoabbronzanti?
Sono prodotti cosmetici a base solitamente di diidrossiacetone, una sostanza che reagisce con le proteine della pelle, formando composti bruni, chiamati melanoidine, che rendono la pelle più scura. Non hanno effetti sulla produzione di melanina e non offrono alcuna protezione dai raggi UV. L’effetto è di breve durata e possono causare irritazioni cutanee, dermatiti e colorazione non uniforme della pelle.
I carotenoidi
Sono pigmenti vegetali, come il beta-carotene, il licopene e l’astaxantina, presenti in frutta e verdura, come carote, zucca e pomodori. Hanno spiccate proprietà antiossidanti e sono in grado di contrastare lo stress ossidativo indotto dai raggi UV. Assunti per via orale, si depositano nel tessuto adiposo e nella pelle, conferendole una colorazione giallo-arancio. Tuttavia, non stimolano la produzione di melanina e non inducono una vera abbronzatura4.
Come vanno assunti?
Possono essere introdotti con la dieta o mediante integratori. Essendo liposolubili, vengono assorbiti meglio se assunti con una fonte di grassi (es. olio). Sono generalmente sicuri; tuttavia, un’assunzione eccessiva, o in soggetti con alterazioni del metabolismo, si accumulano nel tessuto adiposo e nella pelle, causandone una colorazione giallo-arancio, detta carotenodermia. Questa condizione, più frequente sul palmo delle mani e sulla pianta dei piedi, non è tossica e scompare riducendone l’assunzione.
Quanti carotenoidi posso consumare senza correre rischi?
Secondo l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA, European Food Safety Authority), un’assunzione di β-carotene con la dieta inferiore a 15 mg al giorno, pari a circa due o tre carote, non comporta rischi. Tuttavia, è opportuno prestare attenzione a dosi più elevate per periodi prolungati; in particolare, nei fumatori o ex fumatori, livelli superiori a 20 mg al giorno per oltre un mese sono stati associati ad un aumento del rischio di cancro polmonare 4.
Abbronzatura e social media: perchè bisogna fare attenzione
Piattaforme come Instagram e TikTok promuovono spesso una pelle fortemente abbronzata come ideale estetico, favorendo l’uso di prodotti non regolamentati, spesso privi di basi scientifiche e potenzialmente rischiosi. È fondamentale educare soprattutto i più giovani a valutare criticamente queste informazioni e a rivolgersi a fonti affidabili e professionisti sanitari perché è bene tenere a mente che la salute della pelle viene prima dell’estetica!
Bibliografia:
- Front Mol Biosci. 2024, 11,1440187
- Journal of Cancer Research and Clinical Oncology 2024, 150,130
- British Journal of Dermatology 2010, 163,451–455
- Antioxidants (Basel) 2025, 14, 577
- EFSA Journal. 2024;22:e8814.