Il 40° Congresso Nazionale della Società Italiana di Farmacologia (SIF) si terrà durante la seconda settimana di marzo, per la prima volta in modalità digitale. Ovviamente, quest’anno, il nostro Congresso si occuperà anche della grande novità rappresentata dai vaccini anti-CoViD-19 prendendo atto dei grandi successi ma affrontando con serietà le numerose questioni ancora da chiarire, brevemente riassunte di seguito.
Dopo l’affermazione di Peter Doshi, continuate a sostenere che i vaccini anti-CoViD-19 sono efficaci?
Si, confermiamo che i vaccini in uso sono molto efficaci. Peter Doshi (un ricercatore dell’Università del Maryland), in un opinion paper1 (cioè un manoscritto in cui si formula una ipotesi senza riportare nuovi dati derivanti da studi scientifici) pubblicato il 4 gennaio di quest’anno, ha sostenuto in modo provocatorio che il vaccino Pfizer potrebbe avere una efficacia molto bassa.
Doshi (giocando con i numeri) ha ricalcolato al 29% l’efficacia del vaccino, assumendo senza alcuna base scientifica che il tampone molecolare negativo fatto in soggetti con sintomi simil-influenzali appartenenti al gruppo dei vaccinati sia venuto male (falso negativo) ogni volta.
Dunque, ha considerato per il test molecolare una frequenza di falsi negativi decisamente più alta di quanto ritenuto in tutto il mondo. Penso che questo gioco sia scorretto perché genera inutilmente panico nel cittadino. In ogni caso nel contesto dell’articolo, l’affermazione di Doshi è analoga al vecchio detto “se mia nonna avesse le ruote sarebbe una carriola”.
Ciò detto, la precisa quantificazione dell’efficacia dei vaccini Pfizer, Moderna e AstraZeneca è importante. Infatti, l’efficacia di un vaccino può essere valutata in modi diversi.
Quali sono questi modi?
Il primo è quello che conosciamo tutti, e valuta la probabilità di ammalarsi di CoViD-19 del soggetto vaccinato. I risultati sono spettacolari per i vaccini Pfizer e Moderna (95% circa)2,3 e buoni per AstraZeneca (62,1 e 90,0%)4 , questi ultimi dipendenti probabilmente dalla dose o dalla popolazione vaccinata.
Poi ci sono altri modi per valutare l’efficacia. Occorre sapere se i vaccini proteggono dalla malattia asintomatica. Questo perché se un soggetto vaccinato viene in contatto con un malato, dobbiamo sapere se diviene SARS-CoV-2 positivo o no, e, nel caso lo divenga, dobbiamo sapere per quanto tempo e con quale carica virale.
A sua volta, la carica virale è fondamentale per capire quale probabilità ha il soggetto vaccinato contagiato di infettare gli altri. Purtroppo, né Pfizer, né Moderna hanno valutato questo tipo di efficacia del vaccino. Al contrario, AstraZeneca l’ha fatto e la conclusione è che, almeno il loro vaccino, funzionicchia (ma meno bene rispetto a come protegge dalla malattia). Infatti, una dose protegge il 58,9% dei vaccinati (rispetto ad una protezione da malattia del 90%) e un’altra dose non protegge affatto (rispetto ad una protezione da malattia del 62,9%).
Un altro modo per misurare l’efficacia è quello di valutare la protezione da CoViD-19 grave nel soggetto vaccinato. La questione è molto complessa perché occorrono grandi numeri e bisogna anche dividere la popolazione vaccinata in fasce d’età e fattori di rischio (tecnica nota col termine “stratificazione”.
Al momento abbiamo numeri troppo piccoli e possiamo fare solo una valutazione sulla popolazione non stratificata, ma, quando verrà tenuto il Congresso, avremo numeri più grandi. Il dato fornito dai ricercatori di Moderna ci dice che sono stati osservati 30 casi di CoViD-19 grave nel gruppo non vaccinato, trattato con placebo, e nessun caso di CoViD-19 grave nel gruppo vaccinato.
Se i dati venissero confermati, l’efficacia del vaccino sarebbe spettacolare (100%). Al contrario, i dati pubblicati da Pfizer sono meno buoni (anche se i numeri riportati, 7 pazienti gravi nel gruppo non vaccinato e 1 paziente grave nel gruppo vaccinato, sono troppo piccoli per affermare qualcosa di certo). I dati pubblicati da AstraZeneca non sono valutabili a causa dei numeri assolutamente troppo piccoli.
Infine, c’è da aggiungere un’altra valutazione. Qualsiasi tipo di efficacia del vaccino è stata valutata in presenza di raccomandazioni atte a diminuire il contagio (uso delle mascherine, ad esempio). Dobbiamo chiederci se l’efficacia sarà la stessa quando non le useremo più?
A proposito di tempo, la protezione dei vaccini anti-CoViD quanto dura?
Come sappiamo, gli studi di Fase 3 grazie ai quali sono stati approvati i vaccini della Pfizer e di Moderna sono stati effettuati con serietà e rigore, ma, per ottenere velocemente l’approvazione alla somministrazione, l’osservazione dei soggetti vaccinati è durata troppo poco (circa 2 mesi a partire dalla seconda dose sia per Pfizer che per Moderna)2,3 .
Dunque, non sappiamo per quanto tempo un soggetto vaccinato è protetto dall’infezione. Abbiamo, però, dati che ci riferiscono di livelli di anticorpi neutralizzanti in soggetti vaccinati che rimangono alti anche dopo 3 mesi dalla vaccinazione5 . Sappiamo infine che in soggetti ammalati di CoViD-19 gli anticorpi sviluppati grazie alla reazione del sistema immunitario proteggono dal ri-ammalare di CoViD-19 per almeno 6-8 mesi6,7 . I dati, insomma, fanno ben sperare.
Visti i dati forniti dalla Norvegia, è opportuna la vaccinazione della popolazione anziana con età superiore agli 80 anni?
Una analisi attenta dei dati forniti dal produttore del vaccino mRNA-1273 (Moderna) ci dice che probabilmente il vaccino ha una efficacia inferiore (86,4%) nei soggetti anziani (età superiore ai 65 anni) 3. Inoltre, nella pubblicazione degli studi di fase 1 dello stesso vaccino, non sono stati studiati soggetti di età superiore ai 75 anni6 . Detto in altri termini il numero di soggetti vaccinati con età superiore agli 80 è molto piccolo o nullo e quindi non abbiamo informazioni sull’efficacia del vaccino in questa fascia di età.
Qualche giorno fa l’Agenzia del farmaco norvegese ha riferito che 23 anziani sono morti dopo aver fatto il vaccino8,9 . Al momento solo 13 di queste morti sono state descritte con un dettaglio sufficiente e riguardano anziani piuttosto fragili. Per capire se reazioni avverse comuni ai vaccini a mRNA, come febbre e nausea, possono aver contribuito alla morte di questi pazienti occorre ragionare con calma ed interpretare il dato con attenzione.
Noi farmacologi sappiamo che l’associazione temporale tra un primo ed un secondo evento (in questo caso, vaccino e morte) non è necessariamente indice di un rapporto causale (in questo caso, la conclusione sarebbe che il vaccino ha causato la morte dell’anziano vaccinato).
E quindi occorre valutare la percentuale di anziani fragili che muore in una settimana in condizioni standard e capire se queste 13 morti erano attese dal punto di vista statistico. Se venisse osservato un rapporto causa-effetto (cioè se il vaccino avesse favorita la morte di questi anziani) allora sarebbe opportuno aprire un serio dibattito sull’opportunità di vaccinare gli anziani con una età superiore agli 80 anni, considerata anche la nostra ignoranza sull’efficacia del vaccino in questa fascia d’età.
Ci sono novità relative agli effetti avversi dei vaccini?
Reazioni gravi ai vaccini non sono state ancora dimostrate. Non sappiamo se i vaccini avranno reazioni avverse nel lungo periodo, ma sulla base di vaccini simile sono pronto a scommettere che non ce ne saranno o saranno molto, molto rari. Dunque, il rapporto beneficio/rischio dei vaccini è assolutamente favorevole. Ovviamente i tre vaccini danno qualche effetto avverso nei giorni successivi all’inoculo e, come immaginabile, gli effetti avversi sono molto simili2,4 .
Fino all’80% dei vaccinati ha dolore al braccio dove è stata fatta l’iniezione. In rari casi (circa 2-4%) il dolore è molto forte e si gonfiano anche i linfonodi ascellari. Non è grave, ma siamo avvisati. Il vaccino di AstraZeneca dà dolore, ma il dolore molto forte non è stato osservato.
Per quanto riguarda le reazioni sistemiche, segnaliamo fatica (50-70%), dolori muscolari generalizzati (30-50%) e mal di testa (40-60%). Talvolta c’è anche febbre (5-15%). Anche in questo caso qualcuno (1-5%) può avere sintomatologia molto rilevante (soprattutto fatica) e può spaventarsi, ma i sintomi scompaiono in 2-3 giorni. Anche il mal di testa può spaventare. Ma anche quello passa in 2-3 giorni.
Molto raramente (massimo 0,02% dei vaccinati), è possibile che nei soggetti trattati con i vaccini a mRNA si manifesti la paralisi di Bell, fastidiosa (e allarmante) ma non grave perché risolve spontaneamente in 2-3 settimane. Si tratta della paralisi (momentanea, appunto) di un nervo della faccia che fa storcere la bocca e il sopracciglio.
Infine, è possibile che si abbiamo reazioni anafilattiche/anafilattoidi subito dopo l’inoculo in un numero molto piccoli di soggetti che, in passato, hanno manifestato gravi reazioni allergiche (appunto reazioni anafilattiche/anafilattoidi) a farmaci o a punture d’insetto. Si ragiona sull’opportunità di fare i vaccini a questi soggetti. Comunque, anche per questo motivo i vaccini vengono fatti in ambiente ospedaliero in modo da poter intervenire prontamente in caso di reazioni gravi.
Voci bibliografiche e sitografiche:
1 https://blogs.bmj.com/bmj/2021/01/04/peter-doshi-pfizer-and-modernas-95-effective-vaccines-we-need-more-details-and-the-raw-data/
2 https://www.nejm.org/doi/full/10.1056/NEJMoa2034577
3 https://www.nejm.org/doi/full/10.1056/NEJMoa2035389
4 https://www.thelancet.com/journals/lancet/article/PIIS0140-6736(20)32661-1/fulltext
5 https://www.nejm.org/doi/full/10.1056/NEJMc2032195?query=featured_home
6 https://www.nejm.org/doi/pdf/10.1056/NEJMoa2034545?articleTools=true
7 https://science.sciencemag.org/content/early/2021/01/06/science.abf4063?rss=1
8 https://legemiddelverket.no/nyheter/covid-19-vaccination-associated-with-deaths-in-elderly-people-who-are-frail
9 https://legemiddelverket.no/english/covid-19-and-medicines/vaccines-against-covid-19/reported-suspected-adverse-reactions-of-covid-19-vaccines