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Ashwagandha: il segreto del benessere o un rimedio da usare con cautela?

12 dicembre 2024

Ashwagandha: il segreto del benessere o un rimedio da usare con cautela?
Conosciuta come ginseng indiano o ciliegia d’inverno, l’ashwagandha è un pilastro della medicina ayurvedica da oltre 3000 anni, celebre per i suoi benefici su corpo e mente. Ma è davvero sicura? Scopriamo insieme efficacia e rischi di questo rimedio naturale.

Cos’è l’ashwagandha?

L’ashwagandha (Withania somnifera (L.) Dunal; Fam. Solanaceae) è un arbusto legnoso diffuso in India, Sud Africa e nella regione mediterranea. In Italia, cresce spontaneamente in Sicilia e Sardegna. La sua radice essiccata è da secoli utilizzata a scopo medicinale.

 

Cosa contiene?

I principali costituenti dell’ashwagandha includono sostanze chiamate withanolidi, withaferine e withanosidi, appartenenti alla classe dei lattoni steroidei. Inoltre, l’ashwagandha contiene diversi alcaloidi, come ashwagandina e ashwagandinina. Gli studi preclinici indicano che i withanolidi A e D e la withaferina A sono i maggiori composti attivi1.

 

Per quali disturbi viene impiegata?

Tradizionalmente, i preparati di ashwagandha sono stati utilizzati per trattare diverse condizioni, tra cui artrite, asma, gozzo, ulcere e disturbi neurologici per le loro proprietà adattogene. In Occidente, è impiegata principalmente per il trattamento di disturbi psicosomatici, come stress, ansia e insonnia2.

 

Come agisce l’ashwagandha?

I withanolidi aiutano a contrastare gli effetti dello stress sul corpo. In particolare, riducono l’eccessiva attivazione dei recettori della dopamina causata dallo stress, migliorano le difese antiossidanti nel tessuto nervoso e limitano i danni cellulari dovuti all’ossidazione dei lipidi1. Inoltre, contribuiscono a regolare il sistema immunitario e a calmare l’eccessiva risposta dell’asse ipotalamo-ipofisi-surrene, il meccanismo del corpo che reagisce agli stress prolungati2.

 

L’ashwagandha è efficace contro stress e ansia?

L’efficacia dell’ashwagandha nel contrastare stress e ansia è stata valutata da numerosi studi clinici e metanalisi, dai quali è emersa una riduzione complessiva dello stress e dell’ansia, accompagnata da un calo notevole dei livelli ematici di cortisolo.

 

Funziona per chi soffre di insonnia?

Una recente metanalisi ha evidenziato che l’assunzione di ashwagandha migliora significativamente diversi parametri del sonno, poiché riduce il tempo necessario per addormentarsi, aumenta la durata complessiva del sonno e ne migliora l’efficienza3.

 

In quali prodotti la troviamo?

In Italia, la radice essiccata polverizzata e i relativi estratti di ashwagandha sono utilizzati negli integratori alimentari, sia come ingrediente unico che in combinazione con altri estratti vegetali. L’ashwagandha viene principalmente indicata per contrastare la stanchezza fisica e mentale, favorire il rilassamento e il benessere mentale, e sostenere le naturali difese dell’organismo. Inoltre, viene tradizionalmente impiegata anche sotto forma di decotto, pasta e olii per uso interno ed esterno1.

 

L’uso dell’ashwagandha può essere rischioso per la salute?

L’ashwagandha è generalmente considerata sicura come integratore alimentare, ma sono state segnalate alcune reazioni avverse, tra cui diarrea, nausea, vomito e dolore addominale. Sono stati segnalati inoltre diversi casi di epatotossicità associati al suo utilizzo1 ma non è chiaro se la causa sia effettivamente l’ashwagandha.

 

Quando non usare l'ashwagandha?

L'uso di ashwagandha è sconsigliato nei bambini e nelle donne in gravidanza e in allattamento a causa dei limitati dati sulla sicurezza. Inoltre, bisogna prestare attenzione all’assunzione dell’ashwagandha in associazione a farmaci antidiabetici, ormoni tiroidei o immunosoppressori per il possibile rischio di interazioni1.

 

Cosa possiamo concludere?

I prodotti a base di ashwagandha possono essere utili nella gestione di stress, ansia e insonnia. Tuttavia, alla luce dei casi di epatotossicità riportati, è necessario utilizzarli con prudenza in caso di disturbi epatici, patologie o terapie concomitanti.

 

Bibliografia:

  1. J. Prim. Health Care 2024;16(1) 112-114. doi:10.1071/HC23172
  2. Explore (NY). 2024;20(6):103062. doi:10.1016/j.explore.2024.103062
  3. Hum Psychopharmacol Clin Exp. 2024;39:e2911. doi: 10.1002/hup.2911.
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